. mei , Yalta, un'oasi della storica di Fabio Galvano

. mei , Yalta, un'oasi della storica Quarantanni fa, in Crimea, la Conferenza dei tre Grandi sull'assetto post-bellico dell'Europa e del mondo . mei , Yalta, un'oasi della storica Dal 4 al 12 febbraio 1945, a palazzo Livadija, vicino alla «Dacia Bianca» di Cechov, Churchill, Roosevelt e Stalin determinarono le «sfere di influenza» e le divisioni del Vecchio Continente che Washington non ritiene «legittime» - Replica la Tass: «Nessuno ha il diritto di rimetterle in discussione», anche ir presidente Usa di allora parlò di «accordo unanime» - L'atmosfera politica non avvelena la pace della Riviera del Mar Nero \\ NOSTRO r:finn:^pnwwMTc DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Fatta forse eccezione per questa stagione di anniversari, a Yalta sono più numerosi i turisti che visitano la casa di Cechov — la «Dacia Bianca» dove nacquero «Le tre sorelle» e «Il giardino dei ciliegi» — di quelli che entrano nel palazzo di Livadija, un palo di chilometri a sud della città. L'edificio di pietra bianca, costruito nel 1911 con pretese di stile rinascimentale in sostituzione di quello eretto mezzo secolo prima dall'ltalianisslmo architetto Menlghetti di San Pietroburgo, è comunque ricordato soprattutto come residenza estiva degli zar. Rivolto verso il Mar Nero, in quell'angolo felice di terra russa che è la Crimea, dove il sole splende anche d'inverno, 11 palazzo di Livadija è stato trasformato in casa di cura del sindacati, con posto per 525 degenti. Soltanto alcune stanze sono adibite a museo: per esempio l'ex sala da pranzo con la tavola rotonda in cui domina il dipinto ad olio dei «tre Grandi» (Churchill, Roosevelt e Stalin) prò- tagonisti quarant'anni fa (4-12 febbraio 1945) della Conferenza di Yalta che oggi si celebra in una rinnovata polemica fra Est e Ovest. • Oggi il presidente Reagan cerca ài revocare gli accordi firmati in questa stanza», si senti dire l'autunno scorso un collega inglese, mentre sostava con la guida davanti al tavolo della Conferenza. Era 11 momento di maggiore acidita polemica fra Est e Ovest, alimentata da Washington e rintuzzata da Mosca, sul tema dell'accordo fra 1 «tre Orandi» che determinò le «sfere d'influenza» in Europa e quindi l'assetto politi- co del Vecchio Continente. Anziché sopirsi, le durezze retoriche ricompaiono nelle celebrazioni di quell'anniversario, primo passo del grande sforzo — fra 11 patriottico e il propagandistico — con cui il Cremlino ha avviato il ricordo delle ultime fasi belliche. E' difficile associare uno dei momenti cruciali della storia contemporanea alla fragranza del caprifoglio e del gelsomino, alla leggiadria delle magnolie, del lauro, del mirto, insomma ai profumi e ai colori del parco di Livadija, che sono poi quelli di un'intera zona considerata un piccolo paradiso (a Oreanda. poco distante, è la dacia riservata al capo del Cremlino). Ancor più difficile è associare tutto ciò agli intrichi della politica internazionale, alle polemiche che al nome di quella graziosa cittadina di Crimea — 80 mila abitanti, meta ogni anno di 40 mila turisti stranieri e chissà quanti sovietici — riconducono un altro capitolo della difficile convivenza fra le superpotenze. La prima freccia fu scagliata nell'83 dal vicepresidente americano George Bush, il quale tornando da una visita in Ungheria e Romania dichiarò: -Non riconosciamo alcuna legittima divisione dell'Europa». I seccati commenti del Cremlino non impensierirono la Casa Bianca, e Reagan si spinse oltre. A un gruppo di americani di origine polacca disse, il 17 agosto scorso: -Respingiamo qualsiasi interpretazione dell'accordo di Yalta che suggerisca l'assenso americano per una divisione dell'Europa in sfere d'influenza». La risposta del Cremlino fu immediata e irritata: -Nessuno — proclamò la Tass — ha il diritto di mettere in discussione le decisioni della Conferemo di Crimea; nessuno, neppure la Casa Bianca». Da allora la polemica su Yalta ha tenuto occupati politici e commentatori. Ecco, di rincalzo, il segretario di Stato George Shultz: -Forse non vedremo la libertà nell'Europa Orientale durante la nostra esistenza, né i nostri figli durante la loro. Ma un giorno accadrà». E ora, celebrando il 40" anniversario della Conferenza, Mosca torna massicciamente su quel tema. -Si afferma — ha scritto In questi giorni la Tass — che c'è bi¬ sogno "di superare la spaccatura in Europa", dì seppellire "l'eredità di Yalta". Tanto per cominciare, a Yalta non è stata presa alcuna decisione su