Proposta per sociologi di Luigi Firpo

Proposta per sociologi Cattivi Pensieri Proposta per sociologi di Luigi Firpo Molti indizi rivelano che la cultura della sinistra attraversa un periodo di crisi, dovuta in parte alla caduta di certi miti e, in parte anche maggiore, alla celerità delle trasformazioni sociali in atto. A mio avviso, gioverebbe a far luce una scria analisi delle strutture reali e della dinamica delle classi sociali. Dal momento in cui il marxismo ha posto l'accento sul carattere costitutivo della differenza di classe e ha cercato di ridurre l'essenza della storia a lotte di classi, e diventato di primario inte- ' resse guardare «dentro» le classi (quali? quante?), smontarne, per cosi dire, i meccanismi. Dopo il fallimento della Rivoluzione francese sul terreno dell'eguaglianza economica e con l'addensarsi urbano delle masse dei diseredati tra i minacciosi ingranaggi dell'industria nascente, nel momento, cioè, in cui la democrazia libertaria sembrava schiacciata dal connubio tra capitalismo e Restaurazione, è spiegabile che Marx facesse propria una visione statica delle classi, quasi una stratificazione pietrificata della società in ceti di oppressori a loro volta oppressi, tutti prementi sull'ultimo: quello del proletariato senza speranza. Una visione statica delle classi additò allora al filantropo appassionato una sola via di riscatto: quella radicale della rivoluzione. In realtà, questa visione ha il carattere proprio di un'istantanea, che è quello di fermare per sempre un'immagine in movimento. Una visione «cinematografica» mostrerebbe invece l'aggregalo sociale come un pulviscolo mosso da un rimescolio tumultuoso, con correnti ascensionali o di ricaduta, che l'agonismo delle società post-industriali tende ad accelerare, mentre l'acquiescenza passiva, gli ostacoli naturali, la stessa difesa corporativa dei privilegi settoriali vi introducono altrettanti fattori di immobilismo o almeno di rallentamento. Ciò significa che l'ampiezza delle sperequazioni è più o meno rilevante anche in funzione della mobilità sociale o, per introdurre un termine inverso, della «vischiosità sociale». Mentre si discute se una società egua- litaria sia compatibile con un residuo di libertà, oppure si identifica sbrigativamente il livellamento con la giustizia, sembra per contro legittimo affermare che una società, quanto e più fluida, tanto più e giusta. Il punto da approfondire c perciò quello della mobilità di classe, che è poi una generalizzazione del vecchio tema, caro a Mosca c a Pareto, della formazione e del ricambio delle éliles. Ma la visione elitaria privilegiata deve allargarsi a tutte le classi (e alle innumerevoli sottoclassi) con possibilità di giungere a un modello di società senza classi ma non egualitaria, cioè dotata del massimo indice di fluidità nel ricambio, ossia con vischiosità zero. Quali sono le possibilità medie reali, per i singoli individui nati entro una detcrminata classe, di uscirne e di immettersi in classi superiori? E quali sono invece le loro probabilità di caduta a livelli inferiori? Si tratta di individuare e definire quantitativamente le possibilità di promozione o di scadimento, col relativo indice di fluidità, c di fare altrettanto per le remore stabilizzanti (indice di vischiosità), non senza considerare queste ultime, entro certi limiti, anche come opportuni freni di caduta, cioè difese ritardatici del decadimento sociale. Sarebbero perciò da analizzare le incidenze dei di¬ versi «mali» sociali che determinano il declassamento (intelligenza scarsa, malattie croniche, abulia, vizio, droga ecc. ecc.), cioè le motivazioni delle varie perdite di status, non senza confrontarle di continuo con le difese «ingiuste» (privilegio, favoritismo, disonestà impunita, connivenza). E, per contro, andrebbero considerati i fattori di ascesa più efficienti nei diversi aggregati umani, dallo spirito di iniziativa, operosità, probità, cultura, amore del rischio calcolato, sino all'opportunismo, servilismo, assenza di scrupoli, associazione per delinquere, prostituzione fisica e morale, e via discorrendo. In conclusione, e senza voler proporre una concezione totalmente deterministica del divenire sociale, sembra giunto il momento di acquisire una visione meno arcaica e immobilistica, più vicina al pulsare della vita reale, delle forze che operano nella stratificazione della società e nella dinamica delle classi. Mi rendo conto del fatto che questo approccio porge il fianco al sospetto di intenzioni reazionarie. Sono rischi che bisogna correre, se si vuol giungere ad un'analisi del mondo operaio, che rompa vecchi schemi retorici c si adegui alla realtà odierna. Il concetto di lotta di classe è obsoleto e il mondo moderno sembra sempre più lacerato da conflitti tra gruppi corporativi interclassisti in lotta contro tutti gli altri. La ricerca in questione sarebbe inoltre un momento di quella difficile opera di dissoluzione delle ideologie, che rappresentano immagini semplificate (o velleitarismi semplificanti) di un mondo che vediamo farsi di giorno in giorno sempre più complesso e ingovernabile. La caduta dei valori tradizionali, la massa affluente di informazioni tanto numerose quanto incontrollabili, l'ondata di irrazionalismo emotivo che le masse portano con sé irrompendo sul piano della storia, sono altrettanti fattori di insicurezza e di sconcerto. Compito urgente di una nuova cultura sembra ancora una volta quello di dissipare i retorici luoghi comuni, di dissolvere i mostri sacri, di ritrovare le umili strade della pazienza analitica e dell'inflessibile ragione.

Persone citate: Cattivi Pensieri, Marx

Luoghi citati: Mosca, Pareto