Derrick laccato di gialle

Derrick laccato di gialle Derrick laccato di gialle E' Placido se di buonumore Racconta: «Affascinato da uno zio missionario mi ero sentito la vocazione e vo Michele Placido non è facile da avvicinare. E del resto deve essere fedele al suo personaggio che è quello di un uomo brusco, chiuso, difficile, scontroso, persino un po' duro. Ma se lo cogli in un momento di buonumore o In stato di grazia, allora ti accorgi che sotto quella maschera un po' da orso si nasconde un attore spiritoso, di buona cultura, affascinante e piacevole conversatore, che si diverte anche a fare dell'ironia su se stesso. Basta dunque cogliere 11 momento giusto. E questa volta è il termine della lavorazione di Pizza connection, 11 nuovo film ad episodi per la Rai-tv che Damiano Damiani ha girato come seguito al positivo La piovra, sempre con Placido. Il quale, questa volta, non fa il commissario che Indaga e si Innamora, ma è uno del più fidati killer della mafia newyorchese. Un rovesciamento di situazione e di ruolo, dunque. «Se mi fosse stato offerto di rifare ancora il commissario—spiega Placido — non avrei accettato. Sono contrario alla ripetizione del personaggi, anche se hanno successo, perché rischiano di etichettarti...». Diventa autoironlco quando ricorda, adesso che ha trentasei anni e con alle spalle tanti successi, come gli è venuta l'aspirazione d'attore. Ogni giorno lavorativo, alle 18,30, l'ispettore Derrick compare sul video per rassicurarci. Per farlo, quotidianamente, egli non esita a correre il rischio di passare per fesso, ma intanto con etficenza tutta tedesca ha fatto piazza pulita di concorrenti pur oriundi come Barella (che odorava di peperoncino), greci (che sapevano d'aglio) come Kojak, statunitensi (hotdog dipendenti) come Starsky e Hutch: •Tuttipoliziotti che leticavi a distinguere dal delinquenti» dicono I suoi fans attraverso una recente Inchiesta. L'ispettore Derrick, sempre secondo I suoi fedeli telespettatori, è •normale» e può (spesso viene sottolineato con rimpianto: «dovrebbe») esistere anche nel nostro commissariato di zona, perché è «come ci si aspetta che sia nella realtà» un tutore dell'ordine. Dà fiducia, mrasslcura» nei minimi particolari. Egli infatti, neppure se fosse in vacanza su un'isola deserta, andrebbe in giro In canottiera e jeans; se mai decidesse di mangiare una pastasciutta, certo non farebbe schizzare sul mento e dintorni il sugo; non guida come un matto; non metterebbe mai piede in uffici preposti alla giustizia che sembrano invece osterie dei mercati generali, ma soprattutto non bestemrnlerebbe prendendo per il collo un maniaco che gli sta violentando la fidanzata: In questi casi, al Derrick, basta un' occhiataccia e un »Hassss Udankenl» sibilato perentoriamente tra i denti. Il degno ispettore, in qualunque situazione, mantiene il nodo della cravatta anonima bene al centro della camicia, Indossa abiti completi di colore neutro confezionati senza pecche (e con la giacca sempre abbottonata), ricopre il tutto con un impermeabile che, nel suo Inamidato nitore, prende le distanze da quello sciagurato straccio celebrato da Humphrey Bogart. Ogni volta che si affaccia sulla scena di una nuova delinquenza, l'eroe sembra appena uscito dallo spaccio per dipendenti della FacisMarus dove ha speso tutta -la tredicesima. I cadaveri delle vittime che gli tocca di visitare, versano tradizionalmente pochissimo sangue nel rispetto delle moquettes su cui perlopiù giacciono a cospetto di salotti spolverati, cucine immacolate, camere da letto Alazzone, pareti e soflitti appena imbiancati. Le auto coinvolte consumano pochissimo, rispettano gli stop durante gli inseguimenti e anche le più tremende peripezie le restituiscono immacolate. In questo clima dove si intuisce che le lame sono sterilizzate con detersivi biodegradabili, i veleni sanno di rosolio, la polvere esplosa negli spari lascia nell'aria un piacevole profumo di dopobarba, gli scellerati balzano subito agli occhi. Per via di queir ombra di barba che si specchia sulle guance marmoree dell'Impeccabile indagatore, l'assenza di cravatta, il vestire ahimé casual, il capello lungo, I' abuso di sigarette cancerogene e magari senza filtro, il mangiare fuori pasto, I' accompagnarsi con donne piacenti eppur di larghe vedute. L'occhio dell'ispettore Derrick (cosi attento da schizzare fuori dalle orbite in una totale inespressività certo dovuta alla discrezione) li scova subito. In stanze con la tappezzeria dell' anno scorso, alla luce di lampadine da 40 watt che cela un sospetto di nero sotto le unghie, ma tradisce l'indicativa mancanza di shampoo quotidiano, pedicure, sauna, selezione dal Reader's Digest, olio Cuore, Superflash e tutte quelle cose normali che alutano a distinguere le persone perbene dagli altri. Ebbene, tutto questo che (in un qualunque altro telefilm poliziesco) verrebbe definito un cumulo di errori imperdonabili e madornali, un decalogo del finto, una discriminata accozzaglia di falsità nello spirito della più totale banalità, Derrick è riuscito a trasformarlo In un'osannata •normalità». Siamo avvertiti: chi guarderà ancor negli occhi II capitano Furlllo, sarà trasformato in una statua di sale; dannato, chi segue un'intera puntata di quella Sodoma e Gomorra che è Hill Street. Michele Placido: tanta televisione, tanti film e tanto teatro di prosa sioni non si parlò più». Più tardi, dovendo partire per il servizio militare, nasce l'Idea che avrebbe potuto arruolarsi come carabiniere, una delle grandi aspirazioni dei giovani del Sud, e viene a Roma per un corso. E invece ecco che ricade nella fanciullesca aspirazione. Roma, piena di teatri e di cinema, di attori e di registi, lo coinvolge. • Una sera mi trovavo nella sona di Teatro Vaile con degli amici: vedo passare Romolo Valli, la Falk, De Lullo, avvolti in un alone di gloria... Uno degli amici frequenta l'Accademia di arte drammatica e me li indica. E allora gli confesso la mia aspirazione infantile. E lui mi dice: si aprono adesso i corsi all'Accade¬ •Enrico Maria Salerno passando una volta per Ascoli Satriano, il mio paese natale in Puglia, esclamò: come avrà mai fatto Michele Placido in un posto così a covare il mestiere di attore? Proprio non arrivo a capirlo... Ecco fu un' aspirazione che mi venne alla Urea elementare, in modo del tutto istintivo, quasi inspiegabile. E lo scrìssi in uno del miei primi temi scolastici». Ma 1 suoi familiari dovettero confondersi. Credettero che avesse una vocazione al sacerdozio e lo mandarono in un collegio missionario. Forse un giorno avrebbe indossato la tonaca e sarebbe andato in qualche sperduto paese africano, a convertire quella povera gente. •L'equivoco nacque per ti fatto che io, a nove anni, ero affascinato da un mio zio missionario. Lo ascoltavo parlare del suoi viaggi ascetici pendendo dalle sue labbra, estasiato. Deve avere la vocazione, dissero l miei, e cosi mi trovai rinchiuso, in un collegio religioso, sottoposto ad una disciplina di ferro». Ha tredici anni quando arriva la prima donna a muovergli qualcosa dentro. Ed è una suora. Ma non si tratta di una agitazione di natura mistica. •Fu così che capii che le donne mi Interessavano e che dunque non avrei potuto conservare la mia castità per un compito superiore. L'anno dopo ne venni fuori e di mis¬ levo farini frate» mia, perché non ti iscrivi? Con quella faccia e quel fisico potresti riuscire». Ed eccolo finalmente nel sospirato ambiente artistico. E poi viene l'esordio con Ronconi, in quella compagnia dell'Orlando furioso che è stato 11 trampolino di lancio di tanti attori e attrici. Quindi dal teatro al cinema, tutto in modo cosi rapido da non lasciargli nemmeno 11 tempo di riflettere. E' la faccia nuova: 11 bello scontroso; la recitazione nuova: secca, asciutta, mai al di sopra delle righe. •Sa quando ho raggiunto la convinzione di avere saldato il corollario delle mie aspirazioni artistiche? Quando ho fatto con Patroni Griffi Metti una sera a cena, perché era proprio lo spettacolo che in quella notte di tanti anni prima stavano dando al Teatro Valle. Era un segno del destino». Appunto, dopo tanti film, il ritorno al teatro. Lui lo spiega cosi: 'Ho fatto un certo numero di film interessanti, ma il dover assistere impotente al declino del nostro cinema, tanto da rifiutare offerte per pellicole di facile commerctalttà, m'è sembrato che Il ritorno al teatro fosse la decisione più logica e plii ricca di soddisfazioni. Anche se la nostalgia del set, della macchina da presa, ogni tanto mi prende, mi coinvolge». Lamberto Antonelli Lui è un bel ragazzetto atletico, ben piazzato, dal capelli folti ma non troppo. Quella gagliardla tipica di tanti giovanottoni di periferìa delle grandi città, che sfrecciano a cavallo di maximoto made In Japan. Lei è proprio una magnifica sirena. Tanto che subito dopo le hanno messo la grande pinna al piedi per un altro film. Occhi azzurri, labbra sensuali un po' arroganti, la faccia da copertina della giovane americana che guarda lontano e sa quel che vuole. Ecco, sono: lui Aldan Qulnn e lei Daryl Hannah, 1 due protagonisti di Amore con rabbia, film che punta soprattutto su un pubblico giovane (dunque con tante canzoni), diretto dal trentenne James Foley. Diclamo anche che nel cast tecnico c'è 11 direttore della fotografia Michael Ballhaus, famoso In Germania per essere stato per diciassette film l'operatore dello scomparso Werner Fassblnder e, come montatore, l'italoamerlcano Albert Magnoli. • Una storia d'amore — spiega 11 regista James Foley — che nasce all'ombra di una grande città industriale (Werìton, in Virginia, la stessa de II cacciatore di Michael Cimino) aiuta due giovani complessati a liberarsi del loro isolamento emotivo. E' un film sugli intensi desideri e sugli accesi conflitti che si sprigionano nell'animo del giovani d'oggi, insoddisfatti, non ancora realizzati, alla ricerca di una propria identità. Parla delle scoperte che si fanno nel periodo dell'ado-

Luoghi citati: Ascoli Satriano, Germania, Puglia, Roma, Virginia