A Ginevra una chiave per il Medio Oriente di Alfredo Venturi
A Ginevra una chiave per il Medio Oriente Dietro i colloqui segreti russo-americani A Ginevra una chiave per il Medio Oriente D riserbo che avvolge il negoziato viennese è la conferma del legame tra problemi del disarmo e crisi regionali - E* atteso un comunicato DAL MOSTRO INVIATO VIENNA — E' davvero un segreto ben custodito quello che avvolge le 10 ore di colloqui tra Richard Murphy e Vladimir Poljakov. I due diplomatici, che dirigono le sezioni Medio Oriente dei rispettivi ministeri degli Esteri, si sono lasciati martedì pomeriggio. Nessun commento, nessuna valutazione sul contenuto dell'incontro. Ci sarà un comunicato congiunto, ma non e detto che sia imminente. Qualcuno, nello scaltrito giro diplomatico viennese, ha una spiegazione per simile reticenza. La chiave del segreto di Vienna è a Ginevra, si dice. A Qinevra, dove Ira tre settimane comincia 11 grande negoziato russo-americano sul disarmo nucleare, destinato per la prima volta ad affiancare alle armi strategiche e al missili a medio raggio, oggetti ormai tradizionali di lunghe, e finora vane, trattative, le nuove armi dello spazio. Ogni importante vigilia negoziale registra, da sempre, una schermaglia fra le parti ansiose di non scoprire le proprie carte lasciando intravedere i punti sul quali siano eventualmente disposti a transigere. Cosi in questa circostanza: con Mosca che accusa Washington di voler trattare a Ginevra senza modificare 1 programmi di riarmo; con Washington che annuncia come il programma di difesa spaziale (guerre stellari J. che tanto allarma i russi, sia destinato a entrare nella fase sperimentale con due anni di anticipo sulla scadenza inizialmente prevista. In questo gioco di segnali e avvertimenti, a pochi giorni da Ginevra, non c'è posto, secondo l'interpretazione diplomatica che circola a Vienna per una pubblica mMnlfgfftaTWEfT^ftalà^ volontà: quale sarebbe im¬ plicita nel segnalare al mondo, con l'enfasi che oggettivamente merita, che in tempi cosi difficili 1 due Grandi hanno trovato il modo di sedersi attorno a un tavolo, per discutere insieme uno del più angosciosi problemi che affliggono il mondo. Perché qualunque sia stato l'esito di questi colloqui viennesi, la loro importanza risiede precisamente nel fatto che d sono stati Che cioè entra in fase esecutiva la proposta lanciata lo scorso settembre da Reagan, per consultazioni periodiche con i russi sui massimi temi regionali: e che l'Unione Sovietica torna a far sentire la sua voce sul più scottante di questi temi. Gli effetti di questa evoluzione viennese non dovrebbero tardare a farsi sentire: manifestandosi attraverso sforzi di persuasio¬ ne di Washington su Israele, di Mosca sulla Siria. Qualche segno di timido disgelo è già visibile: per esempio la reazione israeliana dei giorni scorsi al coinvolgimento sovietico, d'obbligo dati i precedenti, non è stata poi cosi dura. Quanto ai siriani, non hanno forse preannunciato un parziale ritiro di truppe dal Ubano? Segnali che potrebbero preludere a sviluppi promettenti. Ma ancora una volta tutto dipende da Ginevra. Infatti la concertazione a due voluta da Reagan è una gran bella cosa: ma funzionerà soltanto se ci sarà qualche progresso su quel problema del disar! mo nucleare che è destinato, ormai, a dominare non soltanto i rapporti fra le superpotenze, ma l'intera problematica internazionale. Alfredo Venturi
Persone citate: Reagan, Richard Murphy, Vladimir Poljakov
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