Il superdollaro ora fa paura a tutti (e si temono guerre commerciali)

Il superdollaro ora fa paura a tutti (e si temono guerre commerciali) La moneta Usa sempre più sfrenata sfioro quota 2030 Il superdollaro ora fa paura a tutti (e si temono guerre commerciali) MILANO — Ancora unaMILANO — Ancora una giornata di fuoco per i mercati valutari intemazionali: alle 13 da tutte le piazze europee è arrivata la segnalazione che 11 dollaro ha nuovamente sfondato ogni record proseguendo la marcia all'insu: 2015,80 a Milano, contro le 2003,80 di ieri, ma già nel primo pomeriggio si muoveva Intorno alla soglia delle 2020 per balzare nel tardo pomeriggio a New York addirittura a quota 2028-2029. Oltre i 10 franchi francesi per dollaro a Parigi, 180 pesetas a Madrid, 3,70 fiorini ad Amsterdam, 3,2782 marchi a Francoforte, nonostante il tentativo da parte della Bundesbank, di arrestare il movimento mediante la vendita di 25,8 milioni di dollari. Non sono comunque bastati questi tentativi per smorzare la corsa agli acquisti della divisa statunitense, come pure non è risultato sufficiente l'impegno preso a Basilea dai governatori delle banche centrali di tener fede all'accordo di interventi congiunti. Secondo indiscrezioni filtrate al termine dell'incontro i governatori hanno ammesso che le risorse delle banche centrali sono limitate e non vanno sprecate in manovre inefficaci e, elemento ancor più grave, si è affermato che tra Stati Uniti e Paesi europei rimangono le divergenze d'opinione sui tempi e la portata delle Iniziative. A questo riconoscimento di debolezza e di mancata coesione ha fatto a livello europeo riscontro l'insistenza degli acquisti, per lo più di natura commerciale. Mentre cambisti e analisti finanziari cercano In qualche modo di anticipare come si evolverà il mercato valutarlo nel prossimi giorni, gli operatori economici stanno traendo le conclusioni sull'mpatto che il dollaro oltre le 2000 lire avrà sulla nostra economia. -Come banchieri e quindi come intermediari non risentiamo \ vccesslvamente • -degli scrolloni di attesta o quella divisa — commenta il presidente della Banca Nazionale del Lavoro Nerlo Nesi —, però teniamo presente che in questo momento il sitema bancario italiano è indebitato verso l'estero per oltre 27.500 miliardi e che le potenziali perdite su cambi si traducono alla lunga in difficoltò per tutti. Inoltre il dollaro alto rappresenta un chiaro segnale a non ridurre i tassi di interesse e costringe la Banca d'Italia su una posizione restrittiva'. All'Unione Petrolifera stanno ugualmente calcolando che con 11 dollaro a 2000 lire di media per l'Intero 1985 gli Italiani dovranno sborsare almeno 34.000 miliardi per acquistare il greggio. Nel 1984 con una media di 1757 ne erano stati sufficienti 30.000 miliardi. Pur rlducendo i consumi di greggio da 103 milioni di tonnellate del 1979 a 81 dello scorso anno, la nostra bolletta energetica è ugualmente elevata. Anche a chi trae vantaggio dal dollaro forte, ad esemplo gli industriali tessili che vendono 1 loro capi e abiti negli Stati Uniti, questo rialzo co¬ mincia a dare qualche preoccupazione. ^Certamente il dollaro a 2000 lire mi sta bene — ammette l'amministratore delegato della Benetton, Aldo Palmerl —, oltreoceano le mie esportazioni stanno aumentando del100% all'anno. Ma alla lunga credo che questo favorisca la richiesta da parte delle industrie americane di provvedimenti restrittivi sulle importazioni. In questo momento il superdollaro preoccupa più loro di noi. Quanto al marco la sua debolezza nei confronti della lira ha contribuito ad affinare le capacità competitive delle aziende italiane che vendono in Germania. Ma anche qui non si può oltrepassare una certa soglia. Più in là non restano che le guerre tariffarie, preludio al contrasti politici'. Il timore di una accentuazione del protezionismo americano è avvertito anche da Alberto Falck presidente dell'omonimo gruppo siderurgico. .G/i Stati-Uniti sono il mercato piti, ricca del mondo; 'in questo momento i listini dei prezzi in vigore sono supe riori del 30% a quanto si può spuntare in Europa. Le industrie siderurgiche americane non tollereranno a lungo questa situazione. Per noi italiani il superdollaro comporta un'altra conseguenza negativa: dobbiamo pagare di più le importazioni di materia prima. Infine, siamo costretti a seguire quanto avviene in Germania: li i prezzi dell'acciaio stanno salendo e noi ci dobbtamo adeguare; ma in questo modo perdiamo competitività perché i loro costi del lavoro sono più bassi dei nostri. E' un circolo chiuso die lascia poche speranze». Gianfranco Modolo

Persone citate: Alberto Falck, Aldo Palmerl, Gianfranco Modolo