La maestra del Dams tu colpita da 47 coltellate le finestre erano aperte, nessuno la udì urlare di Pierangelo Sapegno

La maestra del Dams tu colpita da 47 coltellate le finestre erano aperte, nessuno la udì urlare La maestra del Dams tu colpita da 47 coltellate le finestre erano aperte, nessuno la udì urlare Sembra quasi che Francesca Alinovi abbia accettato passivamente di essere uccisa - Oggi in aula sfileranno i periti - Sarà anche ascoltato Umberto Postai, ritenuto da alcuni l'autore della frase apparsa sullo specchio dell'appartamento della donna BOLOGNA — Quinta udiènza del processo Alinovi. Un giorno importante. Questa mattina In aula sfileranno i periti e un teste atteso con grande Interèsse. Oggi tocca a Umberto Postai, odontotecnico trentino con ambizioni da artista, frequentatore abbastanza assiduo del giro «enfatista. di Bologna. E' stato indicato da alcuni testimoni come l'autore di una frase in inglese scorretto («Votir not alone any...way-, tu non sarai comunque sola) scritta qualche mese prima del delitto, cancellata, e poi riapparsa la sera del 12 giugno su uno specchio dell'appartamento di via Del Riccio. Solo che gli inquirenti non sono mai riusciti a scoprire l'autore della seconda frase — quasi un epitaffio misterioso —, vergata proprio 11 giorno in cui Francesca Alinovi venne uccisa da 47 coltellate. Oggi il processo cambia volto. Comincia la battaglia sulle perizie — e non è escluso che ne vengano richieste di nuove —, l'attenzione si sposta su quella sera di giugno in via del Riccio, un vico¬ lo del centro medievale cosi angusto che ci passa a malapena una 500. Si sposta nell'appartamento di Francesca Alinovi, tra le 18 e 23, quando, come ha stabilito la necroscopia. avvenne 11 delitto. Una domenica equatoriale, le finestre tutte spalancate per catturare un filo d'aria, ma nessuno che ode un grido. Francesca accetta 47 coltellate con una specie di sorda passività. 47 coltellate che sembrano timide, che non affondano che per un palo di centimetri, al petto, al torace, al viso. Una sola quella assassina, alla carotide. Pare un rito, macabro e violento. Accanto al cadavere, una rosa di plastica appoggiata vicino alla testa. Sul giradischi David Bovvie non suona più. E sullo specchio quella frase rompicapo in slang. Adesso in aula si parlerà solo del 12 giugno. Per quattro udienze invece sono sfilati brandelli di una storia difficile, racconti di vita sullo sfondo un po' falso, e un po' bieco anche, delle avanguardie di provincia. Una coppia strana, senza sesso. Da una parte, lei. Francesca Alinovi. docente di fenomenologia de gli stili al Dams. il Diparti mento arti musica e spettacolo, critica d'arte, organizzatrice di mostre, da Bologna a New York. E dall'altra lui. Francesco Ciancabilla, 25 anni, pittore tossicomane, studente del Dams. l'allievo prediletto di lei. Unico imputato per questo delitto non comune, sospeso fra una storia d'amore, vicende di droga, i miti e 1 fantasmi sbagliati dell'arte. Un rapporto strano. Che ricorda, in alcuni particolari, un altro racconto d'amore, che Interessò — e scandalizzò — l'opinione pubblica francese: quello fra Gabrielle Roussier, Insegnante parigina, e un suo studente. Anche quella storia, nata sulle fiamme e sulle ceneri del Sessantotto, fini tragicamente. Non c'è più posto per la poesia. C'è posto Invece per gli elementi giudiziari di un giallo dalle tinte fosche. C'è la droga, che gira con troppa facilità fra gli enfatlstl e il sospetto che Ciancabilla sia uno di quelli che la fa girare. C'è l'intimità crudelmente rivelata di un rapporto diffici¬ le, tutto cerebrale. -Come al solito con Francesco nemmeno l'ombra del sesso*, scrive la Alinovi da New York. Lui è tossicomane, forse impotente, di certo violento, aggressivo. E c'è, aggiunge 11 giudice, la gelosia «per l'evidente supremazia intellettuale della donna di fronte alla quasi nullità di lui-. Ci sono, afferma la perizia psichiatrica eseguita su Ciancabilla, -le reazioni incontrollate nei confronti di ferite narcisistiche'. Si parla di «un complesso edipico non risolto-, si sfogliano le pagine di un rapporto intricato fra la creatura e il suo creatore. Lei, Francesca Alinovi, è critica d'arte. Ama i graffiasti americani, teorizza linfatismo — un gruppo di dieci artisti fricchettoni —, scrive saggi, e fra un riferimento culturale e l'altro cita anche canzonette — ovviamente americane —. Ha successo, è un'insegnante del tempi nostri. E' docente al Dams, università dell'effimero, il totem della Bologna alternativa, delle avanguardie di periferia, quattromila studenti che cercano un titolo astratto, come una laurea per artisti. Francesco Ciancabilla è uno di questi allievi: giovane sbandato, pittore che sogna la gloria, un egocentrico irascibile e Infelice, bruciato dall'inferno dell'eroina, ingoiato dalle ribellioni e dalle illusioni della sua generazione. Si incontrano sulla fine dell'80 e nasce questo amore. Due anni e mezzo, fra dolcezze e violenze, come hanno raccontato 1 testi in tribunale, un viaggiò in Tunisia e un altro a New York, ogni tanto una mostra. «Lei non voleva che lui si drogasse, litigavano sovente per questo. Francesco a volte la picchiavo, la minacciava, e lei era terrorizzata. Non era capace di mollarlo, anche se negli ultimi tempi aveva cambiato idea-. In questi giorni, per quattro udienze, 11 rapporto fra Ciancabilla e Francesca è stato letto e riletto decine di volte, senza pudori. -Per me lei era l'amica più grande-. Le uniche parole di tenerezza fra le pieghe di un processo per omicidio. Pierangelo Sapegno

Luoghi citati: Bologna, New York, Tunisia