Forando: ecco perché diressi l'agguato contro Tartaglione

Forando: ecco perché diressi l'agguato contro Tartaglione Concluso l'interrogatorio della dissociata, lunedì parla Morucci Forando: ecco perché diressi l'agguato contro Tartaglione «Quando si è in un ingranaggio, è praticamente impossibile sottrarsi a certi momenti di guerra» DALLA REDAZIONE ROMANA UOMA — Adriana Faranda ha concluso ieri la sua lunga deposizione davanti ai giudici della corte d'assise d'appello che stanno riesaminando le responsabilità dei brigatisti rossi coinvolti nella vicenda rli Aldo Moro e nel delitti compiuti dall'organizzazione a Roma. Da lunedi il suo posi o sulla pedana sarà preso da Valerio Morucci, atteso ad una verifica non meno difficile di quella che ha impegnato la sua compagna in queste ultime udienze: tentare di convincere la corte che la sua dissociazione dalla lotta armata e la sua conseguente collaborazione con la giustizia debbono evitargli 11 carcere a vita, che gli fu inflitto in primo grado. Per entrambi, comunque, anche quella di oggi sarà una giornata di attesa: in Cassazione, infatti, si discute la sentenza con la quale nel febbraio di tre anni fa la corto d'appello di Roma inflisse ai due ..dissidenti» della Br cinque anni di carcere per la del enzlone delle armi e degli esplosivi trovati nell'appartamento in viale Giulio Cesare, elove furono arrestati, Ancora una volta, ieri, la Fara^Tda s'è dovuta difendere dalle contestazioni degli avvocati di parte civile tese a dimostrare le presunte contraddizioni esistenti nella sua posizione processuale. Più volte, ad esempio, l'avvocato dello Stato Enzo Clardulli ha messo in dubbio la reale volontà dell'imputata di abbandonare il «partito armato» dopo l'eccidio di via Fani, dal (inalo ella ha sostenuto di essere rimasta sconvolta. Come spiegare allora, ha fatto notare il penalista, il fatto che, sei mesi dopo quella strage, e precisamente nell'ottobre del 1978. la Faranda diresse personalmente l'azione che portò all'omicidio del giudice Girolamo Tartaglione, ed anzi fece essa stessa la telefonata di rivendicazione del delitto? •Sono costretta a ripetere — ha dichiarato l'imputata — che è necessario capire certe cose... Chi si pone in una situazione che comporta l'uso della violenza deve necessariamente relativizzare il valore assoluto della vita umana. All'interno di quest'ottica, poi, è ovvio che ci sono sempre del dubbi politici sull'opportunità o meno di uccidere, ma deve essere chiaro die, finché si è dentro l'ingranaggio, non è facile, anzi è praticamente impossibile, sottrarsi a certi momenti di guerra». Durante l'udienza, la Faranda è stata messa a confronto con l'unico «pentito» presente Ieri in aula, l'ex steward dell'Amalia Carlo Brogi. Lo spunto l'ha dato il contrasto sorto tra le dichiarazioni dell'imputata e quelle di Brogl a proposito della data d'ingresso nell'organizzazione eversiva di una comune amica, Norma Andrlani, condannata a 17 anni in primo grado. Una circostanza rlle- vante poiché proprio su questi due o tre mesi (giugno '78 per Brogi, settembre per la Faranda) si giocano le sorti processuali di quell'imputata, anche lei «dissociata». Si trattava, infatti, di accertare se l'Andrlani abbia o no partecipato alle «inchieste» preparatorie per l'attentato contro il giudice Tartaglione; ma il confronto è servito a ben poco visto che ognuno, come di solito accade in questi casi, è rimasto sulle proprie posizioni. Da segnalare, comunque, che la Faranda, in questa occasione ed in via del tutto eccezionale, abbia derogato a quel principio, che pur aveva dato più volte per insuperabile, di non rispondere a domande su nomi di ex compagni d'avventura o su fatti riguardanti altri coimputati.

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