Grande riforma, tiepido avvìo soltanto 16 sì su 41 commissari di Giuseppe Fedi

Grande riforma, tiepido avvìo soltanto 16 sì su 41 commissari Consegnate al Parlamento le proposte di modifiche istituzionali Grande riforma, tiepido avvìo soltanto 16 sì su 41 commissari Il pei non vota la relazione conclusiva della commissione Bozzi ■ Defezioni e critiche nella stessa maggioranza ROMA — L'ampia convergenza tra i partiti, necessaria per consegnare al Parlamento un'ipotesi di riforma istituzionale da tradurre in scelte concrete, è rimasta una pia intenzione. Dopo quattordici mesi di lavoro, ieri la commissione bicamerale presieduta da Aldo Bozzi ha approvato — con 16 voti a favore, o contrari, 2 astenuti • Schietroma psdi e Scoppola do — la relazione conclusiva che verrà consegnata domani ai presidenti delle Camere. Un documento, su cui la stessa maggioranza si è incrinata, frutto di un accordo faticoso trovato in extremis. La lunga avventura della commissione è quindi finita con un risultato inferiore alle attese, anche se i rappresentanti dei quattro partiti che hanno votato a favore della relazione — de. psi. pri e pli — parlano di un contributo incisivo. L'epilogo di questa lunga operazione resta comunque sconfortante e il modo con cui le forze politiche si sono pronunciate ieri a Palazzo San Macuto lo conferma. I sette comunisti presenti, all'ultimo momento non hanno partecipato alla votazione L'annuncio della decisione del pei è stato dato da Ugo Spagnoli: 'Non votiamo in segno di protesta per il metodo seguito nel lavori, che ha finito con il basarsi sulla ricerca di compromessi poco chiari. Ha prevalso la logica di schieramento e ciò, in un discorso di convergerne, è inaccettabile-. Hanno votato contro la relazione due esponenti della maggioranza, Riz della SUdtiroler Volskpartei e Fosson dell'Union Valdòtaine. Alla votazione, per alzata di mano, erano presenti 30 commissari su 41 e. non a caso, mancavano alcuni tra i rappresentanti più illustri: De Mita. Andreatta. Marcello Gallo. Ingrao. Natta. A nulla è valso un tentativo di mediazione compiuto dai repubblicani e dalla de per far cambiare idea al pei. -Mi sono astenuto — ha chiarito Scoppola — per quello che manca nella relazione, ossia, in particolare, una proposta efie ridefinisca il sistema elettorale. Inoltre, In questi mesi è mancato un confronto aperto, le uniche proposte praticabili sono venute soltanto alla fine-. Il socialdemocratico Schietroma ha motivato la scelta dell'astensione con un'analisi del ruolo della pubblica amministrazione, a suo avviso poco trattato. -Approvazione, ma con molte riserve', ha detto il de Ruffilli, il quale ha criticato -l'atteggiamento negativo di alcune forze sul tema della riforma elettorale- e ha definito -insufficiente- il modo In cui sono stati affrontati i temi della giustizia, del Csm, della regolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici. Il psi condivide le riserve degli alleati e Claudio Martelli ha annunciato che fra qualche giorno -verrà presentata una vera e propria riforma della Costituzione-. Quali sono 1 punti qualificanti del documento? Nel progetto le Camere rimangono due. Alla Camera toccherebbe soprattutto il compito di legiferare, mentre il Senato assumerebbe prevalentemente funzioni di controllo. Il numero del deputati scenderebbe da 630 a 514. i senatori passerebbero da 315 a 282. Sono accentuati I poteri di indirizzo e di controllo del presidente del Consiglio. Si tende verso governi con un numero ridotto di dicasteri e che possano durare un'intera legislatura, prevedendo tra l'altro maggiori possibilità per il governo di richiedere il voto palese su deliberazioni riguardanti aumenti di spese 0 riduzioni di entrate per lo Stato. Inoltre, si prevede che 1 decreti-legge siano limitati a casi di estrema gravità e affidati ad una corsia preferenziale, riservata anche ai provvedimenti di legge dichiarati urgenti dal governo. Viene infine tratteggiata una modifica per eleggere 11 Capo dello Stato: dopo la settima votazione, ballottaggio fra i candidati più votati. Cosi come si pensa alla non rieleggibilità del Presidente della Repubblica e ad una modifica del «semestre bianco" che consenta al Capo dello Stato di sciogliere le Camere anche in questo periodo, ma solo con 11 placet dei presidenti delle Camere. Giuseppe Fedi

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