Caro Benigni, perché fa il comico? Per amare meglio ii mio pubblico

Caro Benigni, perché fa il comico? Per amare meglio ii mio pubblico L'attore all'Uni versi tà di Roma: una lezione come happening Caro Benigni, perché fa il comico? Per amare meglio ii mio pubblico ROMA — Per Hoberlo Benigni è stata uno vera festa incontrare l'altra sera gli studenti dell'Università di Roma nell'affollatissima aula magna dell'ateneo. Lo si è capilo fin dall'inizio: dall'espressione con cui si è goduto il lungo applauso di accoglienza, dal modo divertito con cui è andato a occupare il suo posto dietro la cattedra, tra Ferruccio Marlotti, direttore del Centro teatro Ateneo e Maurizio Grande, critico e studioso di teatro, dal gusto instancabile con cui ha risposto a tutte le domande, comprese quelle distratte, un po' scontate, magari ripetitive. Benigni, in giacca e pantaloni marroni, spezzati dal rosso del pullover e dai calzini a grosse losanghe colorate, è riuscito anche a spiegare qualcosa del suo mestiere: non solo battute quindi, ma anche lo sforzo di far capire da dove nasce la sua comicità, di cosa è fatta unimprovisazione e quanto è bello prendere in giro le parole, saperci giocare, saperle usare in senso trasgressivo. •Gesù è stato il primo a usare in questo modo le parole — ha detto il comico toscano —, lo faceva quando raccontava le parabole agli apostoli che altrimenti non avrebbero capito niente». ■L'improvvisazione è una cosa semplicissima, si va avanti e non ci si ferma mal fin quando non succede qualcosa». E per far capire meglio il concetto, Benigni si è fatto prestare dagli studenti poche parole a caso, prive di qualunque collegamento logico, subito messe insieme in un bre¬ vissimo e convincente esempio di tecnica improvvlsativa. «La tradizione vuole 1 comici tristi fuori dal palcoscenico — ha osservato l'attore — io invece mi diverto come un maiale e la cosa che mi place di più è riuscire, attraverso la comicità, a godere dell'affetto della gente». Tutta la prima parte dell'incontro è stata accompagnata dal rumoreggiare di un esercito di esclusi: moltissimi studenti, rimasti fuori dall'aula, sotto la pioggia, non volevano rinunciare all'occasione di interrogare Benigni: «Ho 1 Rolline Stones dietro di me», commentava l'attore laudando occhiate preoccupate alle sue spalle. Più tardi la situazione si è normalizzata, molti ragazzi sono entrati trovando posto per terra, le domande sono diventate sempre più disinvolte: «Benigni, quando sei con una donna, da che parti cominci?». «E' vero che stare sul palcoscenico aiuta a sfogare una grossa carica erotica?». «Con chi scapperesti su un'isola deserta?». E il papa? «MI fa un po' paura, mi sembra che sia uno con cui è un po' difficile ragionare». E Dio? «E' possibilissimo che esista, sicuramente, se c'è, ha tutti e sette 1 vizi capitali». Quali sono i suoi maestri, i punti di riferimento? «Stanilo e Olilo per la purezza, 1 fratelli Marx per la generosità, Buster Keaton per la sua scienza e poi Totò e De Filippo». Se dolesse ondare a cena con un uomo politico, chi sceglierebbe? «Credo che morirei di inedia». f. c. Roberto Benigni: Totò e De Filippo fra i suoi maestri

Persone citate: Benigni, Buster Keaton, De Filippo, Ferruccio Marlotti, Gesù, Marx, Maurizio Grande, Roberto Benigni

Luoghi citati: Roma