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 a m • • • Boskov, un grande in provincia a m • • • Boskov, un grande in provincia Il tecnico slavo dai trionfi del Real Madrid alla lotta per la salvezza «Possiamo farcela, se la fortuna ci darà una mano» - «Ho accettato di allenare i marchigiani perché amo profondamente il calcio italiano» DAL NOSTRO INVIATO ASCOLI — Viveva a Malaga, in una grande villa con campi di golf e piscina. Un uomo ricco, famoso e felice. Perché dunque Vujadin Boskov ha accettato la pigra provincia di Ascoli e gli affanni di un campionato avaro di gloria? Sicuramente non per denaro, se è vero quel che va dicendo il presidente Rosei. 80 milioni l'anno, il doppio in caso di salvezza. E allora, perché? «Nessun altro mi ha fatto proposte ed io volevo assolutamente lavorare in Italia dove il calcio è grande e bello: non potevo farmi sfuggire l'occasione, come vede il motivo è semplice, e questa e la verità». Vujadin Boskov è. tondo e tozzo, il volto rubizzo c la parlata dolce, misto curioso di italiano e spagnolo. Elegante, disponibile, un signore. Vive a Villa Pigna, sulla collina di Ascoli, con la moglie Elcna e un grosso cane di nome Pugh. Possiede un 'utilitaria, per andare al campo, e una Mercedes rosso fiamma che fa girare occhi e testa agli ascolani. Lo dicono gran conoscitore di calcio, e cosi è. Non è un caso che sia stato Italo Allodi a suggerire il suo nome a Rozzi. «Ai miei tempi, quando giocavo nella Sampdoria, 11 calcio italiano era individuale e difensivo. Ora è rapido e plastico, spettacolare: la tattica di difesa è stata superata dal collettivo. E' anche il mio calcio, .jerché lo non concepisco una squadra, neppure l'Ascoli, che giochi con una sola punta: questo ho imparato nella mia lunga carriera di allenatore... personaggio è ricco, una miniera di esperienze e ricordi. Ma basterà tutto questo per salvare l'Ascoli? «L'anno scorso la squadra si è piazzata a metà classifica. |>er la verità credevo fosse più forte. Ma in 9 partite ho fatto 7 punti, credo che la salvezza non sia un miraggio, a patto naturalmente che la fortuna non si dimentichi di noi. Col Torino, ad esemplo, meritavamo la vittoria anche se i granata nel secondo tempo mi sono piaciuti. Il Torino può puntare allo scudetto con Verona, Inter, Roma e Juventus. E Radice è il migliore allenatore in Italia con Trapattonl, Bagnoli e Borsellini». E Liedholm, l'ha forse dimenticato? «No. Liedholm è un buon tecnico, uno dei più bravi. Ma per essere davvero grandi, a livello mondiale intendo, bisogna aver vinto una coppa europea». Si può dare lesione di calcio anche stando in promneia. ad Ascoli, a lottare per traguardi minimi. E nei giudizi di Boskov, lo assicuriamo, non c'è ombra di presunzione. Lui a domanda risponde, e le parole sono sempre ricette di equili- brio e competenza. «Col Real Madrid persi una finale di Coppa Campioni, avversario il Liverpool. Studiai nel dettagli la partita, non credo di aver sbagliato tattica. Ma la notte non dormii, passeggiavo da solo pensando che avevo buttato l'occasione della vita. Per questo anch'io non sono un grande allenatore. I migliori sono stati Bill Shankly. che creò il Liverpool, e poi Hannes Weisweiler, che conosceva tutti i segreti della tattica, ed Helenio Herrera, che fu l'artefice primo delle splendide vittorie europee dell'Inter. L'allenatore, mi creda, ha ancora un ruolo molto importante nel calcio, anche nel calcio moderno». Ci spieghi bene il concetto, signor Boskov. Chi è oggi il bravo allenatore? «Un tempo contava la tecnica individuale, ora è cresciuta la parte psicologica perché il calcio è passato dai singoli al collettivo. E' nato il calcio di gruppo, e dunque è necessario un allenatore di gruppo. L'epoca di Helenio Herrera è finita: lui era un tiranno ed oggi c'è democrazia, tutto qui. Posso dare l'impressione di contraddirmi, ma non è cosi: stimo Herrera per quel che ha fatto, tuttavia sono dell'opinione che oggi i suol metodi non avrebbero valore. Mi piace citare una frase, per spiegare la mia concezione del calcio: il pallone è più veloce dell'uomo, però l'uomo non deve correre davanti al pallone, lo deve far correre. Ecco perché è grande Falcao. Ed ecco perché Platini si diverte e, fatalmente, diverte chi lo va a vedere. Il calcio in fondo è semplice, basta saperlo giocare. Anche l'equilibrio che c'è In campionato è buon segno: significa che c'è stato un progresso nella qualità1 del gioco. Che vinca il migliore. E che l'Ascoli si salvi». Carlo Coscia Vujadin Bosko\ spiega porche ha scello il calcio italiano