Battaglia italo-araba a Roma tra i progettisti della moschea

Battaglia italo-araba a Roma tra i progettisti della moschea Il ricorso dell'iracheno Mousawi rischia di bloccare i lavori Battaglia italo-araba a Roma tra i progettisti della moschea ROMA — L'idea la ebbe, nel 1973, re Feisal d'Arabia quando durante un suo soggiorno a Roma decise che nella capitale italiana dovesse sorgere una moschea per 1 numerosi musulmani residenti in Italia. Da allora, sono trascorsi circa dodici anni: fra polemiche e rinvìi, il tempio musulmano ha vissuto la cerimonia della prima pietra, solo un mese fa, l'undici dicembre scorso. Ora, una nuova grana, questa volta di carattere giudiziario, rischia di ritardare o addirittura bloccare la costruzione della moschea che sta per sorgere ai piedi di Monte Antenne, fra la via Olimpica e il quartiere Parlo11. A promuovere l'azione e a chiedere il sequestro del cantiere è un architetto, per giunta di religione musulmana, l'iracheno Saml Mousawi che nel lontano 1975 firmò Insieme al colleghi Italiani Portoghesi e Glgliottl 11 progetto vincitore del concorso internazionale che era stato indetto per la costruzione della moschea. Il costo, all'epoca, fu fissato in sessanta miliardi: oltre al tempio principale con un cupolone centrale e altri sedici cupoloni ricoperti di piombo, il progetto prevedeva un auditorium con 500 posti, un museo, una biblioteca islamica, una sala congressi, sale da esposizione, garage, ambulatorio, ostello per studenti arabi ed un vasto parco. Mousawi fu incaricato di eseguire tutte le decorazioni interne della moschea in modo che rispettassero la tradizione araba. Il contratto, fra l'altro, prevedeva che i due gruppi (quello costituito cioè dagli architetti italiani e l'altro rappresentato da Sami Mousawi) partecipassero in parti uguali sia nelle obbligazioni sia negli onorari, sino al completamento dei lavori. Anche se la responsabilità tecnica venne affidata, in ossequio alla legge italiana che prevede la firma di un professloni- sta italiano, all'architetto Giglioni. E. all'inizio, non ci furono problemi. Le prime questioni cominciarono a sorgere quando nel 1980 11 Tar del Lazio annullò la concessione edilizia rilasciata nel '79 dal Comune di Roma: 11 Centro islamico, in quell'occasione, recedette dal contratto stipulato con i tre professionisti. Gli architetti continuarono però a lavorare anche se, sostiene Mousawi nel suo ricorso, fu tenuto all'oscuro, nonostante 1 suol frequenti viaggi a Roma, delle decisioni che andavano via via maturando e che culminarono con Il rilascio da parte del Comune di Roma, il 17 giugno 1983, di una nuova licenza edilizia. In particolare, l'architetto iracheno lamenta che «fa parte superiore e solida della cupola centrale è stata sostituita nel progetto da gradoni circolari di vetro che gravemente pregiudicano la forma globale ed il significato di questo elemento essenziale nel disegno unitario del monumento*. E tutto ciò. naturalmente in contrasto con l'accordo sottoscritto fra gli architetti e perché tutto ciò reca *pregiudizio al suo onore e alla sua reputazione*. L'iniziativa del professionista arabo non poteva però non provocare reazlont, specialmente fra gli addetti ai lavori. Fra 1 responsabili del Centro islamico, per esemplo, c'è chi non nasconde preoccupazione e irritazione per questo nuovo intoppo che rischia di pregiudicare un lavoro di anni. Anche l'architetto Portoghesi si è detto meravigliato per la sortita del suo collega straniero: «Si tratta — ha dichiarato Portoghesi — di una cosa assolutamente pretestuosa poiché il progetto è uguale a quello firmato da Mousawi*. •Non è colpa nostra — ha aggiunto — se il centro islamico ha poi deciso di affidare la fase finale del progetto a me e all'architetto GigliottU. r. c.

Persone citate: Feisal D'arabia, Mousawi, Sami Mousawi

Luoghi citati: Comune Di Roma, Italia, Lazio, Roma