I segreti dell'abbazia
I segreti dell'abbazia Alla Novalesa affiorano nuove tracce dell'antica storia I segreti dell'abbazia Da alcuni anni un'equipe di archeologi fruga nelle viscere dell'antico monastero - Oltre ad una moneta d'oro del re longobardo Desiderio sono venuti finora alla luce un cimitero delPXI secolo, un capitello tardo romano ed una fossa per la fusione di campane del XVII secolo Il ritrovamento più appariscente per il grosso pubblico può essere la moneta d'oro, un fremisse del re longobardo Desiderio conlato nella seconda meta dell'ottavo secolo a Piacenza, venuta alla luce durante una delle ultime campagne di scavi nell'Abbazia di Novalesa. Ma non è stata questa la scoperta più interessante registrata dagli archeologi impegnati, da alcuni anni, a recuperare tra le viscere dell'antico monastero parte dei segreti che nasconde. L'abbazia benedettina fondata nel 726, distrutta dai saraceni nel decimo secolo, devastata e saccheggiata più volle, soppressa da Napoleone, trasformata addirittura in centro di cure idrotermali e successivamente in collegio per ragazzi, continua a rivelarsi una miniera inesauribile di affascinanti testimonianze di storia e d'arte. Le sta scoprendo un gruppo di laureandi e studiosi diretti dalla prof. Gisella Cantino Wataghln, docente di Archeologia cristiana all'Università di Torino. Scavando sotto il pavimento della chiesa e nel chiostro, i ricercatori hanno riportato alla luce, oltre al «tremlsse» d'oro, un grosso capitello tardo romano, una fossa per la fusione di campane del XVII secolo, un complesso di tombe contenenti fibbie, medaglie e oggetti metallici, una sorprendente sequenza stratigrafica di murature, attribuibile a varie epoche del monastero, ed una enorme quantità di frammenti ceramici e di materiale vario. Tutti reperti di notevole interesse storico, che s'aggiungono agli spendici! affreschi dell'». xv e xvii secolo trovati sotto l'Intonaco dell'abside, ai frammenti di lapidi romane ed al bassorilievo In marmo del basso impero venuti alla lucè durante 1 son¬ daggi d'una decina d'anni fa, dopo il ritorno (1973) nel centro religioso della comunità benedettina specializzata nel recupero dei libri antichi. Si deve proprio alla laboriosa presenza di questi monaci, dopo un «vuoto» di 120 anni, la recuperata vitalità del centro religioso in Val Cenlschla angolo d'Europa che fu uno dei crocevia decisivi per la co¬ noscenza fra 1 popoli Grazie alla piccola comunità di benedettini, all'interessamento dell'Amministrazione provinciale e delle Soprintendenze piemontesi, si sono potuti avviare una serie di lavori di restauro dell'intero complesso e, parallelamente, anche le campagne di scavo degli archeologi non ancora terminate. Particolarmente interessante per gli antropologi il ritrovamento di un'area cimiteriale con le ossa di almeno cinquecento persone ivi sepolte a partire dall'undicesimo secolo. Sottoposti agli esami e alle tecniche degli specialisti, 1 resti potranno dare all'antropologo risultati di enorme interesse scientifico. In fase di elaborazione sono anche 1 dati e gli studi sull'ampio materiale venuto alla luce. 'Alcune ipotesi sull'orìgine e sulla storia di Novalesa — rileva la prof. Wataghln — dovranno essere riviste: Ma non è azzardato supporre che le antiche mura del monastero, erette nei secoli del ferro e della spada, riservino altre soprese. L' affascinante lettura del «Chronlcon Novaliciense», che riporta la tradizione orale e scritta, storia e invenzione di uno dei più luminosi centri di cultura del Medioevo, s'arricchirebbe di un altro capitolo. Scritto questa volta non da un anonimo monaco ma da archeologi, antropologi e storici del ventesimo secolo. Guido J. Paglia Gli scavi nella navata centrale dell'abbazia di Novalesa
Persone citate: Gisella Cantino Wataghln
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