Povera tv contro assegno! di Carlo Massarini

Povera tv contro assegno! Povera tv contro assegno! Springsteen: una storia Usa «Con la sola eccezione di Cindy Lauper e di Prince, Brace è stato il vero personaggio americano» « Verghino signori, venghino! Non sono venuto su questa pubblica piassa per vendere, ma per regalare! Sissignori, mi voglio rovinare L'imbonitore non ammette replica. Indossa sempre la giacca del frac, anche se sotto ci ha soltanto la maglia di lana, ma in testa ha la bombetta con la piuma e tra le braccia un trombone un po' ammaccato. La formula ha variazioni dialettali; nel caso di un indimenticabile disco di Gipo Farassino e signora; «C'è chi vote e chi non pole, grassie listesso«. Nel West, portava il cilindro e oltre le bretelle (che non si sa mai), un cinturone con la Colt 45. Arrivava su un carro con sul telone dipinti sole, luna, donne venerabili, diavoli spaventevoli. Faceva anche il dentista. Se c'era anche una signora, o era «un po' tonta, ma abbastanza femminile» e non è il nostro caso, oppure era già un po' avanti negli anni, ma non troppo: abbastanza da far rispetto. Sloggiava casco di capelli troppo biondissimi e un trucco rimarchevole, anche a grandi distanze; aveva la bocca ridondante di carminio e gli occhi scuri: pronti a fulminare cercatori d'oro rimasti troppo a lungo tra le montagne. Era una signora abbondante di scollature ma in orizzontale: in modo da mostrare anche un neo ed essere sterminata eppure innocente, come le calze a rete e giarrettiere con rosellina solo da intuire: che non Siam qui per questo, altrimenti vadano al salon 11 di fronte! Olio di serpente per calvi, impotenti, reumatici; elisir di lunga vita, e per gli altri, mi voglio rovinare!, anche sospetto di whiskey (scritto cosi, che è americano tipo bourbon) che trapela dalla strizzata dell'occhio. Questo era quello che offriva. Eppure è di nuovo cronaca di ieri, di stamattina su Rete A, tutti i giorni sulla pubblica piazza del video; «Avete mangiato nei giorni di festa? Capponi, tortelloni, panettoni, e adesso... Adesso c'è il grasso qui, il grasso là, ma niente paura: c'è qui la vostra Vanna Marchilo. Sullo sfondo risuona certo la voce rauca dell'equilibrista: «Un'offerta por il povero artista che si esibisce a metri uno e venti dal suolo sensa rete e con gli occhi bendati: mi raccomando al vostro buon cuore...», ma è illusione. L'imbonitrice non sa che farsene del cuore: «Trecentomila! Niente paura, uso esterno, tutto contrassegno, e poi... Dimagrite, insomma... una grossa fatica amare, no?! Telefonate, tutto contrassegno e io vi regalo il mio profumo big numero uno venduto in maniera strepitosa, ecclatante: il profumo che conduce a voi l'amore! In qualsiasi età!«. Assurta alla gloria di interviste esclusive con importanti gazzette d'epoca (vedi Panorama), Vanna Marchi che, come le antenate, è sempre in lotta con sceriffi increduli, rivela continue denunce dell'Associazione profumieri, vanta ringiovanimenti tra politici che contano nella Whasington locale, depreca oltre venti sequestri dei suoi prodotti da parte del Nucleo anti-sofisticazioni dei carabinieri, ricorda (in vista di una futura beatificazione) la periodica cancellazione di rughe sul volto di nobili veneziani pressoché centenari. «Non sono venuta su questa pubblica piassa a vendere, ma...». Come resistere? «Cinquantamilal Cinquantamila per questa boccettina. Avete dolori sparsi: al gomiti, alle ginocchia, alle spalle, alla cervicale? Beh, la cervicale è tremenda, toglie la gioia di vivere, dà dolori tremendi, la vedere tre scalini invece di uno, e voi giù con i calmanti, e non risolvete niente. Qui, uso esterno, basta frizionare la parte dolorante; prima sentirete un gran caldo, poi un gran freddo, poi più niente. Dopo trenta, quaranta minuti, il dolore scompare per sempre. Telefonate: cinquantamila contrassegno!». Alle gazzette d'epoca, in esclusiva, Vanna Marchi confessa quattrocento,prenotazioni quotidiane in un indice di gradimento televisivo altissimo. Fórse ha ragione Farassino quando canta che, sulla pubblica piassa: «C'è chi vote e chi non pole, grassie I/stesso*, ma a noi perché, almeno per una volta, al vostro buon cuore, non ci restituite le Colt 45? Con la possibile eccezione di Cindy Lauper (che ha riportato nella scena rock femminile quell'energia, humour e affermazione del proprio stile senza riguardi ai censori, che mancavano dai tempi di Patty Smith), e di Prince (un musicista geniale al pari di Wonder o Jimi Hendrix, e come e più di quest'ultimo sessualmente esplicito nei testi ed estremamente audace nelle pose e nella gestualità da palcoscenico), il vero personaggio dell'anno in America è stato Bruce Springsteen. Fino a qualche anno fa, di questo piccoletto con volto alla Al Pacino, luminoso e buffo insieme (leggera scucchia, capelli alla come mi alzo esco) erano piene le copertine di