Le colombe di gennaio di Frane Barbieri
Le colombe di gennaio Che cosa è cambiato al Cremlino Le colombe di gennaio A Ginevra, ad un cerio punto, uno dei due si è trovato di fronte alla scelta: prendere o lasciare? Tutto indica che sia stato Gromyko; nel compromesso si riscontrano, per così dire, più clementi «americani». Kissingcr sostiene che in un accordo i vantaggi devono essere equivalenti. Finora, non sono risultati mai tali. L'Urss ha saputo trarre più vantaggi dai processi distensivi, allargando le sue zone di influenza e potenziando addirittura gli armamenti. E' stato Rcagan, forse per primo, ad accorgersene, imponendo a Mosca la scelta di una duplice sfida. Che cosa ha potuto provocare il brusco ritorno del Politbjuro al dialogo? La scomparsa di Ustinov, la rimozione di Ogarkov, la nomina di Sokolov possono essere riflessi della svolta, ma difficilmente ne spiegano le cause. Dopo avere visto l'accenno al sorriso sulla cupa faccia di Gromyko, l'interpretazione non sembra trovarsi nemmeno nella tesi che vuole la colomba Cernenko vincente sul suo ministro fai' co. Gromyko si identificava nell'avanzata come si identifi ca nel ripiegamento. La svolta è del Politbjuro, rimangono da identificarne i motivi. Il primo parte dagli stessi che avevano provocato quattro anni fa le sue scelte. Si trattava di dare alla strategia dura di Rcagan una risposta ancora più dura, per dimostrare che le superpotenze sono due e tali devono rimanere. Nessuno al Cremlino poteva prevedere che dalla sfida gli Usa sarebbero emersi ancora più potenti, economicamente e militarmente. Anzi, l'ideologia consigliava di sfruttare il momento di debolezza strutturale del capitalismo, mentre il pragmatismo politico lasciava prospettare una spaccatura nelle suture atlantiche fra europei e americani. I calcoli del Politbjuro si sono rivelali in gran parte sbagliati. L'Occidente 6 uscito dalla prova più compatto: gli europei possono affiancare le iniziative dell'Urss, per la naturale vocazione continentale, in condizioni distensive, non nelle tensioni. La Russia più vicina non al prezzo di un'America più lontana. La tensione ha scoperto invece inquietudini sconosciute fra gli alleati sovietici. Gli Usa, poi, sul piano strategico hanno non solo risposto all'installazione degli euromissili, cosa che Mosca aveva escluso, contando sull'effetto del suo ultimatum ginevrino e sulla resistenza degli europei, ma hanno portato la competizione più lontano, negli spazi sconosciuti. La ripresa dovuta alla reaganomics ha rivelato anche che gli Usa sono in grado di compiere quel passo, mentre la recessione andropoviana e ccrnenkiana ha indicato che la strategia sovietica non può seguire quel ritmo senza asfissiare l'economia, c di conseguenza gli stessi progetti strategici. La contraddizione fondamentale dell'eu¬ forie fu rico periodo di Andropov appunto quella di abbinare la sfida militare alla riforma economica. La seconda richiede un respiro che la prima non poteva concederle, e tanto meno Rcagan. A questo punto, il ritorno alla distensione riaccende la possibilità di perseguire gli stessi obicttivi finora mancati: nella trattativa sui livelli di armamenti, gli europei non si identificheranno rigidamente nelle quote e nei progetti americani, in primo luogo per quanto concerne il territorio continentale e l'espansione nello spazio. Le porte per un condizionamento degli europei si dischiudono, non solo in senso politico e strategico, ma in primo luogo economico. Anche se Washington persisterà negli embargo, nessuna ragione superiore potrà più contenere la corsa della fabbrica Europa verso le risorse e i mercati del suo retroterra naturale. Di qui il calcolo del Cremlino di poter sopperire alla contraddizione esistente fra strategia e economia, congelando magari i vantaggi strategici e acquistando il respiro per la ristrutturazione dell'economia. Come punto finale viene l'aspirazione di poter riprendere le iniziative e il primato nel processo distensivo, indicare nella dura trattativa, un'altra volta, negli Usa la parte refrattaria verso la pace. Sarebbe fuorviarne ricercare se in un simile contesto abbiano prevalso al Cremlino i fal- chi o le colombe. Essere falco o colomba a Mosca non è la stessa cosa che esserlo a Washington. Basti osservare che negli Usa il cosiddetto complesso militar-industriale funziona da veicolo dell'espansione produttiva generale. Gli effetti del suo progresso tecnologico si riversano subito su tutta l'economia, senza frenarla, né privarla delle risorse. Nell'economia a compartimenti stagni, com'è quella dell'Urss, gli armamenti asfissiano la base produttiva. Per la prima volta, forse, non solo l'economia non regge il peso della corazza militare, ma anche il cittadino risente l'eccesso dei sacrifici. Colombe o falchi, se ne renderanno conto anche i militari. Non è un nonsenso sostenere che i marescialli e i generali s'annoverano oggi anche fra i riformisti alla ricerca di un respiro interno e internazionale. Di fronte a un Rcagan che tiene per certi versi sotto sua ipoteca sia la tensione sia la distensione, Cernenko ha recuperato in un aspetto. Con la proverbiale abilità scacchistica dei sovietici c riuscito a riportare i pezzi alle posizioni di partenza, trasformando in patta una partita fortemente compromessa. Frane Barbieri
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