Dov'è finito l'eurocomunismo? di Frane Barbieri

Dov'è finito l'eurocomunismo? Intervista a Natta sui rapporti fra partito comunista, Europa e Unione Sovietica Dov'è finito l'eurocomunismo? «Ci sono più di due Europe» - «Ogni asse preferenziale tra pei e Spd potrebbe essere un ostacolo alla ricerca di strade comuni alle forze di sinistra» - «Riconosciamo le alleanze in atto per non acuire la frattura che divide il Continente» - «Le critiche che provengono dall'Est contro l'eurocomunismo riprendono argomenti che dopo il XX Congresso sembravano davvero superati» (Segue dalla 1 ' pagina) j — I /eurocomunismo, caduto . come termine un po' in disuso,. " si intreccia o si sostituisce ormai con il concetto dell'eurosi- . nistra. Si profila un rapporto preferenziale tra il pc italiano e la spd tedesca. La «terza;via» < vogliono cercarla insieme. Kautsky si sovrappone forse a I/eniiì? Siamo alla vigilia di una duplice Bad Godesberg, una revisione critica di ambedue le correnti storiche, non tròppo riuscite per la verità, del movimento operaio? • «Noi cerchiamo un rapporto, un confronto, una collaborazione con tutte le forze pro- ;;: grcssistc del mondo e particolarmente in Europa. In cnicsto quadro, noi ci siamo sforzati di ricercare relazioni costrutti- '* ve anche con tutte le forze so- ■. cialistc c socialdemocratiche in Europa. Ciò è divenuto tanto più attuale quanto più in molta parte di quelle forze si è sviluppata una ricerca nuova di lumie alla realtà e di fronte agli esiti delle loro stesse esperienze. E' evidente che siamo interessati alle politiche delle forze di ispirazione socialista c con una larga base popolare, siano esse al governo o all'op- f>osizionc: la spd è senza 'dub>io una delle più rilevanti e impegnate. «Nelle attuali condizioni di internazionalizzazione dell'economia, di interdipendenza politica, di rivoluzione tecnologica, mentre il mondo è'seavato dalla tensione Est-Ovest e dal fossato tra Nord e Sud, in questa crisi di valori e di fronte a gravi rischi, sarebbe assurdo non prestare attenzione a tutti gli interrogativi e a tutti i tentativi di risposte nuove. Certamente occorre riflettere sulla storia. Essa ha cambiato il mondo e, davvero, "ambedue le correnti storiche del movimento operaio" non cominciano da zero. «Mediazione tra l'opera di Lenin e l'opera di Kautsky? In 3uesti termini, mi consenta di irlo, la questione è un po' assurda. Le risposte debbono sgorgare da una sempre più profonda conoscenza della realtà; dalla elaborazione programmatica e, non dimentichiamolo, dall'azione di massa su scala nazionale ed europea. «Ogni "asse preferenziale", lungi dal costituire il nocciolo di tale processo, potrebbe apparire un ostacolo al necessario dispiegarsi del dibattito, dello scambio di esperienze e di propositi, di ricerca di strade comuni tra tutte le forze di sinistra, e per ciò che ci riguarda, in Italia, tra comunisti e socialisti». — Mentre i «ripensamenti» delle rispettive esperienze mettono, come sostengono Ehmke e Napolitano, in «movimento» sia la spd sia il pei, notiamo nei Paesi socialisti un movimento di segno opposto. Sul «Kommunisl» di Mosca e su «Tv-orba» di Praga rispuntano autorevoli critiche contro il riformismo e specificatamente contro la «ter/a via». I* polemiche rilanciano una tesi di fondo: l'impossibilità di giungere al socialismo tramite una via riformistica. Ogni alternativa sarebbe antisocialista e anti-internazionalista. Cosa pensa in merito alle nuove critiche, mosse agli eurocomunisti dagli ideologi del «socialismo reale»? «In uno degli articoli di critica cui lei si riferisce viene criticato un pensiero di Lenin: "Noi non guardiamo certo alla teoria di Marx come a qualche cosa di definito una volta per tutte e intoccabile. Anzi, siamo convinti che essa ha posto soltanto le pietre angolari di una scienza che i socialisti sono tenuti a portare avanti in tutte le direzioni, se non vogliono restare addietro alla realtà della vita". «Paradossalmente, quelle critiche muovono da premesse e hanno motivi esattamente contrari alla direzione indicata in quella citazione di Lenin. La polemica, comunque, non è nuova e già Togliatti in anni lontani diede risposte chiare sul concetto di rivoluzione socialista e sulla strada che è necessario percorrere. In effetti vi è, in qualche articolo, la ripresa di argomenti che dopo il XX Congresso sembravano in larga misura superati. E' difficile per noi dire quale sia l'estensione reale di queste posizioni e di conseguenza quali siano i motivi ispiratori. Non ci picoccupa comunque la discussione: la strada su cui ci siamo mossi e su cui siamo ben decisi ad andare avanti ha salde radici teoriche e politiche». — Si ha l'impressione che il pei abbia rinunciato al confronto polemico, una volta frequente suir«Unita», attenuando anche a sua volta le critiche alle esperienze dell'Est. La tesi di Berlinguer suU'«esaurimento della spinta propulsiva» sembra, se non proprio accantonata, ammorbidita. E' forse risultato di una nuova forma di ecumenismo pan-comunista? «Quella che lei definisce la tesi di Berlinguer appartiene ai documenti votati e approva ti dal XVI Congresso del pei (marzo 1983) e quindi è fondamento della nostra linea. Ma ciò non comporta che noi la si ripeta quotidianamente. Non siamo afflitti da alcun