Santa della palude

Santa della palude LE POLEMICHE PER MARIA CORETTI Santa della palude Nel libro Soviet Communism A New Civilization, apparso nel 1935, i due ramosi e influenti pionieri del socialismo fabiano inglese, Sidney e Beatrice Wcbb, commentando la visione di un convoglio di prigionieri politici affamati, in viaggio per la Siberia, se ne escono con questa frase (che in verità è della signora Beatrice): «Non si pud fare la frittala senza rompere le uova», mettendo così a posto la voce della coscienza, e ignorando l'opinione dei disgraziati spediti verso i campi di lavoro (o di sterminio). Un cinismo dottrinario, tanto gelido e indifferente, non è tuttavia la base costante di certe prese di posizione che, al lume delle razionatiti e dei fatti concreti, sarebbero persino comiche se non fossero di triste pericolosità. A volte è l'approccio banale e superficiale a giuocare brutti scherzi, come è per le bamboleggi anti pagine sulla Cina che si leggono ne // mondo di Camma (Feltrinelli) di Camilla Codeina, e che vanno commentate con il ben altrimenti stimolante e aderente volume di Tiziano Tetzani, La porta proibita, pubblicato non molto addietro da Longanesi. In altre menti, è il favoleggiare (reazionario) sul passato a rivestire questo di colori e di abiti irreali, come è il caso della convivialità che, secondo padre Ivan Illich avrebbe caratterizzato il tessuto sociale e la vita quotidiana prima dell'avvento dell'esecranda borghesia; una convivialità davvero singolare, per la cui conoscenza sono consigliabili gli sconvolgenti volumi di Piero Camporesi. Quanto alla «marcia trionfale» che secondo Sua Santità Giovanni Paolo II avrebbe caratterizzato la diffusione del Cristianesimo nelle Americhe da poco scoperte, sarebbe interessante conoscere l'esatta opinione che, su quell'avvenimento; avrebbero potuto dire i 50 e più milioni di morti delle ' società pre-colombiane, distrutte in seguito all'arrivo degli Europei in quel Continente. * * La diversità dei punti di vista, sorretta dalla discordanza ideologica, conduce a conclusioni separate da veri e propri abissi; ma c'è sempre, a colmare le opposizioni, la risorsa del buon senso, della comprensione e, soprattutto, della conoscenza storica e sociale, tutti sostegni senza i quali si giungerebbe facilmente allo scontro armato. Sono considerazioni, queste, vecchie quanto il mondo, ma che tornano insistenti al constatare la violenta e inattesa polemica suscitata dal libro di Giordano Bruno Guari, Povera Santa povero assassino (Mondadori), libro che è rimasto à la une in queste ultime settimane. E' un'opera di facile lettura, e anche di interesse notevole; sebbene, per la scrittura, dia un certo fastidio il tono colloquiai con cui si svolge e che si svela in singolari sortite (come le «esagerate cacche dà buoi» a pagina 40). Ma non è dal punto di vista letterario che il libro va considerato; a renderlo degno d'attenzione sono il quadro che esso fa della vita degli abitanti delle Paludi Pontine prima delle bonifiche fasciste (e a mio avviso questa è la sua parte positiva) e poi la storia di Maria Goretti, dalla sua nascita sino alla sua ascesa nel novero dei Santi. Sebbene il Guari venga ora accusato da parte cattolica di essere superficiale e sbriga- tivo, debbo dire, invece, che il suo resoconto appare molto accurato e documentato. Sostiene che a spingere la sventurata ragazza verso il ruolo di Beata prima e di Santa poi furono circostanze occasionali: una di queste, le risse tra i coloni inviati nei territori delle paludi bonificate, di cui quelli di origine veneziana avrebbero sostenuto San Marco, quelli padovani Sant'Antonio. Altro motivo di promozione il Guerri lo identifica nel profondo trauma morale e di costume derivato, nel 1944, dall'arrivo delle truppe americane e dallo sconvolgimento che ne consegui pa i vetusti aitai sessuali di una società povera e contadina: Papa Pio XII avrebbe quindi promosso la santificazione di Maria Goretti onde pota esibire sugli altari un esempio di virtù e di martirizzata castità. Tutto ciò può anche esser vero, cosi come può rispondere alla realtà il fatto che, nel processo di canonizzazione, furono travisate talune testimonianze, spinti alcuni personaggi ad asserire ciò che, in un primo tempo, non si erano mai sognati di affermare. Ma non sembra che ciò possa in alcun modo né incrinare e neppure scalfire il ruolo e l'essenza di Santa Maria Goretti. Basti pensare a cosa sono i Santi, a quali esigenze essi