Dove si può ingaggiare l'ultimo maggiordomo

Dove si può ingaggiare l'ultimo maggiordomo Dove si può ingaggiare l'ultimo maggiordomo . T% UTLER» nel vo// f"j cabolario è tradotto come maggiordomo. Ma non è cosi. Butler è un concetto, come sa chi ha letto un po' di letteratura inglese, visto film degli anni Cinquanta e quelle commedie di Noci Cov/ard dove 11 butler sa tutto, capisce tutto ed è un deus ex machina. E' un amico silenzioso e consigliere, veglia il padrone, lo cura e lo presenta al mondo. E' un concentrato di quello che una volta si chiamava valet, il cameriere personale che il signorino portava con sé nei viaggi, nei week end e che teneva i vestiti e il signorino in ordine. E che moriva di dolore quando il signorino si sposava. Oggi in Inghilterra questo tipo di persona è ovviamente rara, anzi rarissima. Difficile da trovare perché 1 pochi esemplari vengono pagati meglio a New York e a Palm Beach, dove si divertono un mondo a tenere i ricchissimi padroni in soggezione; o nei paesi arabi del petrolio, dove sopravvivono a stento per qualche anno, ma fanno fortuna. Fino a prima della guerra le grandi case di campagna britanniche ricevevano in stile per i week end di caccia, le signore arrivavano con le cameriere personali, i signorini con i valet e anche il butler. Nelle tavolate dove pranzavano gli inservienti, i valet, i butler sedevano secondo il grado d'importanza di chi li impiegava. Cosi che ' la cameriera impiegata dal duca (prima della guerra riceveva uno stipendio che si aggirava sulle due sterline la settimana) aveva precedenza sul butler che lavorava per il baronetto. Oggi le cose non stanno cosi e nessuno si porta dietro i propri inservienti, anche perché non è detto che al punto d'arrivo ce ne siano altri. Ormal i butler sono rarissimi. I duchi, che sono in tutto una ventina, ce li hanno, e anche la famiglia reale, inclusi i membri minori. Molti uomini d'affari, specie se non sposati, hanno il loro butler. ministro Visentini avrà di che occuparsi con questa rinvigorita evasione fiscale. Avranno di che occuparsi anche i magistrati del lavoro: questi contratti di solito s'interrompono con un disaccordo bilaterale e la colf ha pieno diritto, anche in seguito, di pretendere quei contributi mai versati. re: «No, grazie, io ho già la pensione a 40 anni, meglio mettere qualcosa in più nello stipendio». Fioriranno gli imbrogli che già fioriscono: denunciare meno ore o più ore di lavoro, secondo la convenienza; dichiarare un compenso più basso in linea con i minimi retributivi convenzionali. Il come era comune accordo,dal datore di lavoro. Pioveranno multe, salatissime. Avere la colf è già oggi un privilegio; presto sarà una rarità da museo. Per estinzione di una razza, certo: quella dei datori di lavoro in grado di pagare uno stipendio. Simonetta Conti rai di qualità. «Ma bisogna anche poter loro offrire un appartamentino se-' parato con un televisore e una giornata di libera uscita o anche una giornata e mezzo. Avere tanto spazio in una casa di campagna è possibile — continua l'esperta di collocamento — ma a Londra è raro e probitivo. E il butler preferisce abitare nella capitale, naturalmente». Non tanto la «merce», quella buona, è rarissima, ma costa molto. «Non si può sperare di avere un buon butler a meno di 150 sterline la settimana» (circa 350 mila lire) — dice il direttore del Mayfair Bureau. «Poi ci sono i contributi, metà dei quali sono pagati da chi lo impiega». Ma se il butler viene con moglie e figli e se c'è spazio per ospitarli — il salarlo sarà relativamente più basso. «Ma il butler con moglie e figli, francamente, non è un vero butler. Sarà un buon cameriere, autista, Inserviente, uomo dì fatica, ma non avrà tempo