riviste rock. Nel '75 arrivò contemporaneamente sulle copertine di Time e Newsweek, è vero, ma soprattutto per meriti musicali: era stato lanciato come «il futuro del rock and roll» e solo grazie al suo talento (raccolto in un album dal titolo storico di «Born to run», «Nati per correre») Ci* riuscito a non rimanerne schiacciato. E' sulla forza del suo talento di autore, sulla unicità dei suoi concerti — mai meno di tre ore di straordinaria energia e senso di partecipazione — Brucc andò avanti, onorando tutte le speranze riposte, continuando a creare scenari di pura «americana» nello continuava a parlare con la stessa divertita semplicità, e l'arguta sensibilità di sempre; ma con un senso di importanza maggiore. Parlava, non a caso, di contenuti e non di stile, cioè il soggetto di quasi tutto quello che è musica nei medi Anni 80. ..Le mie canzoni sono poco stile, essenzialmente contano per quello che dicono. La domanda che mi faccio è "E' una buona canzone? Ce un essere umano, dentro? Senti la vera voce di qualcuno, vale la pena di ascoltare la sua storia?". Le ultime canzoni sono molto meno naif delle mie prime. Non sono più scritte pensando a chi salverà il mondo. Sono su gente che cerca di trovare un posto, in questo mondo. Di trovale degli amici, un lavoro, una famiglia, di farsi una vita, con dignità e rispetto di se. Quando cresci devi imparare a fare 1 conti con le cose che perdi, con questo senso di dover lasciare certe rose alle spalle. Puoi diventare pazzo, cercando di rimanere aggrappato ai tuoi sogni di quando avevi 22 anni». E più In là ridacchiando Abbiamo scoperto che il R'n'R può essere fatto a 18 come a 45 anni. E' un bene. Quando sei più vecchio hai più storia alle spalle, più prospettiva, racconti le cose in maniera molto diversa». Di fronte a me, avevo la stile visuale di Scorsese prima, Wenders poi. In quest'ultimo anno, qualcosa è cambiato. Springsteen, un quarto di sangue italiano, ragazzotto di provincia (Ashbury Park, New Jersey, un'ora da New York, "ma non è il chilometraggio che conta") che non ha mai smesso di cantare delle cose, e soprattutto, con la visione delle sue radici proletarie, è diventato un eroe americano. Una delle poche persone intorno alle quali c'è un consenso nazionale: dal presidente repubblicano — che lo ha cercato per un incontro nella sua campagna presidenziale — alla Working Class dell'immenso entroterra, dai trentenni che ha riempito di emozioni e saggezze in sette album esistenzialmente preziosi, alle teenagers che amano lo sguardo impunito e tenero, i jeans attillati e le t-shirt con bicipite in vista. Lo si trova non solo sulle copertine dei settimanali d'opinione, ma anche su quelli popolari, sui quotidiani, nei telegiornali. Raccogliendo l'affetto dei progressisti come le nuove simpatie dei tradizionalisti, Springsteen si è trovato nello strano ruolo di emblema di patriottismo americano. Non quello chic, fatto di immagine e sicurezza esteriore del Beaganismo, ma il suo opposto: quello tormentato, pieno sua foto su «Rolling Stone» di fine anno, con sotto le parole di un invalido permanente del Vietnam: «A quest'uomo importa. Una cosa che la musica di Bruce ci insegna è che con tutto quello che è successo in quella guerra, con tutte le sofferenze, possiamo ancora amare l'America. Per le cose buone, non per quelle cattive». Per •■Nato negli Usa» copertina con cappello da baseball infilato nella tasca posteriore dei blue-jeans, con sfondo di bandiera a strisce bianco e rossa, 4 milioni di copie ncll'84, Springsteen ha realizzato due video: uno metà dal vivo, metà repertorio alla «Il cacciatore», che parla di una parte della popolazione americana che per molti è un'imbarazzante ferita mai rimarginata. Un altro, in cui danza alla grande con una spettatrice carina. Non c'è bisogno di elaborare, vero? «Una persona a cui importa». E, nella stessa maniera, Bruce Springsteen, di professione musicista rock, è stato ed è importante per molla gente. In fondo è una cosa rara — che sia nel rock and roll come in politica, o in qualsiasi altro ambiente — trovare qualcuno famoso a cui importa. E l'essere famosi proprio per questo, io credo, sia una vera storia (rock) da sogno americano. Brucc Springsteen di dubbi, di una nazione orgogliosa e mortificata insieme, alla ricerca di una identità storica, di radici, di un futuro che sia all'altezza delle promesse. Sabato sera, sulla francese Antenne Dcu, in un programma divertente ed alternativo a Romina Power o alle otto regine della canzone italiana, «Les Enfants du R'n'R», in un divanetto quasi troppo grande per lui, fascia da zingaro annodata sulla fronte, camicia da boscaiolo bianco e nera e Jean, mi sono riimbattuto in una delle persone che ho più amato, uno degli eroi di una gioventù, come dire, rock. A 35 anni, Carlo Massarini

Luoghi citati: America, New Jersey, New York, Usa, Vietnam