II tìglio preso dal Terzo Mondo di Luciano Curino

II tìglio preso dal Terzo Mondo LE ADOZIONI IN ITALIA: SPERANZE, ATTESE E BUROCRAZIA II tìglio preso dal Terzo Mondo In aumento le coppie che adottano bambini stranieri - «Si devono chiedere solo quelli abbandonati in istituto» - Molti però vanno nelle bidonvilles asiatiche o dell'America Latina a comprarli dalle famiglie: «Il peggiore dei saccheggi, l'ultimo bottino colonialista» Il minore dei problemi, quello della lingua - «Non sono a nostra immagine, ma vivendo con noi diventano a nostra somiglianza» DAL NOSTRO INVIATO MILANO — «Abbiamo una folla di coniugi che chiedono di adottare bambini stranieri. Non perché gli piaccia di più lo straniero. Perché è più facile averlo. I bambini stranieri adottabili sono numerosissimi, mentre quelli italiani sono sempre meno», dice Adolfo Berta d'Argentine. E' presidente del tribunale minorile di Milano e dal maggio 1983, quando è entrata in vigore la nuova legge sull'adozione, ha ricevuto 873 domande per adottare bambini stranieri. •L'adozione internazionale si può dire abbia avuto inizio nel dopoguerra quando, negli anni fra 1! 1945 e 1948, circa duecento orfani tedeschi lasciarono una patria di macerie: figli dei vinti diventarono figli dei vincitori. Da allora l'adozione internazionale ha conosciuto spesso realtà di questo tipo. Basti ricordare le adozioni di orfani coreani e vietnamiti da parte di famiglie americane», dicono al dai (Centro italiano per l'adozione internazionale). «Oggi l'adozione internazionale sta diventan¬ do sempre più l'alternativa all'impossibilità dell'adozione nazionale», dice Gabriella Mergulci, che del dai è la segretaria. Il Centro, sorto nel 1968 per combattere la piaga del ^mercato dei bambini», prende in considerazione il caso di minori sema famiglia, in stato di reale abbandono, quindi dichiarati adottabili dalla magistratura del loro Paese. Finora ha inserito in case italiane 852 bimbi coreani, filippini, indiani, cileni, ecuadoriani, colombiani, etiopi. La legge del 1983 regolamenta l'adozione internazionale in modo che il bambino straniero gode ora degli stessi diritti che ha quello italiano. Consente l'adozione del minore straniero fino a li anni. -Però ritengo cosa saggia limitarsi a una certa età, otto anni al massimo. Oltre, difficilmente c'è il tempo per un recupero», dice Gabriel/a Aferpuicl. «L'adozione internazionale, in aggiunta ai normali problemi che comporta l'adozione di un bambino, è caratterizzata da diversità somatiche, realtà e culture diverse. Quello della lingua è 11 minor problema rispetto agli altri». Come si adotta un bambino straniero? «Occorre la dichiarazione di idoneità all'adozione rilasciata dal tribunale del minorenni. Poi una nostra équipe di psicologi e assistenti sociali sottopone gli aspiranti genitori a colloqui per verificare la loro completa dlsponibilit . assieme alla sicurezza p&. ..logica necessaria per allevare un bambino mai visto e tutto diverso da loro. Non si può dire: "Provo a diventare genitore di un bimbo straniero, se va va, come si prova un vestito". Per chi adotta un bambino italiano, soprattutto grandicello, la cosa può avvenire dilazionata nel tempo: un Incontro, due, tre, per vedere se c'è un'accettazione reciproca. Per il bimbo straniero questo non è possibile, per cui occorre una più rigorosa scelta della coppia. A tutti diclamo sempre che il bambino lo prendono "a scatola chiusa"». Può arrivare un bimbo che ha alle spalle un passato traumatizzante o è handicappato. Un bimbo di sei o sette anni con un 'esperienza familiare drammatica qvale fiducia avrà in questi adulti che gli sono proposti cóme genitori? Avrà, una dif/idenea terribile: questi Sue CHI sono? che cosa mi faranno? che cosa mi succederà? Le sue reazioni possono anche essere violente e di rifiuto, e sono manifestazioni della sua paura. Il consigliere del dai Enrico Forni dice: «Un bambino che viene dal Terzo Mondo ha certamente problemi e complessi. Magari anche malattie, che non risultano nella cartella clinica che lo accompagna. E' venuta una bambina completamente sorda e il Centro non lo sapeva. Sono arrivati bambini con postumi di poliomielite che non erano stati rilevati prima. Quando li hai questi bambini che cosa fai? Un bimbo è mica un pacco postale che lo ritorni al mittente perché dici: "Non mi va bene". Bisogna che la coppia che chiede un bambino straniero sia consapevole di questo e il bambino, comunque sia. lo riceva come Gesù Bambino. E lo veda come Gesù Bambino». Enrico Fonti ha tre figli naturali e tre adottati: uno coreano