Il sindaco di Marzabotto protesta « Perché hanno voluto illuderci? » di Clemente Granata

Il sindaco di Marzabotto protesta « Perché hanno voluto illuderci? » Dex maggiore delle SS è da ieri in una caserma di Baden: immediate polemiche in Italia e a Vienna Il sindaco di Marzabotto protesta « Perché hanno voluto illuderci? » «Ci avevano fatto credere che il nostro parere sarebbe stato decisivo» - «Craxi mi disse che c'erano forti pressioni» DAL NOSTRO INVIATO MARZABOTTO — Nel suo studio, il sindaco comunista Dante Cruicchi, tempestato di telefonate da ogni angolo d'Europa e d'Italia, sollecitato dai cronisti, mormora: « Perché illudere la gente nel dicembre scorso? Perché far credere, come hanno fatto credere alcuni esponenti del governo, che l'uscita anticipata del maggiore nazista sarebbe stata subordinata a un voto favorevole espresso dai parenti dei martiri? Perché il governo ha ignorato il voto dell'assemblea? E perché l'Austria non ha mal ritenuto necessario compiere un passo ufficiale presso la nostra' comunità? Per domani ho convocato il Consiglio comunale e gli interrogativi saranno riproposti.. Un attimo di silenzio, poi: «Lo so, Craxi me lo disse che c'erano pressioni fortissime per la liberazione; si lo so, la decisione di rimettere in libertà il criminale di guerra formalmente è legittima e del resto dopo il discorso di Lucca del Presidente del Consiglio il provvedimento era nell'aria. Ma contesto i principi della ragion di Stato sottesi a tutta la vicenda. No, guardi questa non è una posizione di parte, questa è una posizione espressa da tutte le foree politiche di Marzabotto, guai del resto a far scivolare l'immensa tragedia del nostro centro verso uno scontro tra gruppi politici diversi-. Mostra un foglietto dattiloscritto. Si tratta di un documento unitario firmato in mattinata dalla Giunta di Marzabotto dai rappresentanti di pei. psi, de, prl e del comitato delle onoranze dei caduti e in essi si afferma appunto che ha finito per prevalere «la ragion di Stato», ma quasi a respingere l'idea di una estraneità, e nel riaffermare il convincimento che i paesi martiri sono inseriti nel tessuto vitale della nazione, si ricorda appunto che -dello Stato nato dalla Resistenza fanno parte anche Marzabotto, Stazzema. Fivizzano, Bovese tutti quei lembi della patria percorsi dalla violenza nazifascista». Ci inoltriamo nel paese. Il disgelo è appena incominciato, il Reno è gonfio di acque scure (e quando in prima mattinata il sindaco è stato informato della liberazione di Reder da un giornalista francese, studiava proprio i provvedimenti da adottare nel caso di un'inondazione), sulla piazza alcuni ragazzi giocano a palle di neve. Ma il paese, mentre via via si diffonde la notizia, ha reazioni civili, composte, anche se le dichiarazioni talora sono durissime come quelle degli operai della cartiera Rizzoli o di Mario Lippi, 70 anni, scampato per un caso alla strage dove persero la vita 14 suol familiari: -La liberazione di Reder è una seconda offesa arrecata a Marzabotto». Ma Lucia Sabbioni (otto familiari massacrati e lei stessa gravemente ferita) afferma: -Non posso sapere se Reder sia pentito o no, per dirlo avrei dovuto guardarlo in faccia'. Intransigenza, perdono, condono: ecco 1 termini di un dibattito sempre proiondo che si è protratto a Marzabotto e si è intensificato nel dicembre scorso quando l'ex maggiore Reder affidò al gesuita Giuseppe De Gennaro una lettera indirizzata alla comunità di Marzabotto perché sapesse -che non soltanto a parole, ma, con sincerita dal profondo dell'anima, egli sperava nella riconciliazione e nel perdono». Poi giunse una seconda lettera, quella in cui l'ex maggiore delle SS ripudiava per la prima volta l'ideologia nazista. Sia padre De Gennaro, sia l'arcivescovo di Bologna, Biffi, sia i parroci della zona Insistevano sull'opportunità del condono oltre che del perdono 'perché il cristiano migliore da vn perdono die coinvolge ancìie il condono» e perché un slmile atteggiamento rientrava -nel più generale tentativo di riconciliazione della comunità degli uomini perseguito dalla Chiesa». Ma 11 30 dicembre l'assemblea del familiari delle vittime respinse l'idea del condono. Ci fu chi parlò di un'assemblea strumentalizzata. Cruicchi ora nega con forza resistenza di strumentalizzazioni. -Apprezzo — dice — le iniziative della Chiesa. Ritengo però che il perdono sia un fatto individuale, che non può essere ordinato, ma deve maturare nell'intimo delle coscienze. Quanto al condono è un atto amministrativo. Libera l'autorità centrale di concederlo, via non di comportarsi cosi come si è comportata nei confronti della popolazione». Clemente Granata Roma. Walter Reder (a destra) in una foto di alcuni anni fa nel carcere militare di Gaeta con Herbert Kappler (a sinistra), il colonnello condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatinc