Che caro il mio borgo! f

Che caro il mio borgo! f RICORDI DELLA VECCHIA TORINO Che caro il mio borgo! f Chi passa In questi giorni in corso San Maurizio può notare cartelli bianchi e rossi applicati su pali della segnaletica. Dicono ■ Vanchiglia e Vanchiglietta quartiere denuelearisisato: E' questa una curiosa iniziativa di un borgo che, come abbiamo già detto, sta scrivendo la sua storia da riproporre In una mostra a primavera. Che significa? I rappresentanti del quartiere spiegano che si tratta di una presa di posizione, una specie di misura cautelativa degli abitanti della zona contro centrali o fabbriche che possano inquinare la limpida aria che si torna a respirare oggi In riva al Po. Forse è inconscia rivincita contro un passato che nell'indagine collettiva In corso sta rivelando anche le sue magagne di antico «Borg dal fum». Quell'appellativo 11 quartiere se lo tirò addosso con il sorgere della nuova civiltà industriale quando, alla fine dell' Ottocento, officine, fonderie e carrozzerie lo punteggiarono di ciminiere. Ma le radici dell'.inquinamento- affondano più lontano. Lo storico Stefano Ajani ricorda che prima del Murazzi al fondo di corso San Maurizio esisteva infatti il famigerato borgo del Moschino, regno di mosche e moscerini apportatori di malattie. La regione era abitata da pescatori (via Pescatori si chiamava appunto l'attuale via Matteo Pescatore), lavan¬ dai e dai componenti la «Coca del Moschin- guidata da un certo barone Torquato Bertoglio in combutta con la • Coca del Gamber* di via Bertola. Sempre in riva al Po vi erano il cimitero ebraico c lo scolo delle acque provenienti dai macelli di Porta Palazzo che, raccolte in due vasche, essiccavano al sole per trasformarsi in concime. Inaugurato (1829) il nuovo cimitero monumentale finanziato dal marchese Tancredi di Barolo, marito della generosa patrona della parrocchia di Santa Giulia, nel 1872 il Comune decise 11 risanamento. Costò 470 mila lire per le demolizioni, 310 per le costruzioni di cui 240 per i soli Murazzi forniti, lungo 11 fiume, di locali con aperture ad arco da affittare a lavanderie e tintorie che avevano bisogno di acqua corrente. Cominciava cosi a delincarsi la fisionomia del nuovo sobborgo destinato a riempirsi di officine e di ciminiere mentre, come dice l'Ajani, si allontanavano sempre più dal centro 1 prati e 1 boschi, quasi ultima propaggine del leggendario Regio Parco, 11 giardino di delizie e di caccia voluto da Emanuele Filiberto da cui Torquato Tasso, ospite a Torino del Savola, aveva tratto ispirazione per il suo giardino di Armida, v. sin. ti polite che portava al Moschino in un quadro del Rclloflo

Persone citate: Ajani, Borg, Della Vecchia, Emanuele Filiberto, Moschin, Stefano Ajani, Torquato Bertoglio, Torquato Tasso

Luoghi citati: Barolo, Torino