Persone di Lietta Tornabuoni

Persone Persone di Lietta Tornabuoni L'identikit è uno strumento d'indagine oppure una forma d'arie «nai'vc»? Il dilemma è rinato cento volte davanti a quei disegni faticati e come congelati, a quel segno scolastico meravigliosamente capace di esprimere la massima anonimità e assenza di vita; ma l'identikit del possibile attentatore o informatore dell'esplosione sul rapido Napoli-Milano con i suoi poveri morti, è un caso speciale. Subito dopo la tragedia, arriva il primo identikit: un uomo giovane, con la barba corta c gli occhiali, la faccia quadra. Due giorni dopo viene già smentito, no, niente, non vale, non è lui, e viene fornito il secondo identikit: un uomo giovane, con la barba corta e gli occhiali, quasi identico al primo salvo la faccia più triangolare. Passano altri due giorni, altra smentita, no, niente, non vale, non è lui, ecco l'autentico identikit: ed è quello d'un paltò. Per la prima volta nella storia poliziesca, s'inaugura l'identikit d'un uomo visto di spalle, di schiena, da dietro, insomma il ritratto d'un cappotto e di un basco forse colpevoli, certo ricercati. Trovata fantastica, ma provvisoria. Presto risulta che no, niente, non vale, ed ecco il quarto, vero identikit: un uomo giovane, con la barba corta c gli occhiali, la faccia triangolare. Quasi identico ai primi due, ma con un tocco in più: stavolta ha pure (e si capisce) «lo sguardo spento», come di uno che sia molto stanco. Torino La crisi della giunta di Torino può suscitare anche reazioni primitive, ingenue, prepolitiche o (a scella) postpolitiche. Anche a conoscere benissimo moventi, implicazioni, equilibri, pretesti, interessi, tentativi in campo nazionale eccetera, resta che la faccenda non è cosi semplice. Non è che cade una giunta e se ne fa un'altra No, c'è un partito di larga maggioranza relativa che viene esautorato. Avesse pure governato male, non è questo che coalizza le opposizioni c muove l'attacco: sono invece motivi puramente elettorali, è la volontà di mettere fuori il pei, prima delle elezioni amministrative, da quel Comune, per diverse ragioni tanto utile durante le campagne elettorali. E* un meccanismo ben noto, usato cento volte. Capita dappertutto, è appena capitato alla de in Sardegna: c succede pure a Torino. Anche ad avere la più grande fiducia in democristiani c repubblicani, resta difficile crederli quando annunciano entusiasti «un nuovo corso politico», «un forte rilancio politico e programmatico»: a tre mesi dalle elezioni? Ma andiamo. Anche a nutrire l'atteggiamento più critico verso l'azione della giunta Novelli e verso il dibattito interno dei comunisti, resta difficile non supporre che un episodio così estraneo alla politica vera e così tipicamente politicante, cosi segnato da piccoli interessi partitici c da conflitti di categoria, di posti, di soldi, abbia soprattutto due effetti: cancellare in nome del patriottismo ogni dibattito all'interno del pc torinese, spingere gli elettori comunisti all'adesione più patriottica e acritica. Leone Riccco Mauro Leone, il brioso figlio dell'ex presidente della Repubblica, all'epoca principe quasi onnipotente del Quirinale e accompagnatore del padre nei viaggi di Stato all'estero. Dopo anni di oscurità seguiti alla caduta paterna, alle forzate dimissioni del Presidente nel 1973. adesso Mauro Leone pare reinscrirsi nelle istituzioni, rientrare nel giro delle Presidenze: il suo nome è il più citato tra quelli dei candidati democristiani alla presidenza dell'Ente cinema, alla successione dell'annoso commissario straordinario Gastone Favero. Per quale competenza, non si sa: a meno che non lo qualifichi il fatto d'avere sempre frequentato volentieri le attrici c d'essere cognato della sorella di Ornella Muti. Cultura Tutti seri, davanti ai microfoni televisivi sindaci e ministri riconoscono mestamente: «Eh, sì, è vero, bisogna confessarlo: noi italiani non abbiamo una cultura del freddo». Al di là delle scemenze campanilistiche più datate, s'è visto in questi giorni che maltempo eccezionale produce danni eccezionali e che disservizi, fragilità strutturali, incertezza di decisioni non caratterizzano Roma né Milano, ma l'Italia; e s'è pure rivelato un abuso della parola «cultura». Perché va bene usare il termine «cultura» nel senso più estensivo, ma non sarà un po' ridicolo citare la «cultura del freddo» come la «cultura della Regione Lazio», la «cultura del bacio» o la «cultura delle Timberland»? Non sarà un po' consolatorio, assolutorio, dirsi compunti e rassegnati che l'Italia non possiede la «cultura del freddo», anziché registrare che troppe cose non funzionano? Identikit forma d'arte

Persone citate: Gastone Favero, Leone Riccco, Mauro Leone, Ornella Muti