Parigi-Venezia allegria di miti
Parigi-Venezia allegria di miti I film francesi per Carnevale Parigi-Venezia allegria di miti VENEZIA — Non è di tutti i giorni andare al cinema fendendo una calca di suore con giarrettiera rossa, prendendo t rabbuffi di un Padreterno con lenzuolo e triangolo sul capo, allontanando piccoli diavoli tentatori. Neppure è comune addormentarsi all'alba, mentre sotto la finestra dell'albergo ancora s'accalcano le semplici maschere della provincia (molta gommapiuma, molta plastica, molti sacchetti delle immondizie) e una strenua Band suona Ciliegi Rosa. Apposta glt organizzatori degli mlncontri col cinema francese» e più in generale del programma di spettacoli 'Parigi a Venezia* hanno scelto il Carnevale: per ripetere la sfida tra piazza e luoghi chiusi che incominciò con i primi Carnevali della Biennale. Adesso il posto della Biennale e del carnevalesco Maurizio Scaparro è stato preso dalla Fenice con Trezzinl e Oomez (opera, balletti e balli volgari con Invitati in maschera), mentre il Comune di Venezia è sempre fieramente in prima fila, Roberto Ellero per l'ufficio cinema ha costrutto un festival francese di tutto rispetto, con una decina di inediti, una retrospettiva sul mito di Parigi nei film, personali di Dolllon e Plalat, un omaggio a Eustache. Come incontro, non c'è male, è una vecchia inimicizìa tra capitan che comincia a sciogliersi, non senza incomprensioni e distrazioni. Molti cittadini non sono stati avvertiti del tema del Carnevale, sennò sarebbero aumentati t Pierrot, moia critici teatrali non hanno gradito l'aggiornamento satirico di Picasso proposto al Goldoni da Giorgio Forattini, ma la Belle Epoque ha trionfato alla Fenice. E' stato molto interessante, l'altra sera, confrontare i due Carnevali, quello precario di Venezia, ben consapevole della crisi, con gli appelli degli operai in cassa integrazione, e quello storico di Parigi, durato vari lustri e chiamato 'belle epoque». In 'Paris 1900* di Nicole Védrès, montato nel 1947 con l'aiuto Alain Resnais, inedito in Italia, c'è tutto lo sfarfallio mondano che conosciamo molto bene, illuminato da immagini non comuni, Glie e il vecchio Renolr, Aristide Briand e la cantante Melba, Sarah Bernardt che recita la Signora dalle camelie gesticolando in modo sfacciato. Ma anche il controcanto delle agitazioni sociali, la cattura della banda Bonnot, la preparazione della Grande Guerra che distruggerà anche ogni illusione culturale. Forse, tra due Carnevali, è da preferire quello che conosce i suol limiti e che assedia Venezia solo per voglia di un giorno di tregua. I film nuovi della Fronda, un bel Tavernler, llntensa esordiente Is serman, e poi i noti Depardon e Sautét e il grande Bresson de L'argent testimoniano una riflessione malinconica intonata ai tempi. La rivista 'Positi/', che ha compiuto la scelta dei film nuovi, avanza la supposizione, per bocca di Michel Ciment che nonostante tutto «11 cinema francese sia oggi col cinema americano quello che offre una maggiore varieté, e vitalità», anche, perché «è stato protetto dal danni del piccolo schermo», e aiutato «dalla politica del governo». Si potrebbe discutere, nel confronto col cinema italiano. Però è certo un vantaggio per i francesi, come dice Ciment, che i registi del suo Paese, anche nell'innovazione, non abbiano mal smesso il rapporto con la tradizione, con la propria eredità culturale, al contrario dei nuovi autori italiani «degli ultimi quindici anni con la pretesa alla tabula rasa». Si cita giustamente Malraux: uno stile è sempre una conquista sugli stili che lo hanno preceduto. s. r.
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