Due studiosi: «Vittorio Emanuele non può ereditare il trono d'Italia» di Giuseppe Zaccaria

Due studiosi: «Vittorio Emanuele non può ereditare il trono d'Italia» In conseguenza del suo matrimonio con la borghese Marina Doria Due studiosi: «Vittorio Emanuele non può ereditare il trono d'Italia» ROMA — Il trono d'Italia non ha più il suo legittimo pretendente: bisogna farsi forza, ma l'annuncio sembra davvero attendiblìle. Da ieri pomeriggio due insigni studiosi che aderiscono all'Unione monarchica italiana hanno cominciato a diffonderlo a Roma, attraverso la prima di una serie di conferenze che hanno per titolo: «La successione dinastica nella Casa dei Savoia». Nei prossimi giorni, grazie a successivi incontri, la notizia correrà anche per Milano, Torino, Bologna, Venezia, Trieste, Firenze, Palermo, Napoli. La legge salica, le Regie patenti, il codice civile, spingono concordemente gli studiosi a una conclusione: Vittorio Emanuele quarto, consorte di Marina Doria, proprio a causa di questo matrimonio ha perso il diritto alla successione, e con lui rischia di perderlo Amedeo d'Aosta, punto di riferimento del monarchici italiani, se come già annunciato impalmerà in seconde nozze la marchesina Silvia Paterno. Le antiche carte parlano chiaro: al trono può succedere solo chi si sia unito in matrimonio con «principi di Case regnanti». E' un verdetto inquietante. In passato, è vero, c'erano state correnti di pensiero che all'ultimo aspirante al regno dei Savola addebitavano una condotta un po' sconsiderata, fatta di iscrizioni alla loggia «P2», di dimissioni poi ritirate, di concitate sparatorie notturne nelle isolette, del Mediterraneo. Nessuno però avrebbe pensato che qualcuno avrebbe cercato di far pagare all'erede al trono uno degli atti più ragionevoli compiuti finora. OH studiosi sono Implacabili. «Non sarà lecito ai Principi di sangue reale contrarre matrimonio senza prima ottenere il permesso Nostro o dei reali Nostri successori», disponeva in una Patente del 1780 Vittorio Amedeo terzo. E subito dopo aggiungeva che se 11 matrimonio fosse stato contratto «con persona di condizione e stato inferiore, tanto i contraenti che i discendenti di tale matrimonio si intenderanno senz'altro decaduti dal possesso dei beni e diritti provenienti dalla Coro- ' na, e dalla ragione di succedere airnedesimi». Nulla, sostiene II costituzionalista Marino. Bon Valvassina, autore del* lungo studio, ha più mutato «quella disposizione, confermata anzi dall'articolo 69 (oggi 92) del codice civile, eh? 11 16 marzo del '42 fu varato con la seguente disposizione: «Per la validità dei matrimoni dei Principi e delle Principesse Reali, è richiesto l'assenso del Re Imperatore». Anche Vittorio Emanuele secondo, quando sposò in seconde nozze la «bela Rositi... ebbe il buon gusto di celebrare un matrimonio morganatico, e di dare ai figli il cognome di Guerrieri di Mirafiori. Ora, per il matrimonio fra Vittorio Emanuele quarto e Marina Doria 11 regio assenso non c'è mai stato. «Noi, per carita — dice Giuseppe Costamagna, già deputato democristiano ed oggi presidente dell'Unione monarchica — non intendiamo sollevare alcuna polemica, ma solo stimolare un dibattito politico e: culturale...". Con apparente, soave distacco, l'Unii sembra rispondere alla «scomunica, di Vittorio (che alcuni mesi fa, ha patrocinato la nascita di una nuova associazione monarchica) mettendo in dubbio qualsiasi legittimazione dell'augusto erede. La legge salica, accettata da Casa Savoia, limita la successione ai discendenti maschi, le Regie Patenti impediscono a chi abbia sposato una donna non appartenente a case regnanti. Vittorio Emanuele, insomma, sarebbe «chiuso.. C'è però un altro problema. Da anni, i monarchici dell'Unii fanno aperto riferimento ad Amedeo d'Aosta, che succederebbe a Vittorio Emanuele nella linea degli aspiranti al trono. Finora, l'Aosta ha dato ottima prova di sé, sposando Claudia di Francia e dando tre eredi alla dinastia. Ma la coppia poi si è sciolta, e adesso Amedeo sta per sposare una baronessinu che, per quanto attraente, non appartiene a famiglie regnanti. «In questo caso — dicono all'Unii — anche lui perderebbe il diritto alla successione...». Non resta che puntare, sembra, su un giovanotto che oggi ha sedici anni, frequenta il liceo «MoroslnU ed è prodotto di una sana educazione nella campagna toscana: Aymone, figlio di Amedeo. Va tenuto d'occhio, è il prossimo, legittimo aspirante. Sempre che, tra qualche anno non si innamori anche lui di una borghese. Giuseppe Zaccaria