Ha le ore contate il monocolore guidato da Diego Novelli di Diego Novelli

Ha le ore contate il monocolore guidato da Diego Novelli Ha le ore contate il monocolore guidato da Diego Novelli Stasera cade la Giunta pei Russo e Cerabona, prima intervista: «Ecco perché ce ne siamo andati via» Potrebbe essere «pentapartito» già prima delle elezioni di maggio I giornali sul tavolo di due alloggi delle case popolari in due borgate periferiche di questa Torino gelida e in crisi più che mai. Un titolo: «La conseguenza delle dimissioni dei comunisti Domenico Russo e Prospero Cerabona: sì dà per certa la crisi in Comune - Giunta laica o un pentapartito?-. In casa loro, i due protagonisti di questo finale di tornata amministrativa, sempre tormentata, rompono il silenzio che si erano imposti per riflettere su quanto accaduto dopo le loro dimissioni. Articoli e volantini di partito parlano di loro. Assediati per giorni dalle telefonate a casa e sul posto di lavoro, ricercati da giornalisti con 1' esigenza di ascoltare le voci dei diretti interessati, i due ex-pel, «ma non ex-compagni e sempre amena"ottani*, appaiono e si dicono «sereni» in famiglia e anche accanto a molti militanti comunisti cui in continuazione cercano di spiegare la loro scelta. Non manca chi li insulta: «■Pidocchiosi, figli del 2 marzo* (lo scandalo delle tangenti n.d.r.), chi minaccia moglie e figli dei due uomini in fuga da via Chiesa della Salute. Cerabona e Russo vivono un dramma con speranza, è una storia che si ripete per una classe operaia che si batte da sempre contro il potere conservatore e che si dibatte al suo interno sul come sconfiggerlo, o quantomeno ridimensionarlo, contrastarlo. Dal loro animo traspare: «una classe operaia che non i>a mai in paradiso, ami in questa città di ex-ciminiere rischia di finire all'inferno*. II Comune avrà la crisi: a chi giova la vostra protesta? Russo: -Come per il dibattito che sollevammo sull'urbanistica hanno strumentalizzato le nostre ragioni, chi per vittimismo e chi per rivalsa: dei contenuti non si parla mai*. «Sia chiaro — aggiunge Cerabona — noterò come vota Carpanini, il capogruppo del pei. Mi auguro che le forze di maggioranza siano cosi responsabili da continuare V esperienza di governo fino alle elezioni: «Dando le dimissioni abbiamo detto: non faremo mancare l'appoggio alla giunta e alla maggioranza — afferma Russo —. Non è la crisi amministrativa a interessarci*. Allora il problema è il pei e Russo-Cerabona? «Diciamo meglio: il pei e Russo, il pei e Cerabona, e Giuliano Ferrara, e Saverio Vertane, e anche, perché no?, Mario Vecchione, l'ex-assessore, ve lo siete dimenticati? E' andato via in silenzio, ma come inai? Gente che se ne è andata dopo aver fatto di tutto per riaprire un dialogo scomparso da anni, per far capire al pei che doveva cogliere le nuove realtà. La democrazia non significa soltanto opportunità di discutere. Bisogna altere la volontà di riflettere, non solo di pensare come replicare*: Russo si rifà al passaggio del pei dalla solidarietà nazionale all'alternativa di sinistra per dire che allora si ruppe un equilibrio che poteva portare il pel a una cultura di governo, avvicinando il suo popolo alle istituzioni, per risalire, invece, sulla tradotta del massimalismo. Prospero Cerabona: «Penso di interrompere il mio rapporto con Novelli e Fassino, non con il pei, cioè con i l'crtici attuali, non con i compagni. Della mia terra mi sono rimasti i sentimenti di fratellanza e di solidarietà, tra comunismo e cristianesimo, qui a Torino dagli operai comunisti e socialisti ito imparato il valore del lavoro, l'amore per il proprio dovere. Non ho mai conosciuto un comunista serio che abbia sabotalo la produzione. Torino da terza città meridionale d'Italia, per orìgini degli abitanti, può diventare la città del nuovo identikit sociale e culturale italiano. Continuerò nel mio impegno per l'associazione lucana e degli immigrati, nella fondazione Amendola con il giornale Rinnovamento. Intendo approfondire questa esperienza, elevare il dibattito sulla democrazia, fare dell'Amendola una tribuna dove ognuno possa dire quel che crede sia la verità.