Un «sir» alla Farnesina

Un «sir» alla Farnesina Renato Ruggiero sostituisce Francesco Malfatti alla segreteria generale del ministero degli Esteri Un «sir» alla Farnesina Ieri lo scambio delle consegne - La nomina è accompagnata da un piano di rinnovamento: è finita l'era della feluca, comincia quella del computer - E' previsto un rafforzamento strutturale e funzionale della segreteria - Gambiera la gerarchia delle sedi diplomatiche all'estero - Carenza di «vocazioni» e stipendi bassi ROMA — Mercoledì c'è stata la colazione di commiato da Francesco Malfatti, offerta da Giulio Andreottl nell'appartamento di rappresentanza del ministro degli Esteri. Ieri pomeriggio c'è stato lo scambio delle consegne. L'ambasciatore Malfatti di Monte trotto, 65 anni, è andato in pensione. L'ambasciatore Renato Ruggiero, 55 anni, ne ba preso 11 posto di segretario generale della Farnesina: è sceso dal quarto (direzione degli affari economici) al primo plano, quello nobile, l'unico dove gli uscieri hanno ancora la giacca con le code. Veramente, lo scambio delle consegne sarebbe dovuto avvenire oggi, primo febbraio, Santa Verdiana. Ma oggi è venerdì e slr Renato Ruggiero (il titolo gli spetta da quando la regina Elisabetta, a bordo del «Brltannia» ancorato a Napoli, lo nominò • Knight Commander of St. Michael and St. George*) è superstizioso, da buon napoletano. Quando si accorse che 11 primo febbraio cadeva di venerdì, disse al ministro Andreottl e al suo predecessore: -O anticipo a giovedì pomeriggio o rinvio a sabato mattina». E, citando Benedetto Croce, aggiunse In napoletano: «Afa che ci vuole a toccare un corno?». Cosi, con un giorno d'anticipo sulla scadenza, Ruggiero si è seduto alla scrivania Luigi XVI, che si tramanda essere appartenuta al celebre Contarmi. 11 segretario generale che si scontrò con Mussolini, il quale giudicava eccessivi e inaccettabili i poteri istituzionalmente attribuiti al segretario generale: ^collabora direttamente con il ministro per assicurare continuità e coordinamento» alla politica estera del paese. E' una figura anomala nella pubblica amministrazione, creata da Cavour e senza riscontri In altri ministeri. Stavolta, però, il cambio della guardia alla segreteria generale non è un semplice avvicendamento tra uomini per ragioni d'età. Dovrebbe segnare l'inizio di un'era di rinnovamento, che proprio nella segreteria generale avrà 11 perno e 11 motore e che dovrebbe completare la trasformazione, in parte già. in atto, dell'immagine ormai logora ed estranea ai tempi del diplomatico «feluca e mondanità». E' stato lo stesso Andreotti, consapevole dell'Inadeguatezza delle strutture del ministero, a volere questa trasformazione che, semplificando, si baserà In partenza su una riduzione dell'organico e del ruolo del gabinetto del ministro e in un rafforzamento strutturale e funzionale della segreteria. Dal nuovo segretario generale dipenderà una «unità di programmazione» — si rifa al modello del famoso e potentissimo -planning Staff» del Foreign Office britannico —, che sarà suddivisa per aree geografiche (competenza verticale) e per materie (competenza orizzontale). Questa unità partirà con un modesto organico di sei persone e, per evitare che diventi un centro di potere autonomo e arbitrarlo, è stato stabilito che non potrà sottoporre al segretario generale alcun documento che non sia stato già approvato dalle varie direzioni generali. Ma, al di là di questi problemi di equilibrio del poteri, non c'è dubbio che 11 nuovo nucleo, il cui strumento essenziale di lavoro sarà 11 computer per la raccolta e l'elaborazione di tutti i dati possibili (un computer che si pensa di collegare con quelli della Comunità a Bruxelles e con le banche dati del Lussemburgo), diventerà la dinamo che alimenterà tutto il lavoro della diplomazia Italiana. Questa riforma, infatti, ne comporta altre, prima fra tutte quella della figura e del ruolo del diplomatico. Una volta quando si «entrava in carriera» si correva dal sarto a farsi confezionare il f rack e il tight. Oggi sarebe bene che il neo-diplomatico corresse ad iscriversi ad un corso per imparare come si imposta un programma al computer. Ruggiero ha fretta. Per troppi anni il ministero degli Esteri -ha vissuto soltanto di affari politici». Bastano poche cifre a quantificare 11 ritardo sui tempi. Alla Farnesina vi sono 3 funzionari che si occupano a tempo pieno di problemi della ricerca scientifica, dello spazio, delle nuo¬ ve tecnologie; al Foreign Office sono 40. Lo staff commerciale della nostra ambasciata a Washington è la metà di quello della Danimarca, un sesto di quello della Francia. Un'antiquata visione eurocentrica della diplomazia porta ancora a considerare «principali» sedi come Parigi o Londra (quando Andreottl, ormai, vede tre volte al mese 1 suol colleghi francese e inglese) e secondarle sedi come Nuova Delhi, o Rlad, o Tripoli. Anche questa gerarchia va rivista. Insomma, sarà un lavoro enorme quello di trasformare la vecchia Farnesina in «un moderno strumento negoziale al servigio delle varie amministrazioni dello Stato» (perché oggi tutti 1 ministeri, soprattutto quelli economici e tecnici, fanno politica este¬ ra e hanno bisogno di supporti con alta professionalità). Anche perché c'è una crisi di «vocazioni» In un mestiere che, perduto 11 fascino magari un po' fatuo di un tempo, ha conservato si prestigio ed anche gratificazioni morali, ma ha pure conservato retribuzioni d'altri tempi (senza le indennità di sede, meno di un milione al mese per chi ha tre anni di anzianità, e appena un milione e mezzo per chi è ministro di «prima»). Sicché con 938 posti in organico, i funzionari sono soltanto 700. del quali 60 donne. Proprio perché il compito è tremendo, Andreottl ha scelto un uomo come 11 clnquantaclnqucnne Ruggiero, fisico possente e grandi capacità di lavoro, il cui curriculum professionale riempie due pagine dattiloscritte e il cui prestigio internazionale è tale che è stato eletto all'unanimità presidente del comitato esecutivo dell'Ocse su proposta di americani, svizzeri e giapponesi. Davvero, quello di ieri non è stato un avvicendamento di routine: anche per questo Ruggiero non ha voluto cominciare di ve- nerdl Paolo Garimbcrti