e due indiani. Dice: •Quando parliamo dì adozione non partiamo mai dai genitori, partiamo dal bambino il cui diritto riteniamo sempre preminente. Il diritto ad avere un futuro, cioè a crescere come persona, attraverso la disponibilità di due adulti che lui solo promuoverà un giorno padre e madre. Avere del genitori preferibilmente dove è nato. Se questo non è possibile, deve poterli trovare in qualunque altro posto. Apri il libro del profeta Isaia. Leggi: «Rendete giustizia all'orfano». «Vie sporche» Dice che l'adozione internazionale è in aumento in Italia e in tutto l'Occidente, dove i bambini abbandonati sono pochi rispetto alla domanda. «Accade purtroppo che molti bimbi sono presi come un bene di consumo. Quando una coppia si è fatta la casa, il tv color, ha due macchine e la casetta al mare, viene 11 momento In cui 1 due si guardano in facci a*e lui o lei dice: "Ci manca un bambino". Allora lo cercano. Non lo trovano per canali puliti, e uno è appunto 11 Olal, che è severo nel valutare le motivazioni. Lo trovano pervie sporche». J7 Terzo Mondo diventa così una banca del figlio gtà confezionato, una sorta di madre surrogata. «Subisce 11 peggiore del saccheggi. L'ul¬ timo bottino colonialista. Dopo le spezie, l'oro, si va a prendergli 1 bambini». Come avviene il saccheggio? «Hai l'ok del tribunale dei minori, li parere positivo degli esperti sulle capacità educative. Val In certi Paesi, uno dei quali è 11 Salvador. Trovi un avvocato-notaio che ti porta in una bidonville, da una famiglia povera e con molti figli. Scegli: "Voglio questo". Dal una mancia alla famiglia e paghi l'avvocato con un onorarlo che, due anni fa quando ci sono stato, andava da 1500 a 5000 dollari. E ti porti a casa il bambino o la bambina. Legalmente per quel Paese, legalmente anche su questo versante perché hai l'idoneità del tribunale. Ma tutto questo è inumano». Una battaglia Dice Gabriella Mergulci: «Mi chiedono: "Ma come, tu vuoi fare la battaglia per i bambini che si comperano all'estero quando si comperano anche da noi?". Che si comperino anche In Italia non ci fa onore, ma non deve essere motivo per cui 11 Ciai debba rinunciare alla battaglia contro la vendita di bambini in altri Paesi. L'adozione è per i senza famiglia, non per quelli di famiglie povere. Queste alutiamole a crescere con i loro figli e prevenire l'abbandono. Consideriamo l'adozione internazionale una soluzione di emergenza, come alternativa alla vita In orfanotrofio. Il successo dei Ciai si avrà soltanto quando il Centro dovrà chiudere perché non ci saranno più bambini da adottare». Dice Forni: «C'è la grande obiezione: voi strappate bambini da un Paese, li trapiantate in un altro con cultura, storia, valori diversi, quindi saranno sempre degli sradicati. Quelli che lo dicono probabilmente non sono mal stati in un orfanotrofio indiano o coreano o guatemalteco. Ma basterebbe entrare in un orfanotrofio italiano: anche se i pavimenti sono tirati a cera, pare di essere in un magazzino di bambini. E' un luogo di stoccaggio di bimbi di varia età che. se non vengono adottati, al diciottesimo anno quando escono hanno soltanto paure e insicurezze. Perché sono vissuti tra quattro mura dentro una città che hanno mai conosciuto, senza attenzioni personali, senza il modello del padre e della madre: quindi, con dei vuoti enormi. Chi non ha avuto amore è incapace di dare amore». Sono riuscite tutte le adozioni di cui si è occupato il Ciai? Risponde la segretaria: •Abbiamo avuto cinque insuccessi. Su 852 adozioni ci sembra una media accettabile. Per quei cinque bambini rifiutati abbiamo trovato una nuova sistemazione». Dice Forni: «Quello che dopo tanti anni continua a commuovermi è quando questi miei figli venuti da Seul e dal cuore dell'India mi dicono "papà", e lo dicono perché veramente mi sentono padre loro. Tra noi è nato un rapporto autentico, naturale, non vi è nulla di artificiale. E' un'altra forma di procreazione, responsabile, dove persone diversissime in tutto si riconoscono padre e figli, madre e figli. Dirò di più: non sono a nostra immagine, ma vivendo con noi diventano a nostra somiglianza». In una pubblicazione del Ciai si legge questo memento di Elias Canetti, Premio Nobel 1981: «Ognuno è destinato a essere custode di più vite, e guai a lui se non trova quelle che deve custodire, guai a lui se custodisce male quelle che ha trovato». Luciano Curino ' N

Persone citate: Adolfo Berta, Elias Canetti, Enrico Fonti, Enrico Forni, Gabriella Mergulci, Gesù Bambino, Premio Nobel

Luoghi citati: America, India, Italia, Milano, Speranze