A Kassalq, Irci I profughi eritrei

A Kassalq, Irci I profughi eritrei Ottocentomila rifugiati nei campi del Sudan Orientale: mia lotta disperata contro la fame e le malattie A Kassalq, Irci I profughi eritrei Fuggono dalla carestìa e anche dalia guerra dichiarata dieci anni fa dagli indipendentisti al regime di Addis Abeba - Ma c'è anche chi arriva dal Tigre, e dal Ciad, dallo Zaire e dall'Uganda - Malaria, dissenterìa e tubercolosi mietono ogni giorno decine di persone, soprattutto bambini - Gli aiuti internazionali sono lenti e costosi (e a giugno potrebbero cessare) - La pista per Asinara i . NOSTRO SERVIZIO '. KASSALA (Sudan Orientale) — Il dramma continua: l'eco dall'Etiopia delle popolazioni affamate soccorse dalla catena di solidarietà non è ancora terminata e se ne sta già aggiungendo un'altra. Nel Sudan Orientale oltre 800 mila rifugiati dall'Eritrea e dalla regione del Tigre si stanno ammassando presilo il capoluogo di provincia di Kassala, nell'Est, a 30 chilometri dal confine con l'Eritrea. Fuggono alla fame, ma anche alla guerra, che 1 due Fronti di liberazione popolare (quello dell'Eritrea e quello <tèl Tigre) conducono da 10 anni contro il governo di Addis Abeba. ■Si sta già parlando di un caso come quello del Pakistan o della Cambogia Popolazioni intere di contadini stremati da anni di siccità (non cade una goccia d'acqua da sette anni) cercano scampo in Sudan, nell'aridità del deserto. In prevalenza sono profughi dell'Eritrea: se ne sta occupando l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, che sta convogliando soccorsi in Sudan. Alcune stime ufficiose danno 692 mila rifugiati eritrei e del Tigre, 116 nula del Ciad e 250 mila dell'Uganda e dello Zaire. Cifre destinate ad aumentare. Ogni giorno ne arrivano dal 3000 al 6000 al campi profughi (una decina) presso Kassala e Oeddereff (in tutto il Sudan sono oltre 120). E' un problema che 11 governo del Sudan non può risolvere da solo. La fame e la guerra spingono 1 profughi a cercare aiuto oltre confine. Ammassati nel campi, vengono colpiti da malattie (malaria, dissenteria, tubercolosi, denutrizione) che mietono decine di vittime al giorno. Un portavoce del Rest (Fronte popolare della liberazione del Tigre), Flsoha Afvourda, ci dice che i più colpiti sono i profughi del Tigre, specialmente bambini: a Oeddereff ne muoiono 70-80 al giorno. Ma la situazione nel campo di Wad Sharifià, a Est di Kassala, non è migliore. Nel primo tucul visitato vi era un morto, un uomo di 43 anni. Qui sono registrate, approssimativamente, 63 mila persone. Molti vecchi rimangono apatici e si accasciano sulle poche masserizie che hanno portato, aspettando la morte, a volte in mezzo alla pista, a soli due chilometri dal campo. I bambini nel Centro cure intensive non danno sintomi di ripresa. Ciò nonostante le cure del medico svizzero Martin Weber, coadiuvato da una ragazza tedesca (che sono i due soli dottori per' tutto il campo), continuano. I più fortunati (se si possono cosi chiamare) hanno avuto 11 tempo di portarsi anche un asino, carico di pertiche e stuoie, per farsi 11 riparo per la notte. La razione di acqua, quando c'è, è di tre litri e mezzo a persona, ma non esistono contenitori ove conservarla, debbono arrivare con il ponte aereo dall'Europa. Ponte aereo che l'Alto Commissario per 1 rifugiati, con l'Unlcef, l'Undro, la Croce Rossa Svizzera, l'Alamba (un'Istituzione non governativa americana), ha organizzato per far pervenire medicinali e altri generi di prima necessità. Dal 20 gennaio un costoso ponte aereo (un cargo che trasporta 32 tonnellate di merce alla volta) collega l'aeroporto di Kassala con Amsterdam e altre parti dell'Europa; giungono aluti da altre organizzazioni umanitarie europee e americane. Da Francoforte è giunto al Cairo un Jumbo statunitense, ma si ferma al Cairo perché non può atterrare al piccolo aeroporto di Kassala. Alla fine di aprile arriveranno anche navi a Porto Sudan con cereali. VI sono anche molti problemi per il trasporto degli aiuti; alcuni autocarri offerti dall'Onu e dalla Cee non sempre viaggiano, specie il venerdì, la festa musulmana. Ci