I registi ungheresi scoprono una nuova «star»: la Storia

I registi ungheresi scoprono una nuova «star»: la Storia «Il colonnello Redi» di Szabó al 17° Festival del cinema magiaro I registi ungheresi scoprono una nuova «star»: la Storia BUDAPEST — Storia e metafora sono sempre stati gli elemenU attorno ai quali si è sviluppato il cinema ungherese, almeno da quando Mlklos Jancsó ha saputo usare immagini e ambienti storici per parlarci del presente e dei suol problemi ideologici e politici. E proprio storia e metafora paiono essere ancora 1 caratteri salienti di una cinematografia che ha fatto del passato il supporto per le analisi del presente, e della metafora il veicolo delle idee e del sentimenti. Ne abbiamo parlato in una affollata tavola rotonda con critici e cineasti ungheresi in occasione del XVII Festival del Cinema magiaro, che si sta svolgendo a Budapest in questi giorni. E sebbene le opinioni divergessero in parecchi punti, sta di fatto che le questioni storiche e 1 problemi di un linguaggio cinematografico metaforico continuano a sorreggere, anche sul plano della qualità, la maggior parte dei film che si producono ogni anno in Ungheria. Olà il film di apertura del Festival può essere assunto come emblema di una intera produzione. Si tratta della Contessa rossa di Andrea Kovacs, opera in due parti, oltre tre ore di proiezione; che descrive con molta cura la giovinezza di Katlmnfca Andrassy, divenuta moglie di Mlhaly Karolyi, primo presidente della Repubblica magiara. Un film in larga misura didascalico, condotto con la mano sicura di un grande illustratore di fatti storici, debitore più della lezione di Visconti che di quella di Janosò, e tuttavia non privo di una sua forza interna In questo caso si tratta più di storia che di metafora, ma i simboli e le allusioni, le allegorie esplicite, non mancano in altri film, certamente più significativi Come, ad esem- plo, Petali, fiori, corone di La- szlo Lugossy, che prende lemosse dal fallimento della ri-voluzlone democratlca del1648-49 capeggiata da LajosKossuth, per descrivere unconflltto psicologico-politlcoche vede ruotare attorno alcentra del potere assolutoquattro personaggl lndubbla- mente emblematic! Bono un vecchio colonnelio austrla- cante, un giovane lntellet tuale che fa 11 censore del nuovo regime, la cognata di cestui, lntemperante e imbel le al tempo stesso, e suo ma rito, indomlto assertore della llberta, fuorl di ognl compro messo o debolezza. E' 11 suo sacrificlo finale, atroce e 6lm bollco. a lanclare un messag gio per 11 present* e 11 future Ma 11 maggior risultato di questo connubio di storia e di metafore e certamente l'ultimo film di Istvan Szabó II colonnello Redi. Come giù in Mephlsto, ma con maggior attenzione alla ricostruzione storica del fatti e alla rappresentazione degli ambienti — In questo caso la corte absburgica tre fine '800 e primo '900, sino alla catastrofe di Sarajevo — Szabó è riuscito a creare un personaggio a tutto tondo, portatore al tempo stesso di Istanze storiche e di valenze metaforiche. Questo colonnello Redi, che pare uscito dalle pagine della Marcia di Radeteky di Rotti — e infatti li film si apre e si chiude con le note della famosissima marcia militare tanto cara a Francesco Giuseppe — è certamente un ligio servitore dell'Impero, un arrivista e un duro, ma 6 anche la vittima designata del Potere, la pedina perdente di un gioco più grande di lui. La sua forza e la sua debolezza stanno In pari misura nel suo carattere e nel fatti della storia. Nel descriverci la «Fini* Austriae- Szabo ci ha descritto anche la corruzione intrinseca a ogni potere. Gianni Rondolino Bjlffl <mmJ TffltfflmZwrlU Ist*, rjU EoMMfli ^fflBSf..........^. ERE -u-■-: HBwHM'i'-'r'""'iliuiEOB ■asMI :T~-:t- WObs Gudrun Landgrebe e Brandauer ne «n colonnelio Redl»'

Persone citate: Andrea Kovacs, Francesco Giuseppe, Gianni Rondolino, Karolyi, Redi, Szabo, Visconti

Luoghi citati: Budapest, Sarajevo, Ungheria