Rubavano processi alla Cassazione e venivano a distruggerli a Torino di Claudio Cerasuolo
Rubavano processi alla Cassazione e venivano a distruggerli a Torino Un'altra clamorosa scoperta in margine al blitz antimafia: quattro arresti Rubavano processi alla Cassazione e venivano a distruggerli a Torino Un avvocato e un faccendiere romani, un milanese e un torinese: con tariffe da 40 a 100 milioni facevano sparire fascicoli «scomodi» di mafiosi ■ m 'j.'i.j. j .i... 1 vi-.-ii.;.. . :—j-ivj■ .i.■— L'inchiesta sul clan dei catane si riserva sèmpre nuòvi'e clamorosi risvolti. I magistrati che 11 10 dicembre scorso hanno fatto scattare 11 blitz antimafia hanno scoperto un'agenzia specializzata in sparizioni di fascicoli alla corte di Cassazione. Con 50 milioni un imputato eccellente poteva garantirsi di non scontare una condanna che, dopo l'ultimo grado di giudizio, sarebbe diventata definitiva. Ricevuta la segnalazione dall'interessato, i complici si presentavano alla cancelleria della corte di Cassazione e chiedevano in visione il fascicolo. Dopodiché non lo restituivano e l'intero incartamento spariva. Col tempo, forse, il furto sarebbe venuto a galla: ma sarebbe stato difficile provare la responsabilità di qualcuno degli impiegati. E magari il tempo tra; scorso avrebbe garantito la prescrizione del reato, Quattro 1 personaggi coinvolti In questa vicenda che i magistrati torinesi tengono separata dalla maxi-inchiesta: un avvocato romano, Michele Panaro, 69 anni; Lino Marinelli, 46 anni, molto noto a palazzo di giustizia di Milano; un agente di pubblica sicurezza In servizio a Milano, Antonio Foglia e un torinese, Aldo Porneris, 40 anni. Il legale, Marinelli e l'agente di polizia sono stati arrestati martedì scorso, mentre la cattura di Forneris risale ai giorni del blitz. Ci sono volute settimane e settimane prima che il gruppo dei sostituti procuratori mettesse a fuoco questo nuovo capitolo di indagini (erano stati spiccati quasi 400 ordini di cattura) e soltanto ieri la notizia è trapelata a palazzo di giustizia. Tra i nomi dei beneficiati da questa piccola ma efficientissima organizzazione per delinquere spiccano quelli dei fratelli Francesco e Ro- berto Miano, noti boss della droga a Torino. Il pentito del clan del catanesi che ha consentito di far luce sui gravi episodi è stato preciso sia sui ruoli delle persone coinvolte, sia sul prezzo che gli interessati pagavano, quasi sempre a Marinelli. La cifra variava dai 40 al 50 milioni, ma nei casi più difficili poteva arrivare anche a 100 milioni. Lo stesso Marinelli, accompagnato dall'avvocato romano, si recava poi alla cancelleria della corte. A Torino i magistrati hanno accertato almeno quattro casi di corruzione, altri a Milano, Genova, Roma e Palermo. L'agenzia non era riservata ai malavitosi del clan del catanesi ma era aperta e disponibile a offrire 1 propri servizi a chiunque si fosse messo in contatto. La funzione di Aldo Forneris (difeso dall'avv. Fulvio Gianaria), almeno nei casi accertati nel capoluogo piemontese, sarebbe proprio stata quella di intermediarlo d'affari: metteva in contatto l'interessato con l'agenzia e poi, ottenuto il fascicolo, si incaricava di distruggerlo dandolo alle fiamme. Claudio Cerasuolo
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