complesso. Non abbiamo né da giustificare ciò di cui non siamo convinti o die riteniamo negativo né da ignorare o sottovalutare ciò che può essere condivisibile. Non si tratta, dunque, di una sorta di ecumenismo diplomatico. Tutti dovrebbero ormai intendere che abbiamo, nelle- relazioni internazionali, una posizione del tutto autonoma e laica». — Rimane tuttora qualche mistero attorno al convegno di Praga: formalmente i rappresentanti dei 91 partiti comunisti dovevano discutere la linea della rivista multinazionale «Problemi della pace e del socialismo». Improvvisamente ne è scaturita l'iniziativa per la convocazione di una conferenza mondiale. L'hanno suffragata autorevoli esponenti dell'Est presenti al convegno. All'ultimo comitato centrale lei ha giudicato l'iniziativa «inopportuna e dannosa». Perché inopportuna, perché dannosa? «Il recente Comitato Centrale ha fatto sua e approvato la definizione che lei cita, prima di tutto in considerazione della sede e dell'occasione — del tutto improprie — utilizzate per formulare o suggerire l'idea di una eventuale conferenza. In secondo luogo, noi siamo convinti che non esistono le condizioni per qualche utile risultato dati lo stato del¬ le- relazioni tra molti partiti comunisti e le diversificazioni su questioni di fondo. «D'altra parte, nell'attuale situazione internazionale, anziché le chiusure o le omologazioni in un "campo", è necessaria la più larga apertura verso tutte le forze che vogliono la distensione, l'indipendenza, la collaborazione tra i popoli". — A Mosca e a Praga autorevoli esponenti suggeriscono «nuove forme» di coordinamento fra i partiti nel quadro del «movimento comunista mondiale» richiamandosi all'internazionalismo proletario, termine accantonato, dopo lunghe discussioni, dalla conferenza di Berlino, per sostituirlo con la meno impegnativa «solidarietà internazionale». Nel suggerire il nuovo coordinamento, alcuni organi ideologici si richiamano alle esperienze, positive, del Cominlern, del Cominforni e delle conferenze internazionali. Esiste ancora un «movimento» vero e proprio di cui bisognerebbe ristabilire i meccanismi e 10 spirito monolitico? «Quale che sia il giudizio sul Comintern, sta di fatto che 11 suo scioglimento segnò una presa d'atto del superamento di una organizzazione mondiale dei comunisti. Il Cominform, infatti, costituì un ritorno all'indictro, e dunque un errore, che fu riconosciuto. Esiste certamente un movimento di idee, di aspirazioni, di lotte che si richiamano al socialismo e al comunismo, ma — come ho già detto — la stessa varietà e diversificazione esclude un movimento strutturato, e- tanto più meccanismi o spirito monolitico. Ogni indirizzo che si proponesse siffatta reductio ad unum andrebbe contro la storia, contro i processi reali. 1 rapporti tra i partiti comunisti saranno tanto più fecondi quanto più fondati sul riconoscimento di questi dati della realtà». — Scontate le vie diverse o nazionali, si pone ormai la questione dell'approdo: i partili co¬ munisti, quelli al potere e quelli dei Paesi a democrazia cosiddetta borghese, aspirano davvero a uno slesso tipo di società? «L'umanità vivrà un giorno in un unico sistema economico-sociale? Anche nel periodo della piena egemonia del capitalismo, non si ebbe una uniformità di sistema per il mondo. Quel giorno, se mai verrà, rimane comunque ben lontano, al di là di ogni orizzonte prevedibile. La nostra epoca deve essere volta alla coesistenza pluralista, al diritto di ogni popolo di scegliere il proprio destino sociale e politico, alla ricerca di nuove forme di collaborazione e coopcrazione internazionale. Per quanto ci concerne, noi comunisti italiani aspiriamo a una società la cui vita si svolga nella dialettica degli interessi e delle idee, per traguardi sempre più avanzati di razionalità sociale, di efficienza produttiva, di tutela della natura, di nuovi rapporti tra gli uomini, di piena democrazia e libertà». — Nel concepire i rapporti iiilercoinunisti esiste una continuità o invece una differenza, un'evoluzione di posizioni fra Togliatti e Berlinguer e fra Berlinguer e Natta? O è tutto compreso nel memorandum di Valla? «Segretario del pei, fra Togliatti e Berlinguer, vi fu Luigi Ix>ngo, con il suo contributo allo sviluppo della autonomia dei comunisti italiani e alla affermazione del "nuovo internazionalismo", la cui acutezza fu pari al coraggio politico che lo animò. Non c'e bisogno di ricordare il sostegno alla "primavera di Praga" e la condanna dell'intervento del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia. Fu \/jngo clic propose alla Direzione del partito l'immediata pubblicazione del Memoriale di Yalta, l'ultima riflessione di Togliatti, documento di straordinario valoreper l'arricchimento del nostro pensiero politico. «E' del tutto ovvio che quel memoriale non è dogma La verità è che, anche- in materia di concezione dei rapporti intercomunisti, le nostre- posizioni si sono sviluppate e si sviluppano secondo una tradizione segnata dalla autonomia e in rapporto alla evoluzione della realtà che ha richiesto anche le necessarie innovazioni e soluzioni di continuità, come è accaduto finora e continuerà ad accadere». Frane Barbieri Marx visto da I «vine Togliatti visto da Levine I Aiiii» visto da Irvine statili visto da Irvine