Non ci sono solo gabbiani e topi lungo i fiumi di Torino
Non ci sono solo gabbiani e topi lungo i fiumi di Torino Non ci sono solo gabbiani e topi lungo i fiumi di Torino Meglio lo smog che la fame Gli animali vengono in città Per esempio c'è il barbagianni, che in campagna vive al massimo due anni e grazie al caldo della metropoli arriva, a Torino, anche a quindici - Nutrie e persino volpi sulla prima collina : «Alcuni articoli rei ntroducono pers ' -La bestia selvatica i poco pratica detta vita metropolitana I finisce male in generale; dicono i primi versi di una nota ballata. E la canzone prosegue In un affresco delle •nevrosi degli animali inurbati», che s'offrono tutte le «turbe degli immigrati-. Come «i gabbiani sulla Dora che credono di stare a BoraBora* e mangiano «pesci, siringhe, detersivi-. Ma oltre che sulla Dora, i gabbiani a Torino vivono sul Po. Ce n'è un gruppo di circa centocinquanta che da un palo d'anni viene a passare V Inverno fra i ponti della Gran Madre e di corso Regina. Si nutrono di rifiuti e ogni tanto passano allo zoo, a rubare pesciolini alle otarie e agli orsi. Sono ormai talmente abituati a convivere con 1' uomo da nidificare persino sul tetti del centro, preferendo le tegole alle isolette remote e ai promontori rocciosi che, per natura, sarebbero 11 loro habitat. E 1 gabbiani non sono gli ino l'uccellagione» unici animali selvatici con una forte vocazione urbana. Iscritti di diritto all'anagrafe cittadina sono una gran 'quantità di uccelli, ma non soltanto. Anatre, martiri pescatori, corvi e cornacchie, gufi, allocchi, civette e barbagianni si sono -lottizzati, Torino insieme con le nutrie, 1 ghiri, qualche tasso e qualche volpe (questi, al centro preferiscono la periferia e la collina, spingendosi ogni tanto fino alla discarica di via Germagnano) e tantissimi topi. « Una quantità incalcolabile di topi — spiega Giusto Benedetti, biologo, direttore del giardino zoologico —. Per molti animali, la convivenza con l'uomo è diventata una condizione di sopravvivenza-. L'estensione degli insediamenti urbani e la razionalizzazione delle colture in campagna, con i pesticidi e gli antlcrlttogamicl che hanno sterminato gli insetti, hanno spinto diverse specie a preferire lo smog alla fame, dice ancora il dottor Benedetti. E lo stesso vale per i roditori: si sono inurbati seguendo r uomo. Cosi, un predatore notturno come 11 barbagianni, uccello freddolosissimo, che in natura ha una vita media di un paio d'anni, in città, stabilendosi sui campanili o nelle soffitte del centro, al tepore del riscaldamento, è capace di arrivare a quindici anni. Resta soltanto qualche dubbio sulla qualità di quella nuova vita. Ma gli animali, si sa, si adattano a tutto. Il «ddt» ha selezionato ceppi resistenti e su circa trecento specie di insetti non ha più effetto, i topi non sopravvlverebbero senza l'uomo e i gabbiani sembrano contenti di -mangiare detersivi e siringhe-. Anni fa, nelle fogne di New York, era stata scoperta una colonia di caimani, depigmentati per la mancanza di luce, semiciechi e molto grassi Alle fognature erano arrivati attraverso 1 tubi dei gabinetti dove erano stati buttati, ancora cuccioli, dai loro padroni, vi si erano stabiliti trovando cibo a volontà e si erano riprodotti. Ma quei caimani, profughi come 1 barbagianni e le nutrie torinesi della guerra dell' uomo contro la natura, non hanno mai conosciuto la vita, magari difficile ma certo più vera, cui erano destinati. F Eva Ferrerò
Persone citate: Benedetti, Giusto Benedetti
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