Botteghe Oscure sul caso Torino « Fatto personale/ non politico » di Ezio Mauro

Botteghe Oscure sul caso Torino « Fatto personale/ non politico » A disagio il vertice comunista che ora attende le scelte del psi Botteghe Oscure sul caso Torino « Fatto personale/ non politico » E segretario Natta: «Non ho avuto tempo di occuparmene, dunque non posso e non voglio fare commenti» ROMA — .Come viviamo qui alle Botteghe Oscure questa brutta storia torinese? E' presto detto: pensiamo che sia una faccenda poco chiara. Molto poco chiara. Con pazienza, crediamo che il tempo la chiarirà, facendo luce su ciò che adesso è oscuro», dice Gavino Angius, l'uomo chiamato da Enrico Berlinguer nella segreteria nazionale del pel, a guidare quella sezione «problemi del partito, che si occupa dei casi interni più difficili e più scottanti. Da tre giorni sul tavolo di Angius è finito il caso-Torino. Un dossier fatto di articoli di giornale, molti Interrogativi, un corsivo dell'«Unita» durissimo contro i socialisti accusati di aver «gestito, tutta l'operazione, e un sacco di appunti di lunghi colloqui telefonici tra Roma e Torino, per scoprire 1 contorni di una vicenda che ha colto in contropiede tutto il pei. Per primo, appena è scoppiato l'«affare», il segretario del pei torinese, Piero Passino, ha chiamato al telefono proprio Angius. mentre Ugo Pecchioli — che si trovava a Torino per altre ragioni — ha informato direttamente il segretario del partito, Natta. Poi con Fassino hanno parlato un po' tutti i membri della segreteria, soprattutto Minteci (che continua a seguire passo passo da Roma le vicende del pei piemontese, di cui è stato anni fa segretario) ma anche Occhetto, Zangheri, Tortorella. Un interesse e un'attenzione che confermano la sorpresa e 11 disorientamento del pel. 11 vertice del partito, secondo quanto assicurano i membri della segreteria, non ha tenuto riunioni specifiche sul caso-Torino. Ma 1 dirigenti torinesi che hanno incarichi di lavoro alle Botteghe Oscure (come Lucio Libertini, responsabile per i problemi della casa, e Renzo Gianotti, ex segretario del pel torinese e oggi responsabile per i problemi della pace) sono stati consultati in colloqui informali, per avere informazioni, pareri, valutazioni. Dopo lo sbandamento del primo giorno di fronte a una vicenda del tutto Imprevista, si è deciso un abbozzo di strategia: per ora il caso non viene «montato» a livello nazionale e la polemica resta contenuta — ci è stato spiegato — in attesa delle scelte, in qualche modo decisive per 11 futuro della giunta torinese, che il psi compirà lunedi sera. Lo sforzo delle Botte¬ ghe Oscure, dunque, è quello di presentare l'affare RussoCerabona come un fatto locale, municipalistico, con motivazioni personali più che politiche. 'Non ho ancora avuto tempo di occuparmene, di veder bene cosa è successo, di assumere informazioni dettagliate — ci ha detto ieri mattina il segretario del pel, Alessandro Natta —. Per il momento dunque non posso e non voglio fare commenti su ciò che sta succedendo a Torino». L'unica eccezione a questa strategia dell'«understatement», è il corsivo apparso Ieri sull'.Unità., a pagina 6, dove si accusa apertamente 11 dirigente socialista Giusi La Ganga di aver «pesti to» le dimissioni di Russo e Cerabona, scegliendo 'tempi, modi e motivazioni addotte dai due». Un corsivo, dicono in privato 1 dirigenti comunisti, che vuole da un Iato suonare da .avvertimento» al psi, mentre dall'altro lato si propone di smontare l'accusa di chiusura al dibattito e di conservatorismo rivolta al pei dai due dissidenti. «Credo proprio che il centralismo democratico non c'entri nulla — dtee Angius —. Se ci fossero state motivazioni serie di questo tipo, i problemi si sarebbero potuti affrontare e risolvere. Invece sia Russo, sia Cerabona hanno rifiutato la discussione. Ecco perché parlo di vicenda poco chiara». .Non sono in gioco né il centralismo né le vicende amministrative di Torino — aggiunge Adalberto Minuccl, membro della segreteria nazionale del pel —. E' un fatto personale, limitato a due persone, sema giustificazioni politiche e soprattutto senza conseguenze nel consenso del pei a Torino. I problemi della città sono ben altri, e non potranno essere scambiali con i problemi di Russo e Cerabona». Ma quali sono le vere dimensioni di questo improvviso disagio comunista, esploso su una platea di risonanza nazionale come quella di Torino? Sincere o no che siano,, le motivazioni dei due dissidenti non hanno finora trovato nemmeno una risposta. Qualche deputato del pei, alla buvette di Montecitorio, invita i cronisti a ricercare cause e antefatti nella battaglia e poi nella sconfitta del gruppo .amenci oli a no» torinese, che si è via via sfrangiato, perdendo prima Giuliano Ferrara, poi Giancarlo Quagliottl quindi Renzo Gianotti, ora 1 due amministratori. E' una domanda che si è sentito rivolgere anche Lucio Libertini, In questi giorni in cui ha fatto la spola tra la sua stanza alle Botteghe Oscure e gli uffici della segreteria. .Per favore — ha risposta Libertini — non scomodiamo Amendola. Questa è una triste operazione di bassa cucina preelettorale, facilitata da altre operazioni sottobanco. Piuttosto, può essere intesa come una ritorsione per il passaggio al pei di un senatore socialista. E la lezione da trarne, in entrambi i casi, è che forse quando si passa da un partito ad un altro, sarebbe meglio dimettersi dagli incarichi pubblici, e trasferirsi da semplici iscritti». Ezio Mauro

Luoghi citati: Roma, Torino