Se non è competitivo, che gioco è? di Giampaolo Dossena

Se non è competitivo, che gioco è? I NUOVI DIVERTIMENTI PER I BAMBINI ALLA GRANDE FIERA DI NORIMBERGA Se non è competitivo, che gioco è? DAL NOSTRO INVIATO NORIMBERGA — Alla Piera del Gioco e del Giocattolo, fra gli oltre dodicimila visitatori esteri, è venuto anche Jerry Slocum, un americano che nella sua casa di Beverly Hills ha la più grande collezione di puzzle. Viene a sentire cosa dicono gli europei della sua idea di organizzare a Londra o a Roma o qui a Norimberga o altrove una grande mostra storica di puzzle. Vuol misurare se alla distanza varrà la pena di trasformare la sua collezione in un museo aperto al pubblico. Quando dice puzzle Jerry Slocum non intende solo quelli che chiamiamo puzzle noi, in italiana in tedesco e in francese, cioè quei giochi di pazienza che partono da una immagine stampata su un cartoncino, fustellato in tasselli ameboidi, 1 quali vanno scelti e incastrati per ricostruire l'immagine. Questi in inglese sono i jlg saio puzzle. Per puzzle gli inglesi e gli americani Intendono anche i rompicapo come 11 Cubo di Rubik. Tra l'altro, Jerry Slocum è stato il testimonechiave nel processo Delaware, nel processo per 1 diritti d'autore del Cubo di Rubik. Nella sua casa di Beverly Hills, Jerry Slocum non si pone problemi sulla solitudine del giocatori solitari. I puzzle gli interessano se sono vecchi e se sono belli, se sono Ingegnosi e intelligenti, se rappresentano una sfida alle facoltà di calcolo e di Induzione e di tenacia. E forse ha ragione lui. Perché Inquietarsi per la solitudine di chi fa gio- chi solitari? Forse un puzzle ci insegna la saggezza del raccoglimento, e ci regala una pallida assorta serenità. Si può dire che quest'anno la produzione di puzzle è aumentata, in Europa? Forse, Certo, qui a Norimberga ormai i puzzle sono numerosls slral, di tipo svariato, e il lancio del mostruoso puzzle di 12 mila pezzi della Ravensburger in fondo è solo un aneddoto da Guinness del primati. Di nuovo e di bello si sono visti i puzzle di una casa inglese, la Hestalr, basati sul quadri di Helen Bradley. una pittrice abbastanza nota, che si potrebbe definire un naif Jugoslavo trapiantato nella Londra del Primo Novecento: una doppia delizia di ingenuità e tenerezza. Sono questi 1 quadri che gli amanti di puzzle sognano di ricostruire, mettendoci magari più tempo di quanto ce ne ha messo 11 pittore a dipingere l'originale. Puzzle di grande eleganza grafica ha una azienda italiana dal nome straniero, la International Team di Mazzo di Rho. Li vende bene all'estero. Soprattutto In Giappone la International Team esporta con successo puzzle di nudi femminili. E' probabile che 11 piacere di ricostruire tassello per tassello un quadro di Helen Bradley sia diverso dal piacere di ricostruire la fotografia a colori di un nudo femminile. E allora, come stiamo a giochi erotici a Norimberga? Si favoleggia di un gioco chiamato Sexual Trivio, molto sofisticato, con un meccanismo di quiz basati sulle teorie di Freud, Klnsey. Master & Johnson. Introvabile. Ci è capitato di vedere (nei corridoi della Fiera, non alla luce di uno stand) un gioco in scatola di produzione francese, intitolato all'italiana, anzi mozartianamente, Cosi fan N tutte. Possiamo aspettare a parlarne, perché ce lo imporrà un produttore nostrano. Insomma la Fiera di Norimberga è un posto pulito, illuminato bene, dove si possono portare anche i bambini — e infatti i bambini qui sono ammessi, mentre alla corrispondente Fiera di Milano grandi cartelli ammoniscono: 'E' vietato l'ingresso al bambint, anche se accompagnati-. E allora parliamo di bambini, e di giochi per i bambini. Sembra di poter dire che in altri Paesi europei, e specialmente in Germania, si è abbastanza diffuso negli ultimi decenni 11 convincimento che 11 gioco per il bambino è il primo modo per conoscere 11 mondo e se stesso, per instaurare rapporti corretti con le cose e con gli altri. Quindi il giocattolo non deve essere un regalo, una sorpresa per i glorn) di festa, bensì uno strumento vitale e quotidiano: 1 genitori devono fornire ai figli non solo cibo e affetto ma anche giocattoli che 11 possano divertire. In Italia queste idee si fanno strada lentamente. Carlo Basso, che è qui alla Fiera di Norimberga!nella doppia veste di importatore per la Seleglochi di Milano e di esportatore per II Leccio di Induno Olona, ci dice che 1 giocattoli educativi del Leccio hanno successo più all'estero che In Italia: si esportano all'80 por cento, 11 mercato italiano ne assorbe solo il 20 per cento. Ma forse qualcosa si sta muovendo. La Editrice Giochi di Emilio Ceretti per la prima volta dalla iondazione (anno 1936) ha in catalogo una linea di giochi per età pre-scolare, prodotti su licenza della Educational Insight americana. La stessa International Team di Mazzo di Rho per la prima volta dalla fondazione (anno 1977) ha in catalogo del puzzle per bambini, che si possono trasformare in posters: un lunghissimo bassotto, una altissima giraffa. 'Far giocare l bambini nel modo giusto non è solo nel nostro Interesse di genitori e di cittadini-, ci dice Nicola Oscar Di Telia, titolare dell'azienda: «£' anche un modo per esplorare un mercato vasto e profondo. Ci sono meno bambini che adulti, ma t bambini hanno più tempo libero degli adulti: Sembra chiaro: far giocare i bambini. Ma come: con giochi o con giocattoli? Alex Randolph, americano, da molti anni numero uno degli Inventori di giochi a Norimberga, non ha dubbi: «Una palla è un giocattolo. Il caldo, la pallacanestro sono giochi. Non basta dare al bambini dei giocattoli, bisogna insegnargli la giocare. E i giochi per i bambini, se non sono giochi stupidi, possono apvassionare anche ali adulti, e viceversa. Per i bambini ci vogliono giochi semplici e allegri, ma giochi con regole». «Giochi competitivi-, precisa Werner Balzer, direttore della Apex Splel, un uomo che ha una lunga esperienza alle spalle. E ci spiega: 'Ancora quindici anni fa si poteva credere ai giochi senza regole, non competitivi, destrutturati, Informali, Uberi,' creativi. Oggi, in un mondo che è tornato a durissime leggi di competitività, vediamo che l ragazzi scelgono da sé, per Isttnto, giochi molto competitivi* Quindi è giusto dare giochi competitivi anche al bambin'f piccoli. Un gioco dove non vince nessuno è un gioco dove perdono tuttU. Nello stand della Ravensburger Vediamo un gioco per bambini sui tre anni inventato da Alex Randolph. Minuscole oohette colorate seguono un 'percorso elementare ubbidendo al tiro di dadi senza numeri ma con facce colorate, di colori corrispondenti a quelli delle ochette. Alla fine di una breve, allegra partita, c'è l'ochetta che arriva prima. 'Anche gli adulti ci si possono divertire-. ci dice Alex Randolph. 'Facciamo un'altra partita in quattro e proviamo a scommettere su chi arriva ultimo...». Giampaolo Dossena