rispondono, à quando e in quale contesto storico c sociale cominciarono a - nascere e a fiorire. Non alludo certo a quelli che hanno avuto la funzione di celebrare i fasti di un qualche Ordine religioso, o che si appoggiano .su questioni dinastiche oppure di politica (pa non adoperare la parola propaganda); intendo invece i Santi popolari, che vengono venerati da masse di fedeli appartenenti, in genere, a strati socialmente inferiori. in un lucido libro, The Cult of the Saints (uscito nel 1981 presso l'Università di Chicago, poi da Einaudi come // culto dei Santi), Peter Brown ha trattato la questione dell'apparire e della diffusione di questo nuovo aspetto della religiosità alla fine del mondo antico. La nascita dei Santi avviene nelle grandi metropoli dell'Impero Romano (dove esisteva un sottoproletariato abbandonato a sé stesso) per diffondersi poi capillarmente con la progressiva, mostruosa intrusione del potere statale in ogni aspetto della vita quotidiana, con la soppressione di ogni autonomia locale, in una parola, con il tramonto di quel tipo di legami sociali (sarebbe troppo lungo spiegarne qui l'essenza e gli aspetti) rimasti in vita sino al Quarto Secolo. * Pa l'individuo, soprattutto quello privo di una profonda cultura, non c'è nulla di più terribile del sentirsi isolato, solo, assente dalla partecipazione di un circolo culturale e sociale, di una fède (che non è detto debba essere necessaria-' mente religiosa); nella media e alta borghesia, generalmente agnostica, di certi Paesi, specie anglosassoni, è il club a offrire, per i suoi iscritti, il mezzo di inserimento nel gruppo, come in altri tipi di società, specie quelle dichiaratamente laiche, tale funzione spetta al Partita Ma pa le masse anonime e reiette, il Santo costituisce il ponte di legame con una dimensione infinita, soprannaturale, eterna, cui è possibile rivolgasi in ogni momento dell'esistenza anche e soprattutto pa ottenere una risposta ai grandi quesiti sul passato, sul presente e sul futuro, ivi compresa la nascita e la morte. I Santi popolari hanno dunque una funzione, e importantissima. Pa tornare a Maria Goretti, è molto probabile se non certo che la sua canonizzazione venisse ben vista e favorita anche da Benito Mussolini, infastidito delle lotte campanilistiche da cui, in campo agiologia), erano turbati i coloni spediti a bonificare il territorio sottratto alle paludi. Resta tuttavia il fatto che alla radice della venerazione di una giovinetta assassinata c'era l'esigenza (captata dai Padri Passionisi i) di possedere una Santa locale, uscita da quel tremendo ambiente di sofferenza, di infinita miseria, di apocalittica disperazione che il Guari descrive con molta efficacia in pagine indimenticabili, che è bene meditare (specie da chi sente nostalgie verso l'Italia del passato, quella degli happy few). • Che poi la Goretti, da Santa dei disperati sia divenuta la castissima eroina del pudore violentato e martirizzato, questo è un fatto divaso, forse anche deplorevole, ma che non cambia le originarie motivazioni del cammino per cui divenne Santa. E poco interessa che (pare sia proprio veto) nell'/fer canonico alcuni dati siano stati alterati e riferiti con inesattezza, persino sfacciata. Pache, una volta entrata nel regno del mito religioso, o anche in procinto di entrarci, la persona umana cessa di esser tale, per assumete tratti che non sono quelli dell'obiettività e dell'anagrafe, rispondendo a aiteri di idealizzazione assoluta, * * Gò avviene persino nelle religioni laiche: chi cita mai l'amante di Lenin, Inessa Armane!? E chi protesta (per passare nell'ambito della religione) contro le immagini della Madonna eseguite, ad esempio, dal Sassofarato o dal Maratta? La Vergine Maria poteva anche essete bassa, grassa e brutta, ma se la si dipingesse sotto tali aspetti (che nulla esclude rispondano alla realtà storica) cosa direbbero i fedeli? E quali sarebbero i commenti davanti a un quadro che raffigurasse Cristo mentre libera la vescica sotto un albero, con gli Apostoli che lo attendono a poca distanza? Non ci sarebbe niente da eccepire sotto l'aspetto della verità obiettiva, molto invece da dire pa quel che riguarda la religione. Come diceva Bernard Berenson, ogni generazione raffigura Cristo secondo aspetti sempre idealizzati e sempre nuovi, pache il mito non può fare a meno di esser tale anche in quei dati che, per la fredda ragione, suonano inammissibili. Federico Zeri

Luoghi citati: Chicago, Cina, Italia, Siberia