Progettare il 2000 di Mario Deaglio
Progettare il 2000 L'AZIENDA-ITALIA SI CONSOLIDA Progettare il 2000 L'85 s'è iniziato con un netto mutamento di condizioni oggettive La stretta dell'emergenza sembra ormai definitivamente allentata Il 1985 è iniziato per la nostra economia con un netto mutamento di condizioni oggettive. A seguito del pronunciato rientro dall'inflazione, la stretta dell'emergenza appare ormai definitivamente allentata. Per conseguenza, l'arco temporale entro il quale ci dobbiamo muovere non è più quello, limitato e affannoso, dei mesi, bensì quello, meno concitato, ma certo non per questo meno impegnativo, degli anni. L'apparente consolidarsi di una sia pur striminzita ripresa, significa che i nostri problemi si consolidano: il rischio non è più quello che esplodano, bensì quello che incancreniscano. Lo spettro del degrado si è sostituito alla paura del collasso. Questo cambiamento oggettivo sta determinando un mutamento soggettivo, ossia un nuovo modo di pensare all'economia del Paese. Sta rinascendo la percezione della necessità di guardare al di là della semplice sopravvivenza, sta rispuntando il gusto di pensare al domani in termini propositivi e operativi. Non ci si limita più, in altre parole, a domandarsi quali malanni potranno pioverci addosso nel futuro; ci si interroga, invece, su ciò che il Paese deve fare per plasmare questo futuro. Ci si potrebbe illudere che, a seguito di tale mutato atteggiamento, sia necessario ritirare la programmazione fuori dalla soffitta della storia, dove è stata relegata senza troppe cerimonie quasi quindici anni fa. In realtà, la nuova situazione richiede metodi totalmente nuovi per affrontare i problemi e questi metodi possono essere considerati, in un certo senso, l'opposto di quelli che hanno caratterizzato l'esperienza programmatoria. 1 teorici della programma-1 zione, infatti, amavano quasi sempre porre alla base dei loro discorsi la «coerenza delle cifre», il che significa muoversi in un quadro strutturale c istituzionale assestato. La quadratura delle cifre tra loro rischia troppo spesso di celare una mancanza di quadratura tra le cifre ste«se e la realtà, specie se questa realtà, come succede oggi, sta subendo trasformazioni profondissime. Non dimentichiamo che la programmazione fu sconfitta dalla rivincita del reale su una razionalità imposta dal di fuori: l'evasione fiscale e il lavoro nero la trasformarono progressivamente, secondo una felice espressione, in un libro dei sogni. Oggi economisti e politici devono proprio partire dai sogni. Paradossalmente risultano tanto più efficaci nella loro azione, quanto più provano a sognare, quanto più danno importanza a possibili obicttivi futuri invece che a vincoli presenti. Con un procedimento che è all'opposto di quello tradizionalmente seguito dai programmatori, occorre prendere le mosse non già dal conto sparagnino del poco che l'Italia sembra potersi permettere in base alle cifre attuali dell'economia, bensì dall'analisi che ciò che l'Italia può e deve realizzare per svilupparsi come entità economica autonoma non troppo distanziata dal gruppo di testa dei Paesi avanzati. Stabilito ciò che si vuole raggiungere, si possono individuare i mutamenti strutturali e ìc risorse indispensabili | per tradurre questi obiettjviìn realtà. Un simile procedimento relega in secondo piano la politica economica, intesa come semplice governo del sistema, rispetto alla politica industriale, la quale appunto deve fornire i mezzi per rimodellare il sistema. La prima è soltanto una tattica, sia pure indispensabile per maniere la rotta; la seconda e strategia e proprio della strategia non si può fare a meno se si vuole avere una rotta. E' appunto il recupero della dimensione strategica che deve caratterizzare il governo dell'economia italiana nella situazione attuale. Non si può continuare in eterno a parlare soltanto di cassa integrazione, di punti di scala mobile, del cambio del dollaro della prossima settimana o del deficit pubblico del prossimo anno. Occorre fissare l'attenzione sulle .^grandi scelte in materia -tner«ticarsui-nodt-fcome-l'inefficienza dei trasporti, delle dogane, della scuola) che frenano lo slancio produttivo, sui settori verso i quali indirizzare le risorse nazionali, sulle strutture necessarie per incanalare il risparmio verso impieghi produttivi, sulle arce geografiche più adatte alla nostra penetrazione commerciale. Sta quindi diventando non solo legittimo, ma addirittura doveroso per il governo e per tutto il mondo 'politico, domandarsi che cosa potrà succedere nelle scadenze lunghe: forse il primo requisito perché il Paese possa veramente avere un futuro è di provare ad immaginarne uno e di fare il possibile per realizzarlo. Mario Deaglio
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