una "spaccatura" o "divisione" dell'Europa. ( ...) Se per "divisione" s'intendono i due raggruppamen ti ??iilitar-politici che esistono oggi in Europa, ebbene essi non sono conseguenza di Yalta bensì della politica delle potenze occidentali, che dopo la guerra hanno intrapreso numerosi passi volti a dividere l'Europa». Dietro lo -slogan propagandistico» dell'Occidente. denuncia la Tass, si cerca di -capovolgere sviluppi storici (...) avviati non dalla Confe renza di Yalta ma dai popoli (...) che hanno scelto la via dello sviluppo socialista^. Yalta, insomma, non dev'essere toccata. Anche, come osserva la Tass alla vigilia di questo anniversario, -perché quelle decisioni hanno contribuito a creare le condizioni che hanno assicurato all'Europa il più lungo periodo di pace della sua storia» ; ma soprattutto, come osserva Eduard Ivanjan, capo di un dipartimento all'Istituto per gli Usa dell'Accademia delle Scienze, la creazione degli Stati-cuscinetto dell'Europa orientale rappresenta una questione di sicurezza per l'Urss: -Il duro e ostile atteggiamento degli Usa — egli osserva — ci ha rafforzati nella determinazione di non consentire ai circoli imperialistici dell'Occidente di sfruttare il territorio degli Stati confinanti con l'Unione Sovietica per organizzare una nuova aggressione contro di essa'. Quel 4 febbraio 1945, mentre nel cuore dell'Europa si avviava la battaglia sull'Oder, i «tre Grandi., non si resero forse conto che. risolvendo i problemi della guerra, altri ne avrebbero aperti, tali da far discutere quarant'anni più tardi. Era una domenica calma e soleggiata quando a quella località sgradita a Roosevelt e Churchill e cosi distante da tutto — 1800 chilometri da Mosca. 5 mila da Londra e 11 mila da Washington — toccò decidere i destini di un mondo ancora in guerra. Churchill era alloggiato, con la figlia Sarah e con Eden, nel maestoso Palazzo Vorontsov; Stalin era a Villa Koreiz. che apparteneva al principe Jusupov, l'uccisore di Rasputin; a Roosevelt era stato assegnato il Palazzo Livadija, con un parco di 46 ettari punteggiato da statue e fontane opera di scultori italiani, sorto dove nella prima metà del secolo scorso il conte Pototskij — un polacco — aveva impiantato un'azienda vinicola. Per le riunioni fu scelto il Palazzo Livadija, per riguardo verso un Roosevelt sempre più malato Sulla base della spartizione europea già In parte tracciata ne) novembre 1944. quando Churchill era venuto a Mosca. Stalin ottenne il ricono¬ scimento de facto dell'annessione (1939) della Polonia Orientale, assetti politici che nonostante lo slogan «elezioni libere» avrebbero in seguito favorito un suo controllo sull'Est europeo, 1 primi passi per lo smembramento della Germania, la promessa di guadagni territoriali a spese del Giappone in cambio di un suo impegno — seppure tardivo — su quel fronte. Più volte, in anni successivi, Roosevelt è stato accusato di essere stato eccessivamente remissivo, di aver dato vita a «una seconda Monaco»; e ancora oggi Mosca respinge furente tale ipotesi, affermando con Ivanjan che -molto più numerose» erano state le concessioni dell'Urss. A tale riguardo si citano espressioni del segretario di Stato americano di allora. Stettinlus, ma anche l'intervento contro il Giappone che -salvò la vita di migliaia di americani». Mosca respinge l'ipotesi che l'appeasement voluto da Roosevelt possa essere spiegato con le sue condizioni di salute. Non -capitolazione» a Stalin, bensì — in una definizione che in quel giorni diede John Foster Dulles — -l'apertura di una nuova era di speranza diplomatica!. Di «quella» Yalta il turista vede pochi segni, mentre si addentra nelle strette e tortuose vie della città vecchia o si distende nel parco di Livadija. La via principale è ancora intitolata a RooseveltMa sono le vie linde, ben pavimentate e con lunghi filari d'alberi, gli edifici dell'Ottocento con 1 loro colori vivaci, taluni cartelli e Indicazioni in inglese oltre che in russo, a dare a Yalta un tono affascinante. Ai piedi dei monti che la separano da Simferopol. Yalta non punta sul ricordo dei • tre Grandi- per attrarre turisti e valuta pregiata. Molto più importante, su quel piano, è il monumento nazionale in cui è stata trasformala la «Dacia Bianca» di Cechov, con le sue grandi vetrate, le colonne, il piano su cui suonava Rachmaninov. Palazzo Livadija è piuttosto per gli storici. O, viste le polemiche, per i politici. Fabio Galvano Yalta. Churchill, Roosevelt e Stalin alla conclusione della Conferenza: è l'I 1 febbraio del '45