Capolavori di cinque secoli al Lingotto di Angelo Dragone
Capolavori di cinque secoli al Lingotto DA OGGI A TORINO CENTODIECI OPERE DA BERLINO EST Capolavori di cinque secoli al Lingotto TORINO — Una trentina di disegni e acquerelli antichi possono sembrare poca cosa. Ma anche un frammento, qual è la testa d'un San Cristoforo dipinta da Lucas Cranach il Vecchio nel primo Cinquecento, potrebbe emblematicamente bastare per dire tutto d'una mostra come quella che OUnter Schade, direttore del Musei statali di Berlino Est, e la signora Helga Weissgaber, direttrice del Oablnetto disegni e stampe, hanno ordinato al Lingotto, quasi per dar spessore storico-culturale alla rassegna «t/n incontro con la Repubblica Democratica Tedesca, arte, scienza, società* che, a trentacinque anni dalla sua fondazione, vuole illustrarne, «per campione», 1 più diversi aspetti della vita. La mostra, che s'inaugura oggi, comprende un'essenzia¬ le carrellata sull'arte tedesca tra '800 e '900, oltre a una selezione di 164 capolavori della celebre manifattura di Meissen (che con i suoi quasi tre secoli di attività è giustamente considerata una delle capitali europee della porcellana). A Torino — dove fin dal 1954 venne allestita una fin qui insuperata esposizione dell'Espressionismo tedesco e i suol sviluppi — l'ottantina di dipinti, incisioni e sculture oggi proposta non aggiungerà molto a quanto già noto della cultura figurativa tedesca dell'ultimo secolo (tanto meno a ridosso dell'ampia mostra da poco ospitata a Milano). Due, tuttavia, possono essere 1 pregi della nuova rassegna, nonostante ci si possa intanto rammaricare d' una certa frammentarietà e di qualche scivolata d'ala sulla qualità o l'epoca «tarda» di alcune opere rispetto ai periodi che dovrebbero illustrare, a parte le sviste d'una traduzione a orecchio inquinante il catalogo (Akt diviene atto anziché nudo): incolpevoli gli organizzatori tedeschi al pari dell'editore (Daniela Piazza, Torino), ma non cosi la corriva concezione della cultura da parte del locali organismi promotori. Son cose che non agevolano certo la «dicitura» d'una vicenda ch'ebbe i suol momenti di forza soprattutto nei due gruppi Die Brùcke (1905-13) e Der blaue Reiter (1911-14) e pia tardi nell'implacabile senso di denuncia proprio della Nuova Oggettività (dal 1923-24) come reazione alla miseria morale e sociale della Germania postbellica. Lo si vede bene nel breve avvio offerto dall'Impressionismo tedesco rappresentato nel suol massimi interpreti, Ltebermann. Corlnth, Slevogt, e iuinrM nel begli acquerelli di E. Heckel e nel medianico profilo della Testa di donna di Nolde; nella forza cromatica e nell'asimmetria formale della Ragazza verde (1914-15) di SchmldtRottluff come nelle Nature morte di Jawlensky (1910) e di Felnlnger (1915), nella famosa Piazza parigina (1925) di Kokoschka e nel disegni di Grosz. Importante è tuttavia scoprire in mostra alcuni nomi meno noti: da Hegenbarth, autore d'una vigorosa Testa di donna, o da Wolfran Schubert a Lea e Hans Orundig, compreso Albert Weisgaber, caduto in guerra nel 1915 e ricordato alla Biennale di Venezia (dove aveva già esposto nel *9) nella memorabile retrospettiva tedesca ordinata da Hans Posse nel '22, e ancora nel'24. CI si accorge come tutti contribuiscano a documentare in maniera eloquente sino a che punto, negli Anni 30, fossero ormai diffuse nella Germania degli artisti quella sensibilità e quel¬ la coscienza destinate a fare di loro dei tempestivi «resistenti» nei confronti dell' esplosione nel nazifascismo e gli antesignani d'una più aperta visione sociale, alla maniera d'una Kate Kollwltz, d'un Barlach o del più narrativo Heinrich Zille, berlinese di elezione. E ciò senza voler sottolineare, come talora qui sembra si faccia, i valori illustrativi d'una iconografia del sociale. L'altro aspetto positivo è dato dal filo del discorso proprio della mostra e del suoi disegni cinquecenteschi con l'espressionismo che potè già caratterizzare, per esempio, buona parte della produzione di Cranach 11 Vecchio, come il San Cristoforo di strepitosa bellezza, prima del gradevole naturalismo in cui si tradusse il più tardo suo manierismo. Ed è lo stesso che affiora anche nel DUrer della Donna con la morte che le regge lo strascico. Immagine esistenziale avanti lettera, ma che potrebbe esprimere lo spirito tedesco d'ogni tempo, e quella sua cultura sempre giocata tra la vita e la morte: nell'efficienza militaresca dì Federico di Prussia, come nella ricchezza visionaria del barocco bavarese, nella sua grande tradizione musicale come nell'alta tensione morale che può misurarsi anche da Goethe a Thomas Mann e oltre. Angelo Dragone Cranach il Vecchio: «Testa di San Cristoforo» (particolare)
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