Un testimone ha visto gli assassini dei giovane diplomatico di Tripoli
Un testimone ha visto gli assassini dei giovane diplomatico di Tripoli La «faida libica» ha provocato a Roma e in Italia dodici morti in cinque anni Un testimone ha visto gli assassini dei giovane diplomatico di Tripoli DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA - Indagini difficili per l'assassinio di Magkjun Farg, il trentunenne responsabile dell'ufficio stampa dell'ambasciata Ubica, ucciso domenica mattina alle otto mentre usciva dalla propria abitazione. Le direzioni nelle quali si stanno muovendo polizia e carabinieri sono essenzialmente due: quella delle organizazlonl mediorientali, seguaci dell'iman Moussa Sadr, misteriosamente scomparso qualche anno fa durante un viaggio da Tripoli a Roma, e l'altra costituita dagli oppositori in esilio del regime di Gheddafl, la cui organizzazione centrale pare abbia sede a Londra. In ogni caso l'inchiesta, come altre in passato, si presenta complicata per le implicazioni internazionali delia vicenda. Due sole, c di marginale importanza, le novità che le Indagini hanno registrato a più di 24 ore di distanza dall'agguato: gli attentatori sarebbero stati due, e non uno come detto in un primo momento; dei sette colpi sparati dal killer solo uno, quello all'altezza del cuore, sarebbe stato mortale, gli altri proiettili avrebbero leso parù non vitali. Un i)o' poco, in effetti, per poter risalire a responsa¬ bilità precise di gruppi o organizzazioni che, specie negli ultimi tempi, si sono moltiplicate considerevolmente nel mondo Internazionale del terrorismo. Poche informazioni, dunque, che si sono potute raccogliere grazie anche alla testimonianza di una persona che avrebbe visto due giovani dalle sembianze mediorientali agire sotto l'abitazione della vittima, nel quartiere di Pietralata. Farg, che da pochi mesi aveva ricevuto l'incarico di tenere 1 contatti con la stampa per conto della Repubblica popolare libica, aveva avuto più di una minaccia negli ultimi tempi. Ma non aveva preso altre precauzioni, se non quella di circolare armato. Il giovane diplomatico, infatti, ha risposto al fuoco del killer e, stando sempre alla testimonianza resa da un cittadino alla polizia, pare abbia anche ferito il killer. Le indagini, per questo, si stanno muovendo anche in direzioni più precise, sebbene sviluppi concreti non potranno essere raggiunti — asslcura- no gli inquirenti — in breve tempo. La rivendicazione effettuata a Londra dal gruppo «Al boulkan» (Il vulcano), l'organizzazione dei nemici di Gheddaf i responsabile anche dell'assassinio avvenuto nel gennaio scorso sempre a Roma dell'ambasciatore libico El Tajgazy, viene tenuta in seria considerazione. Potrà servire per risalire forse al mandanti dell'assassinio di Pietralata, ma non certamente al due killer. Al di là degli attentatori, comunque, ci si chiede chi si nasconda dietro la sigla «Il vulcano» e per quale motivo, soprattutto, abbiano scelto l'Italia, cosi come altri gruppi di terroristi, per regolare i loro conti. Solo negli ultimi cinque anni, sin da quando cioè ebbe inizio, la «faida libica» ha già provocato dodici vittimine. Fu proprio Gheddafi, in quell'anno, a lanciare una vera e propria crociata, attraverso i «comitati rivoluzionari» contro i fuorusciti libici in Europa. L'ultimo nemico del colonnello ad essere assassinato è stato, nel settembre scorso, un commerciante, Mahmed Khomsl, strangolato in una pensione di via Cavour. Prima di lui, nel 1980, furono uccisi altri quattro cittadini libici. Un altro venne assassinato, sempre nello stesso anno, a Milano. Gli omicidi non cessarono: sia a Roma, sia In altre città italiane l'attività dei «comitati rivoluzionari» portò a segno altri colpi con altri attentati e altri morti. Oggi, invece, pare sia la volta degli oppositori del regime che a Londra pare siano riusciti a riunirsi in un'organizzazione e a rilanciare la sfida terroristica. Il luogo di scontro, però, non è mutato: rimane sempre l'Italia, e Roma in particolare, divenuta da anni il crocevia dei servizi segreti di diversi Paesi (specie mediterranei) e del terrorismo internazionale. -Nove diplomatici stranieri negli ultimi anni — ha rilevato Ieri 11 vicesegretario liberale Battistuzzl —. A questi si aggiungono le spedizioni punitive contro cittadini stranieri a Roma. Nella '•apitale si è creato un centro r< emozionale del terrorismo che colpisce impunemente. C'è da chiedersi che cosa si stia facendo, mentre si polemizza sui servizi segreti e sulle collusioni internazionali, per controllare questo traffico delta criminalità-.
Persone citate: Gheddafi, Moussa Sadr
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