vuole l'intervento di un generale di Khartolrm se s! vuole scaricare un «707», un vecchio Jet dell'Air France adibito al trasporto dalla compagnia egiziana Zas. Questo aereo non può certo permettersi pause essendo l'unico cordone ombelicale. Volt notturni impossibili per le precarie attrezzature aeroportuali che non garantiscono nemmeno t- collegamenti con la capitale sudanese. Dell'acqua se ne incarica la Oxfam, del Regno Unito, la si va a prendere a Khartoum con i camion (7 ore di viaggio). Al campo di Wad Sharifià le file del ripari per la notte si allargano a macchia d'olio, sullo sfondo delle colline • rocciose dell'Eritrea. . Botto ogni ponte con il Sudan; anche la linea telefonica è stata tagliata. Per raggiungere l'Asmara vi è solo una pista che ogni tanto è percorsa da alcuni camion che si dirigono verso 11 confine ma cqn destinazione lgiio*i ta. E' troppo rischioso, 1 guerriglieri dei due Fronti di liberazione, il Flpd congiunto al Flpdt, sono Invisibili. Il confine è chiuso ermeticamente, si può solo uscirne verso Ovest, ossia verso il Sudan, con 11 favore dèlie tenebre e al riparo dal mitragliamenti e dalle Incursioni delle truppe di Mengistu. Scappano per la guerra; la fame e le malattie sono il bagaglio di questa gente che si esprime in gran parte in italiano, imparato 50 anni fa. Al campo di Wad Sharifià | vt.-gpera la Qeoee Rossa elve¬ tica; con 1 medici, 1 profughi riescono solo a farsi capire con quel poco di italiano che sanno. Martin Weber teme che le malattie epidemiche possano aumentare; tifo e colera sono In agguato. Molti I morti e a volte non sono nemmeno registrati Molti, non si registrano nemmeno all'arrivo e quindi rimangono senza razioni per parecchi giorni. Un vecchio, in un Italiano chiarissimo, ci racconta II suo calvario. E' di Barento, si chiama Abuda Car Abdalla, 65 anni, 50 anni fa era militare con ^li italiani; si ricor¬ da del capitano Bortalettl e del colonnello Fortini, quando lui giovane ascaro, con mansioni di comando, ha servito l'esercito italiano per 7 anni. Vuole che io mi segni 11 suo nome e lo comunichi al dottore per farsi dare la razione, ci dice anche di visitare «la casa», aggiunge che il permesso di erigerla gli era stato dato ma non avevano segnato 11 suo nome: una polemica nel dramma. Oli prometto che farò di più, racconterò la sua storia, che ci coinvolge direttamente, in Italia; il sapere l'italiano è l'unico bagaglio culturale che hanno; pare soddisfatto. Molti preferiscono seppellire 1 loro morti senza dirlo al medico svizzero, un'esatta statistica è difficile da stilare. I più gravi sono 1 bambini, la denutrizione ha lasciato segni troppo marcati, nel capanno più grande, dove si prestano le cure intensive, troppi sono i grandi occhi acquosi, troppe sono le membra esili; anche con le cure e le somministrazioni di cibo (6-7 volte al giorno) Martin Weber dice che sono stati troppo tempo (alcuni mesi) senza un'adeguata nutrizione. I soccorsi arrivano, gli sforzi dell'Unhcr, alutato da altre organizzazioni umanitarie, sono enormi, solo per pagare II ponte aereo fra Amsterdam e Kassala, si spende dieci volte 11 valore della merce trasportata. Finora sono stati fatti una trentina di voli ma manca un plano definitivo per 1 prossimi mesi. I generi di soccorso (olio di semi, riso, latte in polvere, tende, contenitori per l'acqua) adesso arrivano. Mancano le proteine vegetali e animali che, nel Sudan, sono a livelli minimi e bastano a malapena per 11 proprio fabbisogno. II programma di aiuti è stato predisposto fino alla fine di aprile, massimo alla fine di giugno, ci comunica un funzionario dell'Unhcr, Ihel Boutroue, francese, laureato in scienze politiche, volontario nel Sudan. Parte degli aiuti (più del 10 per cento) non arriva al campi, ma questo è male minore; questi interventi, che non sono ancora sufficienti, saranno presto interrotti; a questo punto il problema assumerà aspetti da tragedia Luciano Giovenzanl* Kassala (Sudan). Miseria e disperazione nel più grande campo profughi dell'Africa (Tel. Afp)

Persone citate: Abdalla, Fortini, Luciano Giovenzanl, Martin Weber