C'era una volta un computer; sognava

C'era una volta un computer; sognava PRIME FILM: «Electric dreams» di Steve Barron, un regista specializzato in video C'era una volta un computer; sognava La favola della macchina che si innamora - Elementi classici ed elaborazioni elettroniche affrontati in modo assai garbato ELECTRIC DREAMS, di Steve Barron, con Lenny van Dohlen e Virginia Mata. Musiche di Giorgio Moroder, Culture Club, Bach e CiaikovsMj. Una produzione americana a colori. Fantafavola. Cinema Nazionale di Torino. Cinema Etoile di Roma. Al Festival Cinema Giovani, nell'ottobre scorso a Torino, i sogni elettrici di Barron furono accolti con molla simpatia. Si usciva dal cinema con l'impressione di uno scherzo spiritoso e insieme di un'amichevole vendetta conjrro « computers intesi coinè, \minttccta e rivoluzione totale, il massimo che potrà accadere ai computers, dice Barron, è di prendere i vizi degli uomini, di compromettere la logica con i sentimenti. L'inglese Steve Barron debutta nel lungometraggio con una celebrità già fatta, a ventisette anni è considerato uno dei migliori autori di video musicali (tra i cantanti tradotti in immagini c'è anclie Michael Jackson con Billie Jean). La sua esperienza di musica illustrata gronda alleile dalle frequenze di Electric Dreams che può essere appunto accolto come un video-concerto per computer solista. Messi da parte l'incertezza angosciosa e i risvolti espressionistici che caratterizzano gran parte della produzione dei video-maker, Barron ha scelto la favola brillante, con- dita di humour e di sentimen- fi come una vecchia cornine- rti, musicate. La sfida era dif- (ielle, l'atteggiamento giusto, nia Madsen butta irresistibili richiami con i suoi esercizi al violoncello.il computer copta, ripete, inventa con l'euforia crescente di un innamoralo, Chi rimprovera Barro» di non avere sviluppato compiutamente il tenui narratila per tenersi alla misura simbolica della musica illustrata (ogni sequenza un motivo dominante) gli fa quasi un complimento (lui, per adesso, insegue le nuove convenzioni più che il racconto) ma fa Iorio al protagonista che subito si impone, il computer. Nella casa di Lenny vari Dohlen, giovane architetto, uno speciale .personal computer, dovrebbe fare l'aiutante di studio, disegnare progetti, elaborare profili di città., ma presto diventa autonomo, impara a parlare, analizza le abitudini umane, facendo indigestione dì vècchi filiti alla tv, codifica le manifestazioni di un sentimento struggente, l'amore. E se una macchina sa, perché non prova? La ragazza di Lenny, la sua vicina di casa, la splendente Virgi nia Madsen butta irresistibili richiami con i suoi esercizi al violoncello, il computer copia, ripete, inventa con l'euforia crescente di un innamorato. primitivi, hanno ancora tutto da imparare e pretendono di semplificare le complicazioni che da secoli purtroppo fanno uomo l'uomo. s. r. Scrive una canzone nello stile di Moroder, si butta a interpretare i classici e a sabotare a distanza i concerti. Telefona anche per consigli amorosi a una rubrica radiofonica, scoprendo ette per far l'amore con Virginia gli manca qualche ingranaggio, allora prende una decisione spettacolare... Non conta tanto la favola, naturalmente, ma il modo garbato con cui si affrontano elementi classici ed elaborazioni elettroniche, Ciaikovskij come un videogame, i vecchi film rimontati e accelerati, il paesaggio computerizzato e vagamente misterioso, Se fuori San Francisco splende di luci, nella casa solitaria il computer per addormentarsi si disegna le pecorelle sullo schermo. I computers stanno bene nella struttura simbolica e rassicurante j della favola, perché sono geni primitivi, hanno ancora tutto da imparare e pretendono di semplificare le complicazioni che da secoli purtroppo fanno uomo l'uomo. s. r.

Luoghi citati: Roma, San Francisco, Torino, Virginia