Missili, il «ni» del Belgio è una breccia nella Nato

Missili, il «ni» del Belgio è una breccia nella Nato OSSERVATORIO Missili, il «ni» del Belgio è una breccia nella Nato I belgi, ancora una volta, non hanno rispettato — secondo la Nato — il principio secondo cui «pacta sunt servando». Alla Casa Bianca, il premier democristiano Wilfricd Martcns, con uno slalom dialettico ammirevole, ha appena convinto il presidente Ronald Rcagan che il Belgio resta fedele all'impegno di accettare 48 Cruìsc atomici, ma che non può tenere fede alle promesse di dislocare il primo battaglione di 16 missili a raggio intermedio nella base di Florcnncs, il 15 marzo. Gli uomini politici europei, a differenza di quelli giapponesi, di raro compiono hara-kiri nel nome di un principio. La sopravvivenza politica, per loro, è un imperativo. E quella del governo di coalizione dc-libcrale non sarebbe garantita dall'arrivo immediato dei primi Cruise perche l'ala fiamminga della democrazia cristiana, come gran parte dell'opinione pubblica e l'opposizione socialista, non vuole queste armi. Inoltre, entro ("8 dicembre 1985, gli elettori belgi saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento e Martcns teme che il responso sarà negativo per il suo governo se avrà i missili in casa. Questa — in un certo senso — è anche la paura della Nato poiché, se i socialisti andassero al governo, i missili non sarebbero installati né adesso né mai. Meglio, quindi, rinviare alle fcalende bclghc», come si dice ormai alla Nato. Erano le due c trenta del pomeriggio del 12 dicembre 1979 quando i ministri degli Esteri c della Difesa dei quattordici Paesi della Nato (la Francia non era rappresentata) cominciarono l'esame del documento «IDD». Sulla parete centrale della sala numero 16 troneggiava la scritta «Animus in constitendo liber». Il Belgio era rappresentato dal ministro degli Esteri socialista Henry Simonct c sin dal primo momento fu chiara la riluttanza della sua delegazione a sottoscrivere la «doppia decisione» della Nato di installare i missili c di negoziare con i sovietici. Alla fine, la diversità della posizione belga, come di quella olandese, fu riconosciuta ufficialmente ;on annotazioni ai margini della decisione. 11 senso era :hc il Belgio non fissava airuna data per l'arrivo dei missili sul suo territorio. La Nato, tuttavia, vuole che tutti i 572 Pcrshing-2 c Cruise siano dislocati nei cinque Paesi prescelti entro la fine del 1987, il che comporta l'immediato piazzamento dei primi missili a Florcnncs, ove già si trova¬ no centinaia di militari della Usaf. Al ruolino di marcia «tecnico-militare» dell'Alleanza, il Belgio ora oppone un'arbitraria, ma non stravagante, scadenza «politica». Inevitabilmente, il malumore alla Nato è forte e qualcuno cita persino la frase di Trotskij: «Un allealo deve essere sorveglialo quanto un nemico». La riluttanza del Belgio ad avviare il dislocamento non potrà, secondo la Nato, che indebolire la posizione negoziale degli Stati Uniti a Ginevra. Nelle alte sfere politiche dell'Alleanza si crede inoltre che i timori elettorali di Martens siano infondati: in realtà, i governi dell'Italia, dell'Inghilterra e della Germania, che hanno già installato i primi missili, non sono stati affatto indeboliti, per cui il Belgio non avrebbe nulla da temere. I belgi cercano affannosamente una via di uscita onorevole al loro dilemma, ilanno anche pensato di accettare i missili ma di tenere in Germania le testate atomiche. L'idea non è piaciuta — ovviamente — ai tedeschi, agli alleati e neppure ai pacifisti che hanno fatto sapere di non volere vedere «né la testa né la coda» dei Cruise. La vicenda belga sugli euromissili ha, forse, un significato: i Paesi piccoli probabilmente non reggono più alla tensione e ai rischi del confronto Usa-Urss c tendono a ritirarsi. Le stesse medie potenze, all'Est come all'Ovest, stentano a restare in un egioco» che non possono controllare. La soluzione appare dunque quella di negoziare, negoziare «da qui all'eternità». Renato Troni Il premier belga Martens

Persone citate: Cruise, Henry Simonct, Martens, Renato Troni, Ronald Rcagan