L'enologo senza futuro? di Clemente Granata

L'enologo senza futuro? C'è il pericolo che la riforma sacrifichi gli istituti agrari specializzati L'enologo senza futuro? Meno rigorosi e più brevi i nuovi corsi di studio: i presidi delle scuole di viticoltura esprimono il timore che entro breve tempo si debba essere costretti a ricorrere a tecnici francesi, come fece il Conte di Cavour - Il ministro Franca Falcucci assicura piani articolati in relazione alle caratteristiche del territorio DAL NOSTRO INVIATO ALBA — Quando, verso la metà del secolo scorso, 11 conte Camillo Benso di Cavour decise di dimorare nel castello di Grlnzane, a qualche chilometro da Alba, cercò un enotecnico esperto che sovrlntendesse ai lavori di scasso delle vigne circostanti e gli sistemasse in modo razionale la cantina. Ma le ricerche nell'Albese e in Piemonte furono inutili e 11 presidente del Consiglio di Vittorio Emanuele II dovette rivolgere la sua attenzione oltr'Alpe. Alla fine trovò la persone adatta: monsleur Oudard, tecnico di vaglia diplomatosi in Francia, che soddisfece tutti 1 desideri dell'esigente primo ministro. E' un aneddoto che ci racconta 11 professor Valner Salati, preside dell'istituto agrario Umberto I di Alba, specializzato per la viticoltura e l'enologia. E lo fa non tanto per un omaggio alla memoria storica (pur necessario) quanto per sottolineare le grandi preoccupazioni nutrite In tutte le scuole che hanno quel tipo di specializzazione, ad Alba come a Catania, a Marsala come ad Ascoli Piceno, a Siena come ad Avellino, a Conegliano come a Civldale del Friuli. La preoccupazione è che la riforma della scuola secondarla superiore, ora discussa dal Senato, possa sacrificare gli istituti agrari ad indirizzo enologico con la conseguenza che, entro breve tempo, si debba ricorrere all'opera dei tecnici d'oltre confine, soprattutto francesi, proprio come fece il conte Cavour. Le scuole francesi, Infatti, non corrono pericoli di sorta, anzi, sta a Montpellier, sia a Bordeaux, esse accentuano la loro caratteristica professionalizzante con la creazione di corsi universitari biennali (e non è da escludere che essi siano portati a tre anni). L'ordinamento della Cee, inoltre, prevede la libera circolazione di quegli esperti, sicché non sorgeranno ostacoli di sorta alla loro «importazione». Le preoccupazioni, che sottolineano il preside Salati e i capi istituto delle altre scuole enologiche «storiche. (Catania, Avellino, Conegliano), create un secolo fa e giustamente celebri (ad Alba le richieste d'iscrizione giungono anche dalla Svezia e dal Pae¬ si dell'America Latina) sono condivise un po' da tutti i responsabili degli istituti ad indirizzo altamente specialistico della secondarla superiore (pensiamo, tra l'altro, alle scuole nautiche ed aeronautiche, a quelle turistiche). E un viaggio in quegli istituti professionalizzanti alla vigilia della riforma, porta a registrare più mugugni che consensi, più perplessità e critiche che convinte adesioni. Può anche darsi che talora ci sia un po' di esagerazione e che una più approfondita conoscenza dei meccanismi della riforma (o, perché no, un perfezionamento degli stessi) induca poi a rivedere certi giudizi negativi e a modificare alcune previsioni allarmanti. Il ministro Falcucci, del resto, ci assicura che saranno previsti plani di studio articolati in relazione alle specifiche caratteristiche del territorio. Per quanto riguarda, però, gli istituti agrari specializzati nella viticoltura e nell'enologia, sembra che le perplessità e le ansie trovino una loro giustificazione sia In certi precedenti storici, sia nella lettera e nello spirito della futura legge. Olà Oentlle, con la riforma del 1923, come ci ricorda Salati, prestò ben scarsa attenzione a tali istl- tutl e in genere a tutte le scuole professionalizzanti, volto com'era a privilegiare l'istruzione classica. Oli istituti enologici ripresero però quota, seppero riaffermare la loro Importanza e s'imposero all'attenzione generale per la serietà e il carattere approfondito della preparazione che fornivano agli allievi. Ci furono poi riforme spicciole, variamente motivate da esigenze di carattere sociale e politico, che, secondo i presidi degli Istituti interessati, significarono in realtà una silenziosa, graduale caduta verso l'appiattimento e la superficialità. Prima, la sostituzione del laureati assistenti alle cattedre specializzate con tecnici forniti di semplice diploma, poi la trasformazione dell'assistente in una sorta di coadiutore per le più disparate materie, e quindi i decreti delegati del '74 che, anticipando 1 lineamenti dell'attuale riforma, incominciarono a togliere alle scuole specializzate nella viticoltura e nell'enologia parte del loro caratteri peculiari ed originali. E, infine, ecco la riforma della secondarla superiore discussa in Senato. Sono note le ragioni dello scontro In atto, causa prima del forti ritardi nell'approvazione del provvedimento: da un lato, 1 fautori della scuola unitaria, caratterizzata da una generale preparazione culturale, dall'altro 1 fautori del mantenimento, accanto a forme d'istruzione che aprono le porte all'università, di indlrllzi specialistici e professionalizzanti. Il timore espresso dai presidi delle scuole di viticoltura ed enologia è che, alla fine, tutto si risolva in una sorta di pateracchio con sostanziale perdita d'identità dei loro Istituti. I corsi di questi ultimi sono articolati in sei anni di studi rigorosi. Come conciliare una simile durata (ritenuta Indispensabile) con quella di cinque anni prevista per ogni tipo di scuola secondarla? La riforma prevede l'esistenza di un indirizzo agrario e agroindustriale, ma, rilevano gl'interessati, si tratta di dizioni troppo generiche, se messe In confronto con la specificità della scuola enologica. E ancora. L'art. 7 del progetto originario di riforma prevedeva esplicitamente l'esistenza di corsi ad indirizzo speciale, ma la formula dell'art. 7 ora è scomparsa. Per questo le scuole enologiche di cosi lunga tradizione, cosi radicate nel tessuto socioeconomico delle zone In cui sono sorte, vedono buio 11 loro orizzonte. Si formulano proposte per salvaguardarle In qualche modo: per esemplo la creazione di corsi specialistici da frequentarsi dopo 11 conseguimento del titolo di perito agrario, una via di mezzo tra 11 diploma originario e la laurea. Ma sarà realizzabile una simile proposta? Non si registrerà una drastica caduta della popolazione scolastica che frequenta gli istituti? Ad Alba, per esemplo, ci sono 400 alunni, a Conegliano 900. E dove recuperare allora gli enologi preparati, addetti ogni anno in Italia a sorvegliare la trasformazione di milioni e milioni di quintali d'uva? Per questo, il fantasma di Monsieur Oudard suscita molte inquietudini. Clemente Granata

Persone citate: Camillo Benso, Cavour, Falcucci, Franca Falcucci, Vittorio Emanuele Ii