Bach sconosciuto (ma autentico?)

Bach sconosciuto (ma autentico?) Eseguite a Milano 22 «Corali» scoperte da Wilhelm Krumbach Bach sconosciuto (ma autentico?) 1 manoscritti furono acquistati nell'800 da un collezionista americano e donati all'università di Yale MILANO — L'occasione del terzo centenario della nascita di Johann Sebastian Bach favorisce le riscoperte nella incerta galassia degli inediti del grande Cantor. Così, nella chiesa cristiana protestante, gremitissima di pubblico, l'altra sera l'organista e musicologo tedesco Wilhelm Krumbach ha presentato, in prima esecuzione, ventidue Corali sconosciuti da lui ritrovati nella biblioteca dell'Università di Yale. Non è il primo di tali ritrovamenti dovuti a Krumbach. Nello stesso fondo dell'università americana aveva scoperto, ed eseguito recentemente nella cattedrale di Utrecht, 33 'Preludi Corali» rilegati sotto la sigla ■Arastadter Orgelbuch». / 22 Corali eseguiti l'altra sera, sul maestoso organo Tamburini della chiesa di via De Marchi, appartengono invece alla collezione dell'organista e musicologo tedesco Rinck, allievo dell'ultimo discepolo di Bach, J. C. Kittel. •Il periodo giovanile — scrive il maggiore studioso italiano di Bach, Alberto Basso — risulta fortemente corroso dal dubbio: di fronte a una cinquantina di composizioni, fra quelle di grande e piccola mole, che sicuramente sono opera di Bach, ne stanno altrettante almeno d'Incerta attribuzione». £' il dubbio che resta anche per le pagine ascoltate da Krumbach, anche se in molti momenti lo stile bachiano appare presente e l'impalcatura formale analoga alle opere conosciute. Queste ultime, peraltro, non erano totalmente assenti nel concerto che è stato accolto con molto favore dal pubblico. Abbiamo infatti ascoltato «Fantasia a doppio soggetto in sol minore», «Preludio e fuga In la minore», «Fantasia in do minore», e il «Capriccio In mi maggiore», in onore di Giovanni Cristoforo, I «Coraii» inediti appartenevano alla tipologia del genere in auge nella giovinezza di Bach, a partire da Pachelbel. Sembra che Rinck li abbia trascritti da una intavolatura d'organo tedesca in uso fino al 1710. Questo proverebbe la datazione al primo periodo creativo di Bach, Il manoscritto fu acquistato a metà Ottocento da un collezionista americano e poi legato, alla sua morte, a Yale. Non è dunque autografo, anche se i primi cinque corali recano esplicitamente l'attribuzione a J. s. Bach, Nel suo studio il professor Krumbach tende a attribuire queste opere al periodo successivo alla permanenza di Bach a Lueneburg. nell'anno e mesto che precede l'arrivo del musicista ad ArnstadU l. r.

Luoghi citati: Milano, Utrecht