Polemiche sugli evasi u€€Ìsi il commissario: «Lo rifarei»

Polemiche sugli evasi u€€Ìsi il commissario: «Lo rifarei» Roma, a colloquio col funzionario di ps che guidò l'irruzione Polemiche sugli evasi u€€Ìsi il commissario: «Lo rifarei» ROMA — Fabrizio Callotti, 35 anni, è il funzionario che ha diretto la cattura degli evasi dal supercarcere di Pescara. Due banditi sono morti e due sono stati feriti. Il dottor Gal lotti non ha dubbi: 'Anche ripensandoci — dice — agirei di nuovo così: d'altronde non si può stare a chiamare ogni momento i nuclei speciali'. Non c'era null'altro da fare per evitare il sangue? Il funzionarlo di polizia è determinato: 'Sono tranquillo — afferma —, la mentalità dell'evaso è questa: sono belve, se si sentono perduti, uccidono». Callotti ha un flash: Torino, 1977. Entra in una pizzeria con il collega Vincenzo Rossano. Riconoscono un gruppo di evasi. Li affrontano: Rossano è ucciso, lui riesce a salvarsi, ha soltanto una ferita ad un braccio. : Nel bunker del commissariato San Basilio, alla periferia orientale della capitale, il giovane dirigente riflette: •Non sono andato in via Senigallia a fare il bounty killer: se il bandito Mancini non avesse sparato per primo, i miei uomini non avrebbero imbracciato le mitragliette». Callotti ha ricevuto i complimenti del ministro dell'Interno e del questore di Roma. Il capo della polizia Porpora - si riserva di valutare «con attenzione i fatti di San Basilio», l'onorevole Giacomo Mancini, socialista, vuole dal ministro Scalfaro un chiarimento urgente su quanto è accaduto. Mancini non vuol mettere sotto accusa le forze di polizia. ■ L'esigenza che si avverte — dichiara — riguarda la tutela della itila di tutti e in particolare dei poliziotti troppo spesso impegnati in operazioni di estremo pericolo». Dice il magistrato, la dottoressa Gloria Attanasio: «Ho trasmesso l'inchiesta alla procura generale: era mio compito in base alla legge Reale quando, in un conflitto a fuoco, c'è un morto'. Nessun dubbio da parte della magistratura sulla morte di Carlo Carmine Mancini. Si è ucciso per non lasciarsi catturare. Si attende la risposta dei periti, ma non c'è alcun sospetto sulla polizia: 'Altrimenti — dice il dottor Callotti — avremmo ricevuto una comunicazione giudiziaria'. Mancini ha un foro al centro della testa sparato da di- stanza ravvicinata. Il proiettile è stato ritenuto nella zona occipitale. Ha sparato, secondo le dichiarazioni della polizia, una calibro 7,65. E dice 11 funzionarlo Gallotti: 'Prima che si arrefidesserQ,' dal lavatoio di San Basilio s'è levato un grido: «Si spara, si sta sparando», avvertivano gli evasi, poi un colpo, l'ultimo a disposizione. Mancini l'ha riservato a se stesso». Gallotti dice di aver fatto il proprio dovere fino in fondo. Negli ambienti della polizia la cattura degli evasi è stata commentata con qualche critica. C'è chi accusa il funzionarlo di protagonismo e chi, al contrarlo, ripete: «Jrt momenti così difficili, bisogna decidere e in fretta-. Gallotti racconta: « Un sottufficiale aveva avuto un contatto. Si sapeva che nel lavatoio di via Senigallia qualcosa non andava: ho pensato ai banditi del supercarcere di Pescara e mi sono detto: ho il quaranta per cento delle possibilità di trovarli'. 'Se avessi pensato al conflitto a fuoco, non avrei osato tanto, per gli uomini, per vìe stesso, ma quello del poliziotto è un mestiere duro; ho rischiato, ho rischiato tantissimo, è andata bene: non c'è alcun dubbio, comunque, che i banditi hanno sparato per primi, quando i miei agenti hanno gridato: "Fermi, polizia, arrendetevi!"». Nessun rimpianto? 'Nessun rimpianto: l'ho detto, lo rifarei», t. s.

Luoghi citati: Pescara, Roma, San Basilio, Torino