Piume e penne per non congelare

Piume e penne per non congelare Piume e penne per non congelare SULLA distesa di ghiaccio risaltano i goffi cor])! neri di un grande stormo di folaghe: nelle Valli di Comacchio sul delta del Po, nella laguna veneta, nei laghi dell'Italia centrale. Come sono riuscite a sopportare all'aperto, senza riparo, le catastrotiche temperature sottozero delle scorse notti (a Comacchio il termometro ha raggiunto —23°)? Tra le varie classi animali, gli uccelli, mantenendo una inalterata attività vitale per l'intero corso dell'anno, presentano una articolata e diversificata serie di adattamenti contro il freddo. L'insieme di piume e penne che riveste il cori» costituisce lo strumento principale per garantire l'isolamento termico e mantenere le elevate temperature corporee tipiche di questi animali (44' in certi passeriforml). Le piume sono strutture cheratinizzate pessime conduttrici di calore e trattengono un ancor più efficace rivestimento isolante costituito dall'aria intrappolata tra i loro vessilli. Il noto comportamento di .arruffare» le penne non serve ad altro che ad aumentare lo spessore dello strato isolante d'aria che separa il corpo dall'esterno. Le parti non piumate del corpo becco e zampe, sono accuratamente cheratinizzate e, a livello respiratorio, ] sacchi aerei intracorporei sono dilatati al minimo per ridurre l'entrata di aria fredda dall'esterno. Il tipico comportamento dello stare posati su una sola zampa, nascondendo il capo sotto l'ala, permette un insospettabile risparmio del 10 per cento del calore esterno. Ecco quindi gabbiani e anatre riposare tranquillamente su una palude ghiacciata o pettirossi zampettare tra la neve. Non tutte le specie di uccelli restano comunque a svernare e molte migrano a sud verso i tropici, l'equatore o l'estate australe. Oltre a fattori ereditari e metabolici, il motivo principale della loro partenza è la dieta. Le specie strettamente insettivore non potrebbero superare l'inverno delle nostre regioni, caratterizzato dall'assenza quasi totale di artropodi in attività. Gli uccelli svernanti, Invece, sono erbivori o onnivori. I passeriformi come lo Storno, lo Scricciolo, l'Occhiocotto, pur prediligendo in estate una dieta Insettivora, durante l'inverno si disperso in posizione normale. Un altro adattamento ..antigelo» relativamente semplice ma efficacissimo, che coinvolge la struttura anatomica e fisiologica, è quello che permette agli uccelli di mantenere le zampe immerse in acque gelide, tra la neve o sul ghiaccio senza .patire il freddo» o perlomeno senza disperdere troppo calore. I piedi sono infatti normalmente irrorati, ma vena e arteria della zampa corrono parallele e a contatto. In questo modo il sangue caldo arterioso proveniente dal cuore e diretto verso l'estremità cede il proprio calore al sangue freddo venoso di ritorno verso il corpo, prima di disperderlo a contatto con l'ambiente Un tarabusino, ben riparato dalle canne della palude adattano a una alimentazione più varia, comprendente bacche, semi e altro materiale vegetale. Esistono anche aspetti comportamentali della lotta al freddo: ad esempio le • riserve» alimentari dei corvidi costituite soprattutto nel periodo invernale. C'è poi l'interessante comportamento del -roost», l'appolaiamento collettivo che in caso di freddo particolarmente intenso si tramuta in vere e proprie ..ammucchiate» di pochi individui nelle fessure delle rocce, nelle cavità degli alberi e in qualunque altro spazio cavo (all'occorrenza vanno benissimo anche grondaie o vecchie cassette postali) ove sia più facile, insieme, ..scaldare l'ambiente». Molte specie sfruttano anche le temperature urbane, in genere superiori di 1-3 gradi a quelle di boschi e campagne, come conseguenza del traffico e degli impianti di riscaldamento, frequentando giardini e parchi cittadini. Cosi si spiegano 1 raduni serali degli storni nelle piazze alberate di molte città italiane. Malgrado queste efficaci strategie, a tutto c'è un limite. Il limite, relativamente alle nostre regioni, è stato raggiunto in questo inizio d'anno veramente gelido. Un episodio: i volontari della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) di Comacchio, intenti come in tutta Italia a soccorrere la fauna selvatica in difficoltà, hanno trovato un Airone cenerino deperito e sfinito perchè incapace di alimentarsi. Le incrostazioni di ghiaccio gli avevano sigillato il becco. Marco Lambertini QUANDO, nell'estate scorsa, Francesco Bazzani e Luciano Manfredi ritirarono la bilancia dalle acque del Po a Cremona, pensarono di aver pescato un tronco. Invece era un magnifico storione di 165 chili, una cattura ormai rara. I leggendari storioni del Po sono infatti sempre di meno, respinti da un incalzante inquinamento: 25 mila tonnellate annue di fosforo. 3 mila di detergenti, 2600 di zinco, 1500 di rame, 480 di piombo. Poi idrocarburi, cromo, cianuri, fenolo. Quanto basta per far sparire quegli storioni che un tempo si pescavano anche nel Tevere. Adige. Arno. Volturno. Garigliano. Lo storione è una specie di squalo di acqua dolco che vive nei mari temperati e freddi. Di origini antichissime (periodo dell'Eocene, Miocene. Pliocene), e senza scheletro e ha il muso appuntito ornato di 4 barbigli che usa come un aspiratore. Lo pescavano già 1 greci e i cinesi, per la sua bontà, lo servivano all' imperatore. Quando poi si scopri che le uova erano una leccornia, cominciò la vera caccia. Le maggiori specie di storioni sono: Huso fiuso (Beluga o storione ladano), un gigante che arriva a 9 metri e a 1500 chili. Nel Volga venne catturata una fem-

Persone citate: Francesco Bazzani, Lambertini, Luciano Manfredi, Storno

Luoghi citati: Comacchio, Cremona, Italia