La cultura dello sperpero di Gianfranco Piazzesi

La cultura dello sperpero La cultura dello sperpero Quando parliamo del «caso Italia» si pensa anzitutto alla instabilità politica, alla mancanza di alternative di governo c alla democrazia bloccata. Altri record poco invidiabili sono i tassi di inflazione c di disoccupazione, l'economia sommersa, il lavoro nero c l'cvasi<. ne fiscale. Altre anomalie: le Br, la camorra, la mafia, l'anonimi ^equestri. Purtroppo, questo già lungo elenco di pustole e di eczemi che deturpano l'immagine del Bel Paese sembra destinato ad aumentare. Con mano ferma ieri sera il procuratore generale della Corte dei Conti ha sollevato altre bende, mostrando altre piaghe non meno repugnanti. Magari tutti gli italiani si erano accorti da un pezzo degli scempi edilizi, delle misure insufficienti con cui si fronteggiano le calamità naturali c del vandalismo di massa che rischia di deturpare quel poco che viene tutelato. Ma ora il procuratore ci ha fatto sapere che insieme ai vandali aumentano anche coloro che si danno da fare per impedire altri scempi, inviando proteste c ricorsi. La Corte dei Conti ha deciso di far.si carico di tutte le istanze della collettività contro il degrado dell'ambiente, e questa 6, senz'altro, una buona notizia. Ma l'ottimismo, giocoforza, resta contenuto. La questione ecologica si sovrappone infatti a un contenzioso già impressionante. Tutti protestano, non sempre a torto, dal momento che ben poco funziona. Passi per il «grave sialo di decadenza» di tanti beni appartenenti al demanio, e che nessuno si cura di restaurare. C'è ben altro. Sollevando per un istante l'occhio dai libri contabili il procuratore assiste esterrefatto alla «frantumazione di competenze» tra i vari ministeri, e alla litigiosità permanente che è alla base dei rapporti tra Stato ed enti locali. E, a proposito, se lo Stato è squinternato, in periferia la situazione è ancora peggiore. A parte gli sperperi e i «comportamenti criminosi», di stretta competenza della magistratura, il procuratore fa capire che nei migliore dei casi si deve parlare di gestioni allegre e disinvolte. Basta pensare alle Unità sanitarie locali, oggetto di una indignazione crescente, che produce proteste c denunce sempre più dettagliate. 11 procuratore non ha che sce¬ gliere: assenteismo in larga scala, vacanze all'estero spacciate per viaggi di studio, impianti sanitari costosi e mai utilizzati, assunzioni clientelari, appalti irregolari. Ma, al pari di qualunque organismo sul punto del collasso, anche lo Stato italiano è capace di generare i suoi anticorpi. Agli amministratori che sperperano (quando non rubano), lo Stato risponde con una burocrazia maestra nelle dilazioni e negli «slittamenti». Ai politici che continuano a sfornare cumuli di «leggine» c provvedimenti di spesa senza preoccuparsi della copertura, lo Stato reagisce con mucchi non meno imponenti di pratiche inevase. Anche lui vaso di eoecio, ma questa volta tra due montagne di scartoffic, il povero procuratore, insieme ai suoi valenti funzionari, l'anno appena concluso ha regolato duemila pratiche che riguardavano le pensioni civili. Gliene restano altre 18 mila. Un'inezia se si pensa al contenzioso militare: quattromila sentenze Gianfranco Piazzesi (Continua a pagina 2 In sesta colonna)

Luoghi citati: Italia