Sono un samurai, sfido l'America con un film

Sono un samurai, sfido l'America con un film DARIO ARGENTO PARLA DI «PHENOMENA», OGGI A TORINO IN PRIMA MONDIALE Sono un samurai, sfido l'America con un film TORINO — SI proietta oggi al Reposi, In prima mondiale, «Phenomena», il nuovo film di Dario Argento interpretato da Jennifer Connelly, Darla Nlcolodi, Dalila DI Lazzaro, Patrick Bauchau, Donald Pleasence. Coscenegglatore è Franco Ferrini. La scenografia è firmata da Garroni, Glorgetti, Spadoni e Turco. I costumi sono di Giorgio Armimi. Abbiamo chiesto al regista di raccontare II modo In cui è nato il film, le fasi di lavorazione, gli obiettivi che si pone. Eccomi dopo due anni di lavoro e tanti miliardi spesi (sette), eccomi con il mio nuovo film Phenomena. Ed ancora eccomi qui a Torino per la prima» mondiale che quasi sempre, per scaramanzia, per «•«incidenza, o volontà, avviene in questa città. Nella mia rara Torino dove ho girato tre film e che conosco cosi bene. Vorrei parlare di Phenomena. vorrei raccontare la favola strana e complicata, la storia di questo film, ma la sua storia vera, non il soggetto, o chi è lui e chi è lei e come finisce. La favola di come questo film è nato, si è sviluppato, di come si è concluso. Da quando, ormai tanti mesi fa. ero al grande deposito della Arco Due e i Tir caricavano il materiale di cui avevo bisogno. Io ero in un angolo. Vedevo passarmi davanti i grandi proiettori, il dolly piccolo, il dolly medio e quello elettronico che ha bi-. sogno di sei persone per entrare in azione. Le tre macelline da presa Panaflex, con i loro misteriosi obiettivi che danno all'immagine una pat ina brillante, lucida, e non si sa chi li fabbrica, come sono fatti, neanche se sono americani o giapponesi. E i chilometri di cavi elettrici, di binari per i carrelli, le tre grandi ventole a turbina per ricreare il vento (ognuna occupava un camion). E le gelatine, e le grandi casse di costumi di Giorgio Armani. E a me veniva quasi da piangere. Dio mio, pensavo, ma ce la farò a fare questo film? Perché mi ero fissato in una siida paranoica: volevo realizzare in un film la più alta qualità e la più alta tecnica che il cinema italiano in questo momento potesse esprimere. Una specie di super-sfida con 11 cinema americano dei grandi effetti, rispondendo colpo su colpo: i migliori mezzi, la tecnologia più sofisticata, i collaboratori più bravi. Le luci a fibre ottiche (a emissione fredda e bianca) le avevo già acquistate in Germania. Anche la super-gru (capace di portare operatori e macchine da presa a 30 metri di altezza senza il minimo scossone o tremolio, mi serviva per una ripresa dove dovevo scavalcare un bosco e vedere un'immensa valle dall'altra parte) era giunta. Ce n'è una sòia. Ed era a Monaco di Baviera. E la troupe degli effetti speciali giù a lavorare come dannati (450 diversi effetti, trasformazioni, visioni allucinanti). Milioni di insetti erano intanto in allevamento in due diversi stabilimenti. Me ne servivano due ondate da venti milioni di esseri ciascuna, più tanti altri insetti per le riprese quotidiane. E la piccola Jennifer Connelly. Tredici anni. Un ruolo gigantesco. Difficilissimo. Pensavo che ci volessero spalle grandi obme quelle di Schwarzenegger per reggere tutto il peso del film. E non sospettavo che Jennifer avesse spalle cosi robuste. E una volontà cosi forte. E il film parti. A Zurigo. Nella villa che fu di Richard Wagner, che è un collegio femminile Mi dimenticai tutto. Paure. Amori. Amicizie. La mia vita privata. Mi sentivo come un samurai. Completamente catturato dalla disciplina di fare questo film, di vincere questa sfida, la sfida di fare un film compatto e sicuro. potente, impressionante, dei momenti favola e dei momenti pazzia. I musicisti, dato che avevo pensato di frazionare la musica del film affidandola a vari compositori ed esecutori, ogni tanto venivano a trovarmi sul set. E giù a parlare di musica. I corni da caccia del- le regioni alpine. LI avevo sentiti echeggiare qualche volta. Li rivolevo nel film. E Bill Wyman dei Bolllng Stones me li ha rifatti. Poi una voce di soprano che ti toccasse l'anima. E Claudio Simonetti me l'ha portata. E ancora del rock metallico, durissi mo, squassante, senza requie. Cosi ecco gli Iron Maiden e i Motor Head. E ancora altri. Il film intanto prendeva corpo. Si snodava. E veniva bene. Io. come un samurai, circondato da decine di colla boratorl e aiuti, ma solo. Con la mia disciplina un po' folle. 1 miei moralismi, 1 miei spazi visionari. E sempre, come un chiodo, nel cervello, quella maledetta sfida: voglio fare il meglio, mi ripetevo, il meglio della qualità e della tecnica che ora possa esprimere 11 cine ma Italiano. Oggi il film è finito. Ed esce nei cinema. Con il suo bell'abito Dolby-stereo. Lo guardo. Mi piace. Ne sono soddisfatto. Penso che gli ultimi trenta minuti di spettacolo siano quanto di più sfrenato e allucinante abbia mai fatto. Un finale che dura mezz'ora (spettatori controllate gli orologi: ... gli ultimi trenta minuti, oltre naturalmente il resto). Ed eccomi a Torino ad incontrare il mio pubblico. Per la «prima» mondiale. Che ho voluto raccontare? Ancora non lo so. Lo so sempre quattro, cinque mesi dopo l'uscita. Cosi, a sensazione, a pelle, in Phenomena ci trovo tante cose mie. Tanto mio cinema. Ma anche tante storie private. Tanti personaggi che ho conosciuto, che ho amato, che mi hanno amato, cui ho fatto del bene, che mi hanno fatto del male, che ho alutato, che mi hanno tradito, che conosco, che non conoscerò mai. Per me, samurai, è stato come un viaggio mistico quindi, quasi religioso, tra bellezze ed orrori, tra sensazioni tenere e terribili. E mi viene in mente un'idea che certo non era cosciente, ma che dà una strana chiave di lettura per il film. Paul Cordino, il personaggio che si nomina tanto nel film ma che non si vede mai. e se fossi io? Quest'idea mi turba, la stessa storia del film ora mi sembra diversa. Ma anche questa è una fantasia. * * E ora che tutto è finito, clie farai Dario-gattino? Ricomincerai il viaggio. Alla ricerca ài altri volti di donna, altre bocche, capelli bruni scossi dal vento, lampi di luce e di colore, nuove sensazioni, nuovi amori, nuovi pianti e note musicali, nuovi incontri furtivi o fatali. Gattino che sei cosi fragile, ti sveglierai di nuovo di notte, solo, nel tuo letto, coìi il cuore che ti batte forte forte, al buio, tremando di paura e di amore. Dario Argento Chilometri di cavi di binari attrezzature sofisticate milioni di insetti per una super-sfida cinematografica. «Mi sentivo catturato dalla disciplina di fare questo film. Ora sono soddisfatto ma non so cosa ho voluto raccontare» Dario Argento *■ Jennifer Connelly in un momento delle riprese di «Phenomena», il film girato nella villa di Richard Wagner

Luoghi citati: America, Germania, Monaco Di Baviera, Torino, Zurigo