per dedicarsi al padrone». Come succede, la professione implica snobismo: il butler lo trova più facilmente la principessa Margaret che non il signor Mario Rossi (o John Smith, in inglese). E se John Smith si chiama Lord Smith ha più probabilità di procurarsi un magnifico butler. Il duca di Smith, poi, non avrà problemi. «Ma è anche una questione di tradizione. Ci sono delle famiglie che hanno lavorato nella stessa casata per generazioni. E il nipote impara dallo zio e non si sognerebbe neanche di fare un altro mestiere. Né vorrebbe farlo ad Abu Dhabi o in Kuwait. Ci tiene a essere in Inghilterra, capisce il valore delle tradizioni e apprezza il padrone che abbatte più fagiani e pernici, che sa andare a cavallo più di quanto ci tenga al televisore nel salottino». Ma, dopo un'uscita tanto romantica, viene 1' informazione che un butler del genere, quello perfetto, insomma, costerebbe duecento sterline la settimana, quasi mezzo milione di lire. Gaia Servadio «Ma è un altro tipo di personaggio che deve fare da autista, trasformarsi in cameriere e aprire la porta, pulire 1' argento», dice l'impiegata di una famosa agenzia di collocamento londinese. «Il butler vecchio stile è sempre più raro, benché ambito. Quello che, senza parere, diventa parte non tanto della famiglia quanto della personalità de) padrone. Un alter ego. Perché un vero butler deve essere un uomo di una certa cultura». Difatti, se non lo si trova attraverso una agenzia di collocamento, il modo migliore per trovarsene uno è quello di mettere una inserzione su The Times. Non sul Telegraph (giornale della borghesia conservatrice che il butler non lo ha mal avuto) né sul Guardian (giornale, sempre di qualità, ma del centrosinistra). Se il butler vale qualche cosa, legge 11 Times, perché deve tenersi informato sulle vicende della famiglia reale, sulle tavolate degli ambasciatori, e chi era la dama di compagnia di questa o quella principessa. C'è un'altra pubblicazione, un quindicinale che si chiama The Lady (e com' altro dovrebbe chiamarsi?) dove si può collocare una inserzione avendo una buona speranza di trovare un maggiordomo più o meno importanti per la promessa data a cuor leggero che la loro creatura aveva tutte le chances e le doti per entrare nel firmamento delle baby-star. Questi sono casi noti: •Chiaramente l'ambizione e l'amore dei genitori per il pargolo tanto bello non dovrebbero mai far velo al buon senso e alla ragionevolezza nelle pretese di successo televisivo», dice Franco Carrer, pubblicitario dello studio Testa, un'agenzia di Torino che ha utilizzato bambini per taluni spot di pannolini. Nella rincorsa in aumento del 30 per cento in più quest'anno, registrata dalle agenzie di modelli all'impiego di immagini di bambini nella pubblicità televisiva, «grazie alla loro funzione disarmante nel confronti dello spettatore», come l'ha definita al Afondo il tecnico Marco Testa dell'agenzia omonima di Milano, c'è qualcosa che fa pensare a una specie di sfruttamento dell'infanzia, ma forse non è cosi. Si direbbe che la pubblicità si sia messa sulla strada del candore. Ci saranno vistosi rifiuti del pubblico la prima volta che un piccolo divo del «caroselli» dirà qualcosa di meno che innocente. Marco Gioiti Conviene awllare I propri Cigli alla carriera di modelli della pubblicità? E' una risposta difficile. A chi Interessa, comunque, ecco un breve elenco di agenzie specializzate che si occupano di «mlnl-dlvI». • Show Service, via Nomentane 259, Roma, tel. 664320. • Model Service, via Gioberti 36, Torino, tel. 548039. • Mini Modera, via Pagliano 1, Milano, tel. 4690297. • Petit Model, via Alberto Malo 25, Milano, tel. 4983196. e People, via Vincenzo Monti 9, Milano, tal. 870015.