L'ultima avventura, tra follia e affari di Cristiano Chiavegato
L'ultima avventura, tra follia e affari PARIGI-DAKAR Il raid africano si è concluso con risultati abbastanza sorprendenti L'ultima avventura, tra follia e affari Sono arrivati stravolti ma felici. Ci riferiamo a chi ha vinto, cioè l'equipaggio francese Zaniroli-Da Silva fra le auto, il belga Gaston Rahier con la moto, l'olandese Jan De Rooy nell'incredibile corsa del camion. Felice anche chi è soltanto riuscito a tagliare il traguardo, a giungere al termine degli oltre 14 mila chilometri di una gara che sta diventando di anno in anno sempre più seguitai più affa- scinante, più competitiva. Il risultato finale, bisogna dirlo, è stato abbastanza sorprendente. Non stupisce il successo di Rahier, ex fuoriclasse del motocross, alla sua seconda affermazione consecutiva con la Bmw, una casa che sa fare bene le cose. Ma il belga è stato bravo e fortunato: avrebbero potuto batterlo Jean Claude Olivier, quarantenne uomo d'affari francese, o l'italiano Franco Picco, alla sua prima esperienza in questo campo, entrambi su Yamaha. Picco ha perso la strada ed anche la vittoria il penultimo giorno. E' stato la grande rivelazione, il grande protagonista. Fra le auto, invece, il trionfo della Mitsubishi Pajero (prima e seconda) costituisce un autentico ribaltamento del pronostico. In gara erano auto monstre, vetture preparate ^apposta.per questo tipo di rata. La sóla Porsche ne aveva tre, prototipi a quattro ruote motrici, affidate ad expiloti di Formula 1 come Ickx e Mass ed allo specialista Metge. Sconfitte tutte le grandi marche da questi 'invadentigiapponesi. Non parliamo poi dei camion, dove De Rooy con un Daf a due motori, un mezzo quasi fantascientifico, ha messo in fila 8 Mercedes. Ma quel è il significato reale della Parigi-Dakar? Perché questa corsa trova grande popolarità, soprattutto fra chi partecipa, che viene contagiato da una specie di «ma! d'Africa- se non riesce più a seguirla? Certamente lo spirito d'avventura conta in una gara nella quale può succedere di tutto (il minimo è perdersi nel deserto). In fondo ognuno dei concorrenti può sperare di vincere, di diventa¬ re famoso, se non lo è già. Ma ci sono anche altre componenti. Ci vuole anche un minimo di follia, un pizzico di indifferenza di fronte a pericoli che possono essere anche mortali. Da non sottovalutare neppure il lato utilitaristico della vicenda: i piloti professionisti guadagnano bene, le Case automobilistiche e motociclistiche trovano un 'ri¬ torno- pubblicitario notevole. Il vero affare, tuttavia, lo fa sicuramente l'organissatore Thierry Sabine. La ParigiDakar ha un 'giro- di spese ed investimenti superiore ai SO miliardi di lire, dei quali una piccola fetta rimane nelle sue capaci mani. Lo spirito di evasione e di avventura pagano ancora assai bene. Cristiano Chiavegato
Persone citate: Ickx, Jean Claude Olivier, Mass, Metge, Picco, Thierry Sabine, Zaniroli
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