«Le domande che faremo all'astro di Halley»

«Le domande che faremo all'astro di Halley» «Le domande che faremo all'astro di Halley» «Giotto- è infatti il nome della sonda spaziale che il 2 luglio 1985 verrà lanciata tramite il razzo vettore «Ariane» dalla base equatoriale della Guiana francese nell'America del Sud. Dopo un volo di 247 giorni nello spazio interplanetario essa incontrerà la Cometa di Halley a una distanza di appena 500 chilometri e a una velocità relativa di 68 chilometri al secondo, permettendo per la prima volta all'occhio umano (distante 150 milioni di chilometri) di vedere come sia realmente fatto il nucleo di una cometa. Sarà Inoltre possibile eseguire misure «in situ-, senza l'ausilio cioè di telescopi terrestri, ma di strumenti che misureranno direttamente la composizione chimica del gas e della polvere cometari e i para¬ metri fisici della chioma e della coda. Altre due sonde russe e due giapponesi coroneranno, a maggior distanza, V •happening» spaziale, mentre satelliti artificiali intorno alla Terra, lo Space Shuttle, razzi, palloni, centinaia di telescopi e migliaia di occhi terrestri scruteranno per mesi l'oggetto celeste più temuto e discusso della storia. E pochi avranno la possibilità di vederlo una seconda volta, perché la Cometa di Halley tornerà a farcì visita dopo 76 anni di viaggio interplanetario, nel 2062. Circa l'origine, la provenienza e il numero delle comete, noi slamo in grado oggi, con le attuali conoscenze scientifiche, basate sulle osservazioni visuali, fotogràfiche é spettroscopiche, di fare unicamente delle Ipotesi. Si crede gene¬ dez-vous dopo un lungo viaggio inter to misurato con esattezza' da Terra, si dovrebbe aggirare, in base a misure indirette di «albedo» (potere riflettente), su valori da uno a 5 chilometri. . Quando questo nucleo si avvicina al Sole, a circa 600 milioni di chilometri incomincia a evaporare, a causa della luce ultravioletta del Sole, e viene cosi a formarsi un'atmosfera di gas e polvere dal diametro di circa 100.000 chilometri che è visibile da Terra anche a occhio nudo. Ciò è dovuto al fatto che il gas emette luce, in quanto le molecole e gli atomi di cui esso e composto vengono eccitati dal fotoni solari, mentre la polvere riflette la luce A circa 300 milioni di chilometri dal Sole, a causa dell'interazione con il vento solare (flusso di elettroni e protoni emessi in continuazione dal Sole) si forma ralmente che le comete facciano parte del nostro sistema solare, che esse siano state originate contemporaneamente al Sole e a pianeti 4,6 miliardi di anni fa e che siano i resti del collasso gravitazionale della nebulosa presolare. di una stella vicina, alcune comete cambiano la loro orbita originaria e vengono attratte nel campo gravitazionale solare descrivendo un'orbi-ta che può essere ellittica, parabolica o iperbolica. Fino a oggi si conoscono minata da ripetuti passaggi intorno al Sole. Quindi esse possono contenere la «chiave» dell'origine della vita nel nostro e negli altri sistemi planetari della galassia. Nessuno sa come 11 nucleo cometario sia fatto e Cristiano Cosmovici, l'astronauta italiano dell'equipe europea che studierà la cometa con la sonda «Giotto», fa il punto sui programmi di ricerca circa 640 comete; ogni anno vengono scoperte da 5 a 10 nuove comete, per lo più non visibili a occhio nudo. Le comete nuove o «vergini» sono particolarmente interessanti in quanto vengono considerate come una specie di materia originaria; non conta- da che cosa sia composto. La teoria più credibile è quella di Whipple, che predice l'esistenza di un conglomerato di ghiaccio (ammoniaca, acqua, formaldeide, metano) frammisto a polvere cosmica. Il diametro di questi «iceberg dello spazio», che non è mai sta¬ Una nube di circa 100 miliardi di comete, la cosiddetta «nube di Oort», sarebbe in orbita intorno al Sole nella regione esterna del sistema planetario a una distanza di circa 7500 miliardi di chilometri. A causa di perturbazioni esterne, come il passaggio erplanetario Urano una difesa a due strati, e In alcuni punti anche a tre. Si prevede di dare Inizio al primo ciclo di lavoro sulla Cometa di Halley quando la distanza tra quest'ultima e le stazioni sarà di 14 milioni di chilometri, poi di 7 milioni di chilometri, e Infine di 650 mila chilometri. SI pensa che la distanza minima che si potrà raggiungere tra il nucleo della cometa e le stazioni sarà di 10-30 mila chilometri. I lavori del progetto •Vega» 6l svolgono su scala Internazionale. Alla preparazione di una parte dell' attrezzatura hanno partecipato specialisti di cinque Paesi socialisti, Bulgaria, Ungheria, Germania Orientale, Polonia e Cecoslovacchia, nonché della Francia, dell'Austria e della Germania Occidentale. I sovietici collaborano strettamente con gli specialisti del Paesi europei occidentali, membri dell' Agenzia spaziale europea, che autonomamente lancerà la sonda «Giotto., dal nome del grande pittore fiorentino, che rappresentò In una sua tela l'apparizione della Cometa di Halley. Gli scienziati sovietici metteranno a disposizione dell' Agenzia spaziale europea 1 dati balistici che possono aiutare gli specialisti europel occidentali a correggere la traiettoria di volo delle loro stazioni. Un altro progetto, «Pianeta A», legato anch'esso alle ricerche sulla Cometa di Halley, è in fase di preparazione In Giappone. Si suppone che la composizione delle comete differisca completamente da tutto ciò che sin qui è stato analizzato, e che si avvicini molto a ciò che un tempo era la nebulosa protoplanctarla. L'esperimento spaziale può rispondere alle domande sull'origine del sistema solare, sul processi di formazione del ghiacci e del pulviscolo Interstellare, dai quali sono composti le comete. Mikhall Cernyahov una coda di plasma (atomi e molecole allo stato ionizzato) che si dispone sempre radialmente in direzione opposta al Sole qualsiasi sia la posizione della cometa e che può raggiungere una lunghezza dì ben 150 milioni di chilometri, ren-' dendo spettacolare la cometa anche a occhio nudo. A bordo della sonda spaziale «Giotto» incaricata di far luce sui «misteri» cometari, sono Imbarcati 10 esperimenti sviluppati negli istituti di ricerca italiani, tedeschi, francesi, inglesi e belgi. L'esperimento più importante e spettacolare è la camera televisiva a colori che permetterà di vedere per la prima volta la struttura del nucleo con la straordinaria risoluzione spaziale di 20 metri. Gli spettrometri dì massa a bordo permetteranno di stabilire l'esatta composi- giorno, con la parte centrale più luminosa di Venere e una coda che si estendeva per qualche dozzina di gradi. La cometa di Halley. nel 1910 al suo terzo passaggio calcolato, dopo quelli del 1759 e del 1835, fu avvistata ni settembre 1909 dall'Osservatorio di Heidelberg, in Germania, e divenne visibile a occhio nudo alla fine dell'Inverno. Si trovò al perielio il 20 aprile e si avvicinò poi all'orbita terrestre. Il 18 maggio 1910 passò fra il Sole e la Terra, a 23 milioni dì chilometri dal nostro pianeta, e la sua coda, opposta al Sole, probabilmente si incontrò con l'atmosfera terrestre. I lettori dei giornali dell'epoca erano abbondantemente prevenuti sull'avvenimento. Essi sapevano in particolare che 11 radicale tossico CN (cianogeno) era stato rilevato con misurazioni spettroscopiche poco prima nella cometa Morehouse (1908). Da ciò a dire che 1' umanità Intera sarebbe stata avvelenata dai gas tossici il passo era molto lungo, ma fu allegramente superato da numerosi ciarlatani. La notte fra il 18 e il 19 maggio fu carica di inquietudine. Molti la passarono tappati in casa dopo aver otturato persino le fessure delle porte e finestre, altri la passarono in preghiera nelle chiese e nei monasteri, altri ancora parteciparono a feste e banchetti In onore dell'ultimo giorno. A Parigi l'astronomo Cantine Flammarion aveva tentato di rassicurare al-, meno i lettori dell' .Illustrazione»: «Dobbiamo considerare le code come immateriali, soprattutto per quanto riguarda 1 timori per la nostra atmosfera». Ma l'influenza delle comete sulla Terra resta un soggetto affascinante. Ancora oggi è suggestivo pensare che nelle comete sono state trovate molecole organiche, e che quindi le comete potrebbero essere legate all'origine della vita sul nostro pianeta. A. Levasseur-Regourd Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Piano dell'eclittirn Urano oni della Terra e della cometa