Il ministro e Belzebù

Il ministro e Belzebù GIULIO ANDREOTTI VISTO DA VICINO Il ministro e Belzebù Tra gli uomini politici Giulio Andre-otti è uno dei fiochissimi che abbia colpito l'immaginazione popolare. Tutti lo conoscono e hanno opinioni magari differenti ma molto precise sul suo conto. • I pragmatici insistono sulla sua scaltrezza e abilità; nessuno sarebbe altrettanto bravo a sciogliere nodi intricati e a superare furiose tempeste. 1 moralisti lo ritengono- persona troppo astuta e totalmente priva di scrupoli. Ma la categoria più interessante e formata dai machiavellici, che scorgono in lui la perfetta simbiosi di una grande intelligenza con la più perfida nequizia. Per i machiavellici, Andreotti sarebbe il cinico profittatore del martirio di Moro, il «deviatore» dei servizi isegrcti e, naturalmente, il vero capo della P2, dal momento che il Venerabile Licio Gclli aveva tanta buona volontà ma, insomma, come guida di una simile organizzazione non era proprio all'altezza. Andreotti è del parere che, almeno negli ultimi tempi, i machiavellici col loro entusiasmo siano andati troppo oltre, a scapito di una immagine pubblica e di una carriera politica che, dopo quarantanni, lui non ha ancora intenzione di interrompere. Da ciò alcuni moti di insofferenza, alcune puntigliose precisazioni fino a ieri impensabili in un personaggio rimasto sempre insensibile alle adulazioni come alle critiche. Ma il troppo e troppo e perciò Andreotti, nella terza replica di una fortunata iniziativa editoriale (Visti da vicino, editore Rizzoli, lire 18.000), ha aggiunto ai tradizionali ritratti di famosi protagonisti della storia contemporanea anche i resoconti stenografici delle dichiarazioni da lui rese alla Commissione Moro e alla Commissione P2. Solo cjucst'ultimo verbale occupa beo. 120 delle 284 pagine del libro. Ma dopo quanto si era sospettatili lui, Andreotti. npn DO/., teva-terto alleggerirle/.—-*■ ■A- proposito della P2 ' va d?Ho subito cT.V"il cNrMo £ stato valutato ben oltre i suoi (eventuali) demeriti. Chi scrive stava per consegnare all'editore le bozze di un libro su questo argomento quando lesse un malizioso corsivetto di Andreotti che modificava gran parte delle sue convinzioni e rendeva necessarie ulteriori ricerche. Da qui la concitata (.onsultazionc di alcuni documenti che il ministro, gentilissimo, aveva prontamente esibito. Non è il caso di scendere a dettagli: basti sapere che Andreotti coinvolgeva erroneamente Gelli in una vicenda avvenuta nel 1978 alla quale il Venerabile era del tutto estraneo. E se fosse stato per davvero il capo della P2 e il vertice della ormai famosa piramide rovesciata, Andreotti avrebbe certamente saputo che nel 1978 il suo più stretto collaboratore da tempo non esercitava a Pistoia il mestiere del materassaio e si era trasferito ad Arezzo, passando al ramo ab bigliamento. Dunque il capo segreto della P2, che Craxi soprannominò Belzebù, se davvero esiste porta un altro cognome. Ma il problema non è soltanto questo. Il ministro, pur ammettendo di aver incontrato Gclli in diverse occasioni, sostiene di aver ricevuto il Venerabile sempre e soltanto come il rappresentante diplomatico del governo argentino venuto nel suo ufficio ad organizzare visite di Stato dei governanti di quella lontana Repubblica. Dinanzi ai commissari della Commissione Ansclmi, Andreotti ha saputo difendersi con abilità riuscendo sempre a evitare i trabocchetti più insidiosi. I commissari delle opposizioni, particolarmente insistenti e «cattivi», non lo hanno mai incastrato; ma neppure il ministro è stato capace di dimostrare, in maniera inconfutabile, che i suoi rapporti con Gclli furono sempre superficiali e per nulla compromettenti. Volendo, si può parlare di assoluzione per insufficienza di prove. Ma va subito aggiunto che nelle stesse condi¬ zioni sono venuti a trovarsi quasi tutti gli altri personaggi eminenti ascoltati dalla Commissione. Sotto questo profilo le deposizioni dei segretari dei partiti lasciano francamente perplessi. Prima dello scandalo pochi avevano sentito parlare di I-iciò Gclli e nessuno si era reso conto di quanto la P2 fosse pericolosa Tra i venti assolti con le formule dubitative Andreotti ha forse il diritto di lamentarsi di più. Ma se i colleglli, la stampa e il pubblico hanno pensato soprattutto a lui, i anche colpa sua. Prima che l'entusiasmo dei machiavellici divcniasse eccessivo, lui aveva fatto ben poco per smentire tante chiacchiere sul suo conto. In qualche occasione, magari, era stato il primo a divcrtircisi. Ne fa fede un episodio da lui stesso riportato. Una bella mattina Andreotti riceve il ritaglio di un giornale belga, Ijc Soir. Vi legge: «Ijc richieste delle sinistre sono tante, ma la de fa affidamento per addolcirle sul suo Mazzarino Andreotti, una vecchia volpe scaltra e un seduttore dotato di quell'unzione cardinalizia che appartiene a rarissimi politicanti nel serraglio romano». A spedire il ritaglio era stato Berlinguer, proprio nei giorni in cui stava nascendo un governo monocolore democristiano sostenuto all'esterno dal pi i. Questo governo doveva essere presieduto dallo stesso Andreotti. Un altro si sarebbe irritato per apprezzamenti come vecchia volpe, unzione cardinalizia, politicante nel serraglio romano e avrebbe ostentato una virtuosa indignazione. Invece Andreotti, cinico quanto basta per apprezzare il cinismo altrui, interpretò subito questo ambiguo messaggio come un tributo anche agli aspetti più deteriori del suo talento, e come l'annunciò di una intesa ormai certa e vicina. Gianfranco Piazzasi

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