Dalla Russia con amore per Cavour

Dalla Russia con amore per Cavour COSI' LA GRANDE STUDIOSA SOVIETICA SCOPRI' LA NOSTRA STORIA Dalla Russia con amore per Cavour Cecilia Jsaakovna Kin. la grande italianista sovietica, è la prossima ospite delle conferenze organizzate dall'Associazione culturale italiana. Parlerà dell'Atalia vista da Mosca» venerdì a Torino, poi a Firenze, Milano, Roma e Bari. Alla Stampa, che l'ha già ospitata in questa pagina, dedica in esclusiva un articolo, in cui racconta quando è nato e com'è cresciuto il suo amore per il nostro Paese e la sua storta. Ogni citta vista lascia nella memoria un colore inconfondibile. Quando, ancora molto giovane, ingenua e piuttosto ignorante visitai per la prima volta Torino, non pensavo al Risorgimento, alla storia Italiana remota e recente. Vedevo una città bellissima, elegante, tutta beige e grigia, maestosa, una città che sembrava essere nata apposta per diventare capitale del Regno. Ammiravo i palazzi, 1 castelli, lo stile della Torino antica. E, stranamente, gli stabilimenti della Fiat, anche quelli più moderni, non contrastavano, ma «coesistevano» con la bellezza severa e nello stesso tempo capricciosa del barocco oppure del tardo romanticismo. Il passato cosi lontano e 11 presente sembravano uniti. Non potevo immaginare allora che molti anni dopo mi sarebbe toccato studiare la storia d'Italia, leggere un sacco di libri italiani per capire 1 problemi e l'atmosfera del secolo di Cavour e di Mazzini e di Garibaldi. Ma e successo proprio cosi. Cominciai a leggere senza uno scopo preciso, In modo assolutamente disinteressato. Poi mi venne l'idea di scrivere. Ho lavorato circa cinque anni senza nessun contratto con qualche casa editrice, in liberta. Scrivevo con passione e mi sembrava di vivere in quell'epoca. Forse (ma questo era frutto dell'inconscio) vc- levo coinvolgere 1 miei eventuali lettori perché l'Interesse per l'Italia è da noi, direi, eterno. Ma non volevo essere né superficiale e elementare, né «dotta». Dotta poi non potevo essere perché non lo sono, ma confesso: a me non place la mentalità professorale e detesto ogni tipo di didattica. Volevo tracciare i ritratti umani e psicologici dei protagonisti e riflettere sulla psicologia sociale della gente dell'Italia unita. Dunque per forza bisognava scegliere alcuni filoni principali e m'è sembrato giusto sceglierne tre: 11 pensiero liberale, quello socialista e quello cattolico (transigenti e intransigenti). Erano gli Anni Sessanta, il classico lavoro di Rosario Romeo non era ancora pubblicato. Leggevo Croce, Gramsci, Gobetti e poi Valerio Castronovo, Aldo Berselli, i resoconti di diversi convegni, Gabriele De Rosa. Ma /elen¬ co è lungo. Poi leggevo la corrispondenza di Marx e Engels con gli italiani, e il carteggio Turatl-Kullscloff, e mi ubriacavo di letture e potevo apprezzare la ricchezza del materiali e l'altissimo livello della storiografia italiana: laica e cattolica. Ammiravo Cavour. Mi ha colpito il discorso pronunciato dopo la morte prematura del grande statista da uno del suol avversari politici: Giuseppe Ferrari. Parlava alla Camera non soltanto del genio politico, ma anche della vittoria di Cavour. Era un discorso bello e nobile. Mi ricordavo bene con quale passione avesse sempre seguito gli avvenimenti italiani 11 nostro Herzen, come lui si sentisse •coinvolto direttamente' scrivendo di queste cose. Nel maggio '83 visitai Torino per la seconda volta e debbo dire che riconobbi i colori della città e che fui profondamente commossa quando gli amici torinesi prenotarono un tavolo nel ristorante del . «Cambio», proprio 11 dove era solito di venire 11 conte per riposarsi un po' e per preparare 1 discorsi che pronunciava nel Parlamento. Ma 11 mio secondo soggiorno a Torino era ben diverso, dopo tante cose lette e meditate. Quando cominciai a studiare i tempi di Cavour era inevitabile che mi interessassi allo sviluppo dell'industria (in primo luogo la Fiat) e della storia della stampa italiana. Era naturale che dopo Cavour cominciasse per me la •monarchia socialista» di Giovanni Giolittl. L'uomo di Drenerò mi interessava estremamente. Quando mi hanno regalato 1 tre volumi di •Quarant'annl di politica italiana. Dalle carte di Giovanni Giolitli», sono diventati 11 mio pane quotidiano spirituale. Non so come spiegarlo bene: ho subito una grande influenza di Croce, soprattutto per 1 suoi giudizi non soltanto politici, ma anche morali sugli statisti della Destra e della Sinistra storica. Sapevo bene cos'è 11 trasformismo, per esemplo. Volevo capire (forse indovinare un pochino) la personalità grande e complessa di Giolittl, 11 suo intelletto, il suo indubbio cinismo, ma anche 1 suol tratti personali, «te mani pulite». E la sua solitudine che mi sembra ovvia. La cosa decisiva era però il fatto storico: Giolittl dopo un certo periodo non ha accettato il regime fascista, la dittatura / V di Mussolini. E Io stesso vale per Luigi Albertlni, per Luigi Einaudi e per Alfredo Frassatl. Tra i corrispondenti di Giolittl, mi attraevano In modo speciale Luigi Roux e Alfredo Frassatl. Stimavo molto il Roux di quando era direttore della Gazzetta Piemontese e scrìveva a Giolittl lettere non soltanto affettuose e sincere, ma d'una grande intelligenza politica. E stimavo moltissimo anche Frassatl, 11 padre della Stampa, Mi rendo conto anche delle divergenze tra Roux e Frassatl e mi par di capire diverse altre cose. L'argomento è importantissimo e se uno si occupa di ciò, ha 11 dovere di non dare giudizi frettolosi e approssimativi, bisogna fare di tutto per capire e bisogna credere nelle proprie «certezze», ma senza denigrare le •certezze» altrui. Una discussione seria e onesta è, secondo me, un gran bene per tutti anche se si vedono 1 problemi in modo completamente diverso. Poi subentra il mestiere. Il diritto di «indovinare» alcune cose. Si può sbagliare trenta volte, ma se una volta hai indovinato oppure hai intuito giusto, questo si che mi sembra una autentica felicità professionale. Però 1 fatti stessi sono talmente gustosi che non c'è bisogno di immaginare «come... eccetera». Farò un esemplo. Al tempi di Frassatl, nel 1917, La Stampa aveva a Roma un ottimo corrispondente, un certo Cesare Sobrero, che mandava «in tutta fretta» al suo direttore le notizie importantissime e, come lui scrìveva, •storicamente esatte». Ma, data la Censura, era proibito a Frassatl pubblicare queste notizie. Il corrispondente aggiungeva però: • Una persona Ella può informare». La persona era Giolittl, che stava allora a Cuneo e Frassatl lo faceva subito. Ecco un bel lavoro! Cecilia Kin «Modo pratico di rispondere alle interpellanze»: Cavour in una caricatura di Teja sul, «Pasquino» nel marzo 1861