Trenta case pericolanti di Gianni Bisio

Trenta case pericolanti Alla ricerca di verità dietro i crolli nel centro storico Trenta case pericolanti Secondo i primi dati circa 200 nuclei familiari dovrebbero essere sgomberati da palazzi privati con gravi problemi statici -1 vincoli dei piani di recupero - In via Conte Verde: sopralluoghi, ordinanze e un ricorso al Tar dopo un preallarme fin dall'autunno '80 Il crollo del vecchio edificio di via Conte Verde angolo via della Basilica è stato l'ultimo segnale d'allarme per indurre il Comune a censire i palazzi privati del centro storico potenzialmente pericolosi. Operazione analoga era già stata fatta per il patrimonio comunale, dopo la rovina del Palazzo degli Stemmi e del cinema Diana: erano stati individuati una ventina di edifici fatiscenti e su parte di essi si è già intervenuti con lavori urgenti; ad esemplo, proprio in questi giorni, si sta procedendo, in via Principe Amedeo, alla demolizione di parte della prima caserma del corpo dei bersaglieri, fondata da Alessandro Lamarmora nel 1836 e gravemente danneggiata durante l'ultima guerra, Quanti sono i palazzi «in odore di crollo^ Anche se il censimento s'è appena iniziato (la giunta l'ha deciso martedì e i de Zanetta e Montanaro hanno presentato un'interrogazione), si può dire con sufficiente approssimazione che 32-35 edifici presentano gravi problemi statici e che nei due quartieri centrali devono essere ancora spostati almeno 200 nuclei familiari. L'analisi è presto fatta: basta percorrere le vie sant'Agostino, Bellezia, Bonelli, Palazzo di Citta, San Domenico, Santa Chiara, Porta Palatina. Egidi. Ma anche via Garibaldi può entrare nel museo degli orrori: ad esempio, al numero 11 c'è un palazzo, ora coperto da un ponteggio, sgomberato d'urgenza il 21 agosto. Oli uffici comunali lo tengono d'occhio, non è escluso che si debba limitare nelle vicinanze anche il passaggio pedonale. Anche in questo caso ira proprietari e Comune non si era mal trovato l'accordo per il risanamento: i vincoli posti dalla pubblica amministrazione per evitare le speculazioni, in pratica i «piani di recupero; hanno bloccato tut¬ to ed 1 proprietari attendevano che gli inquilini se ne andassero uno alla volta, stanchi di vivere in una casa inabitabile: il cedimento di un soffitto ha dato il colpo di grazia agli ultimi. Sostanzialmente non è diversa anche la storia dell'edificio crollato in via Conte Verde sabato scorso. Costruito alla fine del '700, e rimaneggiato nell'800, ha tirato avanti fino all'inizio dell'autunno 1980. Poi ci fu un pic¬ colo crollo e 11 conseguente sgombero parziale. La situazione peggiorò col passare del tempo e nel marzo '63, dopo ulteriori sopralluoghi del tecnici comunali, venne emessa ordinanza di sgombero. Ma I proprietari della Pensione Stella, situata nel palazzo, fecero ricorso al Tar, peraltro senza esito, sostenendo che 1 locali non erano pericolanti. Poco dopo, in ogni caso, gli uffici del Comune provvidero a recintare l'area, operazione rivelatasi Importantissima In occasione del crollo improvviso: le poche macerie fuoruscite dagli steccati sono quelle fatte cadere successivamente dai vigili del fuoco. Dopo un'ulteriore ordinanza di sgombero del settembre '84, continuarono a resistere fino al Natale scorso commercianti ed artigiani ospitati al piano terreno: un negozio di casalinghi, una trattoria, un fotografo, un bar ed una lavanderia. Invano l'allora assessore Russo sollevò in giunta il problema della loro sistemazione. OH 11 proprietari del palazzo, nel frattempo, avevano presentato un progetto di ristrutturazione, ma l'edificio era compreso nel spiano di recupero n. 23-, adottato nell'aprile '80 ma praticamente inattuabile, e tutto da allora è rimasto sospeso. Fino al crollo. E chissà per quanto ancora. Cosi problemi sono nati anche per gli edifici adiacenti, compreso quello di via Milano 16, opera di Filippo Juvarra. Gianni Bisio Macerie sparse, via Conte Verde resta bloccata al traffico

Persone citate: Alessandro Lamarmora, Egidi, Filippo Juvarra, San Domenico, Zanetta