Centomila archivi elettronici attendono in Italia una legge di Ruggero Conteduca

Centomila archivi elettronici attendono in Italia una legge La difesa della «privacy» al centro di un dibattito sui computers Centomila archivi elettronici attendono in Italia una legge ROMA — In Francia, il computer entrerà in 40 mila scuole. In Giappone viene usato negli asili infantili quasi come il nostro vecchio pallottoliere. In Italia, solo duemila istituti scolastici lo usano, per il momento. Anche da noi, comunque, si va verso una nuova era, dominata dall'informatica: verso la terza ondata, come l'ha definita qualcuno, nel cammino della società. Logico, quindi, che il modo di vivere, di pensare, di comportarsi, che verrà adottato in un futuro — abbastanza prossimo secondo i tecnici —, ponga problemi di opportunità. Uno su tutti: il computer, l'informatica in generale, le banche-dati sino a che punto potranno Influire o influiscono tuttora nel diritto alla privacy? La nostra Costituzione garantisce al cittadino il diritto alla riservatezza e alla non pubblicizzazione di notizie che riguardano la sua sfera privata. Un problema, come si vede, di strettissima attualità. Come è stato fatto notare Ieri durante un convegno-conferenza stampa organizzato dalla Boyden (una società internazionale che si occupa di consulenze aziendali per la selezione di personale) e diretta da Luca DI Schiena, direttore del Tg3, secondo dati forniti dal ministero dell'Interno, nel 1982 esistevano in Italia 105.739 archivi elettronici per un totale di 250 milioni di schede. Ci sarebbero dunque, anche da noi. i presupposti per una nonnativa capace di regolamentare questo nuovo settore. Altri Paesi si sono organizzati per tempo: solo noi, insieme con la Grecia, siamo ancora nella fase delle intenzioni. Esiste, infatti, un disegno di legge del ministro Guardasigilli Martlnazzoli, che però è ancora allo stadio progettuale e che prevede, fra l'altro, il diritto del cittadino a conoscere in qualsiasi momento quale tipo di informazioni che lo riguardano sono state immagazzinate in un computer, da parte di chicchessia, e soprattutto il diritto a correggere dati falsi o sbagliati. Uno del punti dolenti è stato toccato infatti dal dottor Ivo Mazzantlni, presidente della Sl.el (una ditta costruttrice di computer) secondo cui nel corso di una recente revisione nell'archivio dell'Eoi solo il 24 per cento delle informazioni immagazzinate sarebbe risultato corrispondente a dati veritieri. In questi casi, certo, la colpa non è della macchina (che non dovrebbe sbagliare mai) quanto dell'uomo che dà ordini alla macchina. Questo aspetto, anzi, come è stato sottolineato da quasi tutti 1 partecipanti al convegno-conferenza stampa, dovrebbe rappresentare la garanzia anche per il futuro: il computer è un mezzo, una «protesi» come l'ha definita 11 giudice Domenico Sica — che ha confessato di essere un assiduo utente di computer —, dietro il quale però c'è sempre l'uomo. Problemi, come si vede, ce ne sono, e tanti. Ma, come hanno sottolineato altri intervenuti al convegno, dipendono quasi esclusivamente dall'uso che si fa del computer. La macchina di per sé non ne crea. Ottimisti, dun- que.'o pessimisti? Per 11 generale Cappuzzo, capo di stato maggiore dell'esercito, c'è un pericolo, quello di una «connessione di tipo orizzontale» fra diverse banche dati: fra quella, per esempio, riguardante le attitudini militari e lo stato di salute del cittadino, l'altra sul casellario giudiziario e la terza sull'anagrafe tributaria. Da uno studio incrociato dei tre sistemi si potrebbe ricavare una radiografia del cittadino in grado di calpestare tutte le libertà fondamentali. L'esigenza, pertanto, di regolamentare ed anche con una certa urgenza la materia è stata sottolineata dal giudice Santaniello, presidente della quinta sezione del Consiglio di Stato, secondo cui il -problema di un bilanciamento fra esigenze del pubblico e del privato deve necessariamente trovare il punto di equilibrio in una norma-. Chi si è spinto al di là delle necessità Immediate — ma non per questo meno rilevanti — è stato l'unico politico presente, il senatore democristiano D'Onofrio, 11 quale ha sostenuto che la macrodimensione in campo informativo -potrà negli anni futuri stabilizzare addirittura gerarchie diverse anche tra i popoli e gli Stati-. Ruggero Conteduca

Persone citate: Boyden, Cappuzzo, D'onofrio, Domenico Sica, Ivo Mazzantlni, Luca Di Schiena, Santaniello

Luoghi citati: Francia, Giappone, Grecia, Italia, Roma