Una medaglia che ha profonde radici
Una medaglia che ha profonde radici Una medaglia che ha profonde radici Il grande ciclo dello sci da fondo italiano si esaurì diciassette anni fa proprio con II risultato più clamoroso, la medaglia d'oro di Franco Nones nella 30 km olimpica di Grenoble. Era stato un «boom» realizzato in provetta con piccoli numeri di selezione e pochi elementi validissimi arrivati In vetta, sotto la guida tecnica di Bengt Herman Nilsson e l'organizzazione logistica di Strumolo. Tappe intermedie furono la medaglia di bronzo al mondiali '62 di Zakopane nella 15 km di Giuliette» De Florlan e l'altro terzo posto quattro anni dopo della staffetta nelle prove iridate di Oslo. Grande il vertice, nulla la base, il fondo agonistico azzur-. ro si inabissava proprio mentre saliva il protagonismo di massa, tendenze opposte che sembravano confermare l'assoluta separazione tra la pratica sportiva e l'agonismo esasperato. Era invece soltanto un ciclo di riassestamento, durato assai più del necessario per la mancanza di un» linea federale costante. Per rilanciare il settore, la presidenza Cattai ha puntato nell'ultimo quadriennio olimpico su una direzione tecnica affidata a esperti finlandesi, procurati proprio dal non dimenticato olimpionico Nones. Prima Sadehariu, adesso Punkklnen e Laadelma, hanno ricostruito una squadra vera, già in crescita alle Olimpiadi di Sarajevo ed ora assolutamente competitiva. Nelle statistiche mondiali ed olimpiche, mai s'era registrata un'affermazione azzurra cosi completa (a Grenoble, De Florlan giunse quinto nella gara di Nones) e soprattutto mal nella 15 km, competizione massacrante proprio per l'altissimo ritmo di gara. Pensate che con i risultati odierni sommati gli azzurri sarebbero primi in una ideale staffetta. Chissà che il sogno non si possa realizzare nella gara vera. g, yjg.
Persone citate: Bengt Herman Nilsson, Cattai, De Florlan, Franco Nones, Nones
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