I magistrati chiedono strutture adeguate

I magistrati chiedono strutture adeguate I magistrati chiedono strutture adeguate «Preture carenti» Processi bloccati? Al dissidente sovietico piacerebbe tornare in Russia Nostqlgijq per Zinovev Lo scrittore, perseguitato ai tempi di Stalin e costretto all'esilio in quelli dì Breznev, ha scrìtto su una rivista che i tempi di Stalin «erano eroici e pieni di idealismo» e che se Mosca lo consentisse tornerebbe volentieri in patria - «Un paradosso» dice Sinjavskij I giudici, che minacciano due giorni di sciopero, sollecitano una legge per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie ROMA — Se governo e Parlamento non si decideranno al più presto a fornire le strutture per consentire l'attuazione della recente riforma giudiziaria che ha accresciuto la competenza dei pretori, i seimila giudici italiani potrebbero anche astenersi dalle udienze bloccando per due giorni l'ammlnistrazlonc della giustizia. Un mandato In tal senso è stato Inviato al comitato direttivo centrale dell'associazione nazionale magistrati dal comitato di coordinamento di Unità per la costituzione ("Unicost.). la corrente di maggioranza dell'Anni riunitasi nei giorni scorsi a convegno a Baia Domitia. I responsabili del sindacato dei magistrati sono stati Invitati infatti, con un documento approvato all'unanimità dai delegati della corrente, a indire assemblee distrettuali — con conseguente astensione dalle udienze — per discutere le misure urgenti al fine di assicurare all'amministrazione della giustizia le strutture necessarie. «Unlcost. domanda anche che venga richiesta la immediata presentazione al Parlamento di un disegno di legge per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Appare questo, infatti, il punto centrale della riforma entrata in vigore a fine novembre. La legge, aumentando la competenza dei pretori, ne ha anche accresciuto la mole di lavoro, specie negli uffici delle grandi città o delle aree dove più evidenti si manifestano i contrasti sociali. Di contro vi sono preture che hanno il problema Inverso. Tanto che anni fa, nell'impossibilità di chiuderle (per motivi elettorali, visto che i vari padrini politici si opponevano all'eventualità che ciò potesse verificarsi nei propri collegi) molte di esse rimasero senza titolare. Oggi, dunque, si impone una nuova mappa delle preture in Italia ed una conseguente migliore redlstrlbuzione del lavoro. E' necessario cioè (di qui la richiesta di Uhicost) che venga presentata e approvata al più presto una legge per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che sono quelle porzioni di territorio sulle quali si estende la competenza dei vari pretori. Dagli stessi giudici — che dopo tre giorni di dibattito hanno approvato al termine del convegno di Baia Domitia un voluminoso documento che il 9 febbraio sarà illustrato al ministro di Giustizia e ai segretari politici — è partito anche l'auspicio di poter ripristinare presto con la classe politica quei buoni rapporti che, specie, negli ul¬ timi tempi, sembrano essersi notevolmente deteriorati. A patto, comunque — hanno precisato 1 giudici — che l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, previste dalla Costituzione, non ne abbiano a soffrire. Quello del rapporto con 1 politici è stato un po' il tema centrale del convegno anche se non l'unico. Si è parlato, per esempio, del Consiglio superiore della magistratura e del progetto di mutare le norme per la elezione dei suol componenti. Un progetto che preoccupa in un certo senso 1 magistrati di Unlcost (una corrente pluralistica che all'interno della Anni si colloca in una posizione di centro-sinistra), 1 quali vorrebbero invece che nel Csm potessero Invece essere rappresentate tutte le «correnti Ideali». E' insolito leggere un'intervista di un dissidente russo, perseguitato ai tempi di Stalin e costretto all'esilio in quelli di Breznev, e sentirlo affermare che i tempi di Stalin erano «eroici- e «pieni di idealismo»; che, se Mosca glielo consentisse, presto e volentieri tornerebbe in Urss. Queste e altre cose, non meno straordinarie (ce n'è anche per gli ebrei, accusali di contare troppo, a danno dei russi), le ha dichiarate a .Lcttres Internationales., la rivista diretta da Antonin Liehm (scrittore ceko), tra i protagonisti del risveglio intellettuale che fu alla base della Primavera di Praga, nientemeno che Aleksandr Zinovev, autore di romanzi filosofici ferocemente critici nel confronti della società sovietica — l'Urss è chiamata da Zinovev Jbanija, dal verbo russo cbit. fottere) — e del cittadino sovietico medio, cellula fondamentale di quei collettivi di homocus (torva abbreviazione di homo sovieticus), che sono alla base della piramide sociopolitica dell'Urss. Forse Zinovev è vittima della nostalgia, quel sentimento di struggente rimpianto per la Russia lontana e di profondo disagio por la vita in Occidente, descritto recentemente da Andrej Tarkovskij nel film omonimo: lo stesso che ha spinto Svellana Stalin a ritornare in patria dopo diciassette anni di esilio? Lo abbiamo chiesto ad Andrej Sinjavskij (l'autore di Una voce dal coro c Buona notte!), personalità di tutto rilievo nel composito mondo della diaspora russa. Sinjavskij vive fuori Parigi in una villetta simile ad una vecchia dacia russa e si difende dalla r. c. Olla del Vaticano. Papa Giovanni Paolo II osserva sorridente le due colombe che ha appena liberalo dalla finestra del suo studio. Gli erano state donate domenica dai ragazzi dell'Azione Cattolica che uli avevano chiesto questo simbolico Resto di pace nostalgija lavorando tenacemente come scrittore, saggista, editore e ostinandosi a non imparare il francese. Nostalgia, paradosso, forse provocazione possiamo cogliere nelle parole di Zinovev — ci ha detto quando abbiamo richiesto al telefono la sua opinione. — Lo conosco bene: so che se potesse, sarebbe pronto a tornare in Russia. Lui capisce bene, purtroppo, che pur desiderando rientrare, non lo potrà fare. Le sue dichiarazioni riflettono, paradossalmente, questa impossibilità. Zinovev ama i paradossi: i suoi libri ne sono pieni. Tuttavia non posso nascondere il mio turbamento quando sento definire belli ed eroici i tempi di Stalin ■. •Zinovev — conclude Sinjavskij — ha parlato come un uomo della strada, un semplice cittadino russo, che critica la società, ina 6 come attratto da Stalin, ne prova ammirazione, quasi una sorta di nostalgia. Il fenomeno è diffuso e Zinovev gli ha dato, paradossalmente, noce». D'altra parte, c'è da aggiungere che le parole del romanziere-filosofo, pur cosi inattese e clamorose, erano già state espresse, in parte, nel suo Homo sovieticus: -Ora vivo in Occidente, ma la sensazione è quella di essere catapultato in un buco di provincia in Russia. C'è parecchio che dà da pensare qui. Per me un solo posto al mondo è una vera capitale: Mosca. Tutto il resto è provincia. Mosca non è soltanto la capitale di uno Stato. E' la capitale della storia. E io ho commesso mia grossa sciocchezza, abbandonandola: ini sono estromesso dalla storia». Il sentimento di Tarkovskij nasce da una diversa motivazione, più intima, esistenziale: il regista fa dire, in Nostaìgija, ad uno dei personaggi: «Vorrei provare a non ritornare in Russia, ma sarebbe la fine. Non sono capace di vivere lontano, di non vedere più il luogo dove sono nato, dove lio trascorso la mia infanzia-. Non a caso il protagonista del film di Tarkovskij. un poeta, muore mentre gli appare, come In un'estrema visione, la sua vecchia casa russa, iti piena campagna, sotto le nude arcate della chiesa di San Galgano, mentre cade la neve e una voce di donna intona una vecchia canzone russa. In non pochi esuli russi abbiamo avvertito il sentimento profondo e eujxi della nostaìgija. Ci parve straziante in Zinajda Grigorenko. che incontrammo nel maggio scorso nel suo modesto appartamento comunale del Quecns. New York. Vi abita con un tiglio irrimediabili nenie inalato e con il secondo marito, il generale Petr Grigorenko. vecchia quercia del dissenso, in parte stroncato nella memoria e nella parola da un ictus cerebrale. Zinajda. tra citazioni di versi di Pushkin e di Escnin, ci espresse l'infinita tristezza che si prova abitando nella periferia di una metropoli fredda, estranea, senza contatti: -solo i nostri ebrei si inseriscono*, ci disse. Rammentava la gente russa. 11 suo calore e la sua comunicativa. Dimenticando, quasi, che il suo primo marito era stato inghiottito dal Terrore staliniano e che il secondo, il generale, era stalo umiliato e distrutto dal manicomio speciale di Dnepropetrovsk. I versi russi risuonavano in una stanza triste, con una grande carta della Russia alla parete: un triste tramonto in un piccolo salotto del Quecns. davanti ad una teiera e una bottiglia di vodka. per gli ospiti. Un insopprimibile desiderio di Russia, mentre le luci della sera illuminavano i profili dei grattacieli di Manhattan. Piero Sinatti