*. Un allontamento temporaneo dal vostro partito? «Si, me lo auguro* risponde Cerabona. E Russo: «Valuterò le proposte del pei oggi, ho già detto che sono disponibile a discutere come indipendente, o la tessera è obbligatoria?*. Valutate proposte provenienti da altre forze? «Non sono in grado di valutarle quelle perché per il momento non ce ne sono — dice l'assessore per la casa —. So che si parla di una mia crisi mistica che potrebbe avvicinarmi al Sermig e alla de: per ora la mia unica crisi è con un'altra cliiesa Cndr: pei)». «Non ho l'obiettivo di entrare in lista* — informa, a sua volta, Cerabona. Non è vero, dunque, che il psi vi abbia offerto un posto in lista? «No* con una voce sola. Cerabona prende i giornali, i volantini del pei: «Sono disgustato dal comportamento del gruppo dirigente torinese riguardo all'accusa, o ipotetica allusione, di avere contatti con gli uomini del 2 marzo, non appartiene né alla mia storia, né ai miei l'alari, né alla mia fede*. Russo riserverà parte del suo intervento in sala rossa, stasera, per rispondere a «questa calunnia*. «Né eroi, né mascalzoni* scrive di Russo e Cerabona il loro ex-capogruppo, amendollano, Giuliano Ferrara sul Corriere della Sera di ieri: l'assessore lo cita per ribadire come 11 pei abbia «la sindrome del complotto* per non ragionare sulle cause delle partenze. «/ figli del 2 marzo — commenta Russo — sono i maneggioni e questi sono l'altra faccia del settarismo. Poichéè non sono un figlio del 2 marzo, tantomeno ne sono il padre*. Da stasera la Torino pubblica, però — è sicuro —, sarà di nuovo in crisi. Per un assessore e un consigliere delegato alla casa che vivono in barriere popolate da cassintegrati e disoccupati, per gente che ha visto le processioni degli sfrattati, che ha a che fare tutti i giorni sui posti di lavoro con i problemi dei «compagni* come si può accettare di essere in qualche maniera responsabili della paralisi totale? «In questa città c'è una sorta di cintura sanitaria che collega tutti i potentati, politici ed economici — dice Russo —. Nel Piemonte del medioevo si inventarono strumenti urbanistici chiamati «ricetti* per difendere l'insieme rurale dai saccheggi e dalle scorrerie, si difese il collettivo ma a danno di un ritardo di 200 anni nello sviluppo della regione. Non voglio contribuire a creare i ricetti di ordine culturale. Oggi a Torino conta il rituale: rapporti orchestrati da gruppi di potere, la partecipazione l'iene intesa solo come consenso emoth'o. Si ha paura del nuovo. Via i ricetti, allora*. Luciano Borghesan La crisi sembra ormai certa. A repubblicani, democristiani e liberali che chiedono la sfiducia alla giunta Novelli dovrebbero affiancarsi, forse con una proposta nuova, anche i socialisti e i socialdemocratici. La «saletta rossa» di Palazzo di Città si prepara ad accogliere, stasera, un'altra riunione storica. Ci saranno tutti i leader dei partiti per rendere pubblici i loro giudizi su quanto è avvenuto. In una domenica avvelenata dalle polemiche e imbiancata dalla neve, gli incontri sono proseguiti fino a notte inoltrata. E oggi, ci si chiede, che cosa succederà in sala rossa, al consiglio comunale straordinario indetto per discutere la situazione creatasi dopo le clamorose dimissioni di Russo e Cerabona? «Intanto dovremmo prendere atto — spiega Giorgio La Malfa, vicesegretario nazionale repubblicano — della caduta della giunta di sinistra e della possibilità di dare un governo diverso alla città. Oggi ci sono condizioni nuove che ci permettono di farlo. Insieme agli altri lavoreremo per formare una maggioranza che copra i prossimi 75 giorni e si presentì alternativa per il dopo-elezioni*. Nessuno, salvo 11 msi, parla della possibilità di un commissario. Ma le «formule» possibili sono ancora molto vaghe. «Il malessere già emerso in altre occasioni è scoppiato. La denuncia dell'assessore Russo e del consigliere Cerabona conferma la validità di tante nostre critiche al pei torinese, segna la crisi di una strategia politica e la fine della proposta di alternativa che era maturata all'inizio degli 'anni settanta'*. Guido Bodrato, vicesegretario della de, giudica cosi il «caso Torino». «Si chiude un -ciclo nella trita politica della città — ribadisce il leader democristiano — con una denuncia di immobilismo interna al pei*. E ora? •Bisogna discutere dei problemi aperti per presentare ai torinesi una proposta che valga per i prossimi cinque anni*. Quale? • Un pentapartito. L'unica maggioranza numerica oggi alternativa. Non vedo altre soluzioni*. Stessa opinione in casa liberale. «Le dimissioni di Russo e Cerabona — dice l'avvocato Santoni del pli — portano finalmente all'esterno le contraddizioni esistcn ti nel pei e nella maggioranza. Perciò chiediamo le dimissioni. Ci sembra però che il pei invece di tentare una scria analisi di quanto è successo, lo liquidi come un fatto di natura personale o strumentale. Non è così*. «Questa crisi arriva tardi — aggiunge il senatore Attilio Bastianlni —. Certo ora in un mese e mezzo non si può rimediare ai ritardi di una coalizione in difficoltà da anni. Una giunta e un sindaco diversi riscftierebbcro di prendersi le colpe dell'esecutivo Novelli. Tuttavia una maggioranza nuova è possibile subito, purché non sia il ballo di una sera*. «Non si può certo lasciare la città senza una guida — dirà il ministro socialdemocratico Pierluigi Romita —. E un monocolore comunista cosi squassato non è più affidabile*. Un'altra maggioranza con o senza il pei? «Non dipende solo da noi. Certo che la credibilità del pei esce molto scossa da questa vicenda*. La sorte del monocolore Novelli sembra Insomma segnata. Intanto spira sempre più forte il vento della polemica tra socialisti e comunisti. «Ognuno è libero — replica Giuseppe La Ganga alle accuse del segretario provinciale pei Piero Fassino — di fare come gli struzzi e attribuire al destino cinico e baro o ad oscure manovre la responsabilità di ciò che è accaduto. La verità è un'altra: anche nel pei molti riconoscono, ormai, che se si è giunti a questo punto è percìié sono stati compiuti molti errori die hanno fatto fare ai comunisti passi indietro. Reagire scompostamente con atteggiamenti minacciosi e arroganti, con insinuazioni diffamatorie e aggressioni i>crbali, come sta facendo il pei, è segno di un limite non solo politico ma culturale*. Con queste premesse il voto del psi appare scontato. I socialisti esprimeranno la sfiducia al sindaco e alla giunta? «Non potremo far altro che prendere atto della crisi politica del pei e del conseguente esaurimento della capacità di governo e di rappresentatività della giunta comunista* è la risposta del responsabile nazionale socialista per gli enti locali. Pollice verso, dunque. E dopo? Il socialisti non sembrano viaggiare verso la riedizione frettolosa di un pentapartito. Proporranno comunque una soluzione — assicurano — perché il Comune di Torino possa evitare il commissariamento ed essere governato fino alle elezioni. Gian Mario